Formazione professionale, rischia di sfumare il prepensionamento - QdS

Formazione professionale, rischia di sfumare il prepensionamento

Michele Giuliano

Formazione professionale, rischia di sfumare il prepensionamento

martedì 13 Gennaio 2015

Nota del ministero dell’Economia: stop all’utilizzo dei fondi del Piano giovani, “non rientra nelle sue finalità”. Se dovesse saltare la manovra si potrebbero concretizzare nuovamente i licenziamenti

PALERMO – Sfuma il piano di prepensionamento pensato dal governo regionale per “alleggerire” il settore della formazione? Sembra proprio di sì anche se per il momento c’è solo un tam tam di voci che si accavallano e che si smentiscono l’una con l’altra. Pare però che il ministero dell’Economia abbia esternato delle perplessità rispetto all’intenzione del governo regionale di utilizzare parte dei fondi del Piano giovani per attuare per l’appunto il prepensionamento di circa 400 lavoratori nei vari enti siciliani. Attraverso la missiva, inviata al Dipartimento regionale della Formazione professionale, il ministero lascia intendere che la misura sembra non rientrare nelle finalità del “Piano giovani”.
 
Riguardo proprio a questo piano si infiammano intanto le polemiche: “è vergognoso che dopo due anni si discuta di prepensionamenti nella formazione professionale per alleggerire il settore. A causa di ritardi ed incapacità amministrativa, questo governo regionale perde l’occasione di far fuoriuscire i primi 400 operatori” sostiene Giovanni Lo Sciuto, esponente del Nuovo centrodestra democratico all’Ars e componente della Commissione Cultura e Lavoro. “Continuiamo a registrare – sostiene l’esponente Alfaniano all’Ars – l’irresponsabilità di questo governo nel guidare la Sicilia e l’incapacità a gestire le risorse già assegnate all’esecutivo dell’ex presidente Raffaele Lombardo nel 2012”.
C’è una certa preoccupazione per i lavoratori di questo settore perché ancora vi è una incertezza assoluta sul loro futuro: “Anche la proposta di legge dell’ex assessore Nelli Scilabra – precisa Lo Sciuto – non fa altro che precarizzare 8 mila operatori del settore e non si capisce attraverso quali fondi si dovrà tutelare il personale privo di ente, sospeso o licenziato”.
L’abbassamento del costo standard da 129 a 117 euro alla fine si è rivelato fatale per gli enti. Ed è venuta fuori anche la realtà della situazione: quanto promesso dal governo regionale, e cioè che tutti i posti di lavoro sarebbero stati garantiti, si è rivelata una bufala. Tutto confermato dalla stessa giunta siciliana che ha emanato nelle scorse settimane la direttiva sull’organizzazione della III annualità relativa proprio all’Avviso 20: “Gli esuberi dovranno essere calcolati su base provinciale”. Quindi viene dato per scontato che i licenziamenti ci saranno. Ora resta da capire quanti saranno mandati a casa: tutto dipenderà per l’appunto da quanto persone si riusciranno a far uscire “volontariamente” dal settore, per l’appunto attraverso i prepensionamenti o con gli esodi incentivati.
 


Un’idea che ha le sue origini nel governo Lombardo
 
Il piano ha incluso anche l’eventuale ricorso a contratti di solidarietà con la riduzione di retribuzioni e orario di lavoro per un lasso di tempo definito all’interno dei vari enti in parte definanziati. Da un po’ di tempo il governo regionale sta operando una serie di tagli che hanno già comportato molti licenziamenti o mobilità. Si è passati dai 280 milioni in media stanziati negli anni passati ai previsti 150 di quest’anno. “In questi anni sono state innegabili – ha sottolineato il presidente della Regione Rosario Crocetta – le difficoltà legate alla riforma alle complessità di questo mondo e alle inchieste. In futuro l’agenzia unica risolverà questi problemi. è chiaro che la formazione non potrà costare 280 milioni di euro”.
In realtà questa del prepensionamento era un’idea che già era maturata qualche anno fa, senza essere mai stata concretizzata, dall’allora governo regionale di Raffaele Lombardo.

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