Bonifiche dei siti inquinati, spesi soltanto gli spiccioli - QdS

Bonifiche dei siti inquinati, spesi soltanto gli spiccioli

Rosario Battiato

Bonifiche dei siti inquinati, spesi soltanto gli spiccioli

martedì 20 Gennaio 2015

In Sicilia previsto oltre un miliardo per ripulire i siti inquinati, spesi soltanto gli spiccioli e le aree sono ancora contaminate. A fine dicembre l’accusa di associazioni e M5S, nei giorni scorsi la denuncia del ministro Galletti

PALERMO – Nei giorni scorsi la versione online del Corriere della Sera, edizione di Brescia, ha elencato il quadro dei fondi stanziati per le bonifiche nei vari siti italiani, lamentando la poca disponibilità accordata ad alcuni siti lombardi per avviare le operazioni di ripristino dei luoghi.
 
Non è molto diversa la situazione siciliana che, a fronte di un finanziamento complessivo da circa un miliardo per i quattro siti di interesse nazionale isolani (308 milioni quelli effettivi), si trova ancora all’anno zero anche per i ritardi dovuti alla macchina burocratica regionale.
Incrociando i dati del ministero dell’Ambiente con quelli di Federambiente e Legambiente scopriamo che in Sicilia sono stati stanziati centinaia di milioni di euro di fondi statali nel corso degli anni: 774 per Priolo, anche se poi soltanto 106 milioni erano nell’immediata disponibilità di spesa, 127 per Gela, 55 per Milazzo e 20 per Biancavilla. Sulla carta la Sicilia sarebbe una delle regioni più finanziate d’Italia, peccato che in realtà lo stato reale delle bonifiche sia ancora all’anno zero.
L’ultimo quadro è stato realizzato dai tecnici dell’Arpa Sicilia nell’ultimo annuario dei dati ambientali della fine dello scorso anno. Lo stato di avanzamento delle attività negli interventi di bonifica relativi all’anno 2013 per aree (un’analisi che però non distingue tra inquinamento del suolo e delle acque) vede Gela, Sin istituito con legge 426/98 per una perimetrazione da 4.563 ettari a mare e 795 a terra, con 6 piani di caratterizzazione approvati, 20 indagini di caratterizzazione, 2 progetti definitivi approvati e 25 bonifiche completate; Priolo, sito che lo stesso riferimento normativo del centro nisseno per oltre 10mila ettari a mare e 5.815 ettari a terra di perimetro, con 6 piani di caratterizzazione approvati, 12 indagini di caratterizzazione, 20 progetti definitivi approvati e zero bonifiche completate; Biancavilla, istituto con dm 468/01 per 330 ettari a terra, con un’area sottoposta all’indagine di caratterizzazione e un progetto definitivo approvato, e quindi Milazzo, istituito con la legge 266/05 per 2.190 ettari a mare e 549 ettari a terra, con 20 piani di caratterizzazione approvati, 14 indagini di caratterizzazione e 6 progetti definitivi approvati. 
Che fine hanno fatto questi fondi? Alla fine di dicembre un rapporto redatto da diverse associazioni, con l’unica firma politica del M5S, ha calcolato in oltre 70 milioni di euro il buco dei fondi stanziati e scomparsi per Siracusa, Gela e la Valle del Mela.
Del sito aretuseo, in particolare, hanno parlato il sottosegretario Silvia Velo, verso la metà di dicembre, e il ministro Gian Luca Galletti, la scorsa settimana.Il riferimento corre all’accordo di programma quadro del 2008 (Interventi di riqualificazione ambientali funzionali alla reindustrializzazione e infrastrutturazione delle aree comprese nel sito di interesse nazionale di Priolo), integrato successivamente nel 2009, che aveva previsto un fabbisogno finanziario da 774 milioni di euro di cui 106 milioni coperti con risorse immediatamente disponibili.
Ad oggi, dati del ministero, risultano spesi circa 3,7 milioni di euro mentre resta ancora congelato l’aggiornamento di quel protocollo che è stato definito come accordo di programma quadro “rafforzato” che prevede uno stanziamento da 82 milioni di euro, che però restano congelati in attesa che la Regione fornisca “il testo di accordo con le schede intervento richieste dal ministero dell’Ambiente e dal ministero dello Sviluppo economico”. A Roma aspettano ormai da diversi mesi.

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