Iniziativa promossa dalla Fondazione Frisone, l’Università di Catania, il Cnr e il Comune di Melilli. In particolare lo studio centra gli effetti al genoma e la riproduttività maschile
SIRACUSA – Si tratta di verificare quale impatto può avere l’inquinamento ambientale, di “aree dichiarate ad elevato rischio di crisi ambientale”, sulla funzione riproduttiva maschile e sull’integrità del genoma gametico, sfruttando le potenzialità della ricerca scientifica per tutelare le condizioni di vita dei cittadini residenti.
Il progetto è stato illustrato a Catania, presso il Palazzo centrale dell’Università, da Rosario Giancarlo D’Agata, ordinario di Endocrinologia, da Margherita Ferrante, associato di Igiene, e da Francesco Porto, direttore del Dipartimento di Fisica e Astronomia, in rappresentanza dell’Ateneo. Il triangolo industriale Augusta – Priolo – Melilli è considerato, come detto prima, “area ad elevato rischio di crisi ambientale” fin dal 1990, per l’elevata presenza di contaminanti tossici ambientali, provocata da scarichi ed emissioni industriali. Tali contaminanti determinano evidentemente un impatto sulla salute degli abitanti della zona.
L’analisi riguarderà soprattutto l’apparato riproduttivo maschile e si occuperà di segnalare alle autorità competenti eventuali danni causati dall’ambiente sul Dna della popolazione residente (genotossicità ambientale).
In prima battuta verranno presi in esame un certo numero di volontari abitanti a Melilli che si presteranno a prelievi di sangue e liquido seminale per valutarne la presenza, e dunque la concentrazione, di eventuali metalli pesanti,quali piombo, arsenico, mercurio e cadmio, oltre ad idrocarburi aromatici (quali benzene, toluene e xileni) e pcb (policlorobifenili) presenti nell’aria e che l’organismo è in grado di concentrare, per bioaccumulo, correlando i risultati con la qualità del liquido seminale. Successivamente si passerà a volontari residenti ad Augusta e Priolo. I risultati dei campioni raccolti verranno confrontati con quelli di abitanti di un’altra città dell’isola, non esposta a tossicità ambientale e forniranno dati importanti sui livelli di esposizione e quantità di accumulo, dati che permetteranno di stabilire se le cattive condizioni ambientali del polo industriale hanno determinato un calo della fertilità di questi abitanti ed altri danni importanti sul Dna.
“Questa ricerca” – ha dichiarato D’Agata – “ci consentirà di stabilire con certezza se le condizioni nell’area analizzata possono effettivamente incidere negativamente sulla salute dell’uomo. Il nuovo progetto di ricerca darà quindi risposte e permetterà di acquisire conoscenze su questi aspetti di grande interesse e impatto sociale e politico, evitando che l’ambiente diventi un determinante importante di alcune patologie organiche sensibili ai contaminanti ambientali”. “In questa stessa area” – prosegue D’Agata – “era purtroppo già stato segnalato un aumento dell’incidenza di alcuni tipi di tumore e di malformazioni del tratto urogenitale maschile come l’ipospadia. E questo, insieme ai dati provenienti dal monitoraggio dell’inquinamento, ci ha spinto ad avviare questa nuova indagine”.
Margherita Ferrante ha messo in rilievo “l’importanza di fare chiarezza sulla reale pericolosità di un agglomerato industriale, in una zona ristretta come quella del Comune di Melilli, affinché si possano dare alla popolazione gli strumenti necessari per diventare attrice e promotrice della propria salute”.