Pratiche scorrette di e-commerce, arriva l'intervento dell'Antitrust - QdS

Pratiche scorrette di e-commerce, arriva l’intervento dell’Antitrust

Emiliano Zappala

Pratiche scorrette di e-commerce, arriva l’intervento dell’Antitrust

sabato 30 Maggio 2015

Mancata consegna dei prodotti, assenza di diritti e informazioni fuorvianti

CATANIA – Provvedimenti e sanzioni dall’Antitrust ai danni di alcune aziende impegnate nell’e-commerce. Mancata consegna dei prodotti, ostacoli all’esercizio dei diritti contrattuali, informazioni fuorvianti sulla disponibilità di quanto acquistato. Sono questi i problemi incontrati dai consumatori che hanno fatto acquisti online su alcuni siti che, dopo la denuncia, sono finiti sotto i riflettori dell’Autorità. Sono scattati così tre provvedimenti. Le disfunzioni e pratiche scorrette nell’e-commerce comportano un grave danno per consumatori e acquirenti che sono pertanto autorizzati a procedere contro le società che agiscono scorrettamente.
Nei casi delle imprese sanzionate sono arrivate all’Autorità decine e decine di segnalazioni di consumatori, riguardanti contratti di vendita online conclusi a partire dal 2014, nelle quali vengono lamentati sia il mancato ricevimento dei prodotti sia il mancato rimborso del prezzo pagato a fronte della mancata consegna dei prodotti. In uno dei tre casi, quello di Mgm, l’Autorità ha deciso una sanzione complessiva di 125 mila euro. Ma è andata bene all’azienda. È andata molto peggio in altri due casi, quelli di Zion smart shop e Mercato dell’affare, per le quali l’Antitrust ha disposto addirittura la sospensione dell’attività.
Nel provvedimento la stessa Autorità ha sottolineato come: “l’ingannevolezza delle informazioni diffuse dal professionista circa la disponibilità dei prodotti e i tempi di consegna sia attestata dalle numerose segnalazioni. Queste mostrano chiaramente il non rispetto dei termini stipulati con i consumatori stessi al momento dell’ordine, ma anche il mancato rispetto del termine di trenta giorni, previsto dall’articolo 61 del Codice del consumo”. Inoltre si evidenzia che “spesso le aziende non avevano la disponibilità dei beni offerti on line ed erano pienamente consapevoli di non essere in grado di adempiere alle obbligazioni assunte”. A questo si aggiunge infine la difficoltà dei consumatori a mettersi in contatto con l’azienda e a ricevere “informazioni veritiere circa le concrete prospettive di consegna dei beni acquistati, ovvero di rimborso del prezzo pagato”.
Sono tutte pratiche assolutamente illecite che possono essere facilmente provate e scoperte. Per questo motivo il consumatore ha l’obbligo di procedere legalmente contro le aziende che utilizzano tali atteggiamenti. Rivendicare i propri diritti è il primo passo per eliminare il problema. Sbagliare è consentito ma non quando lo si fa in mala fede.

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