Lentezza della Regione uccide la Sicilia - QdS

Lentezza della Regione uccide la Sicilia

Carlo Alberto Tregua

Lentezza della Regione uccide la Sicilia

martedì 24 Gennaio 2017

Politica e burocrazia anti-sviluppo

Perfavore non vi seccate se siamo costretti a tornare e ritornare sulla causa principale del dilagante degrado della nostra amata Sicilia, che vorremmo risalisse dagli ultimi posti della classifica delle 272 regioni europee.
La colpa più esasperante della Regione siciliana è la lentezza dei suoi processi decisionali che durano anni anziché giorni, con la conseguenza che il teatrino della politica è alimentato da annunci, controannunci, smentite, variazioni di posizioni, palleggiamento di responsabilità fra Presidente della Regione e deputati regionali, fra assessori e dirigenti regionali, fra Regione ed enti locali e via enumerando.
Nessuno decide, nessuno ha gli attributi mentali idonei ad assumere responsabilità ed a fare. Ecco, è il fare che manca totalmente al massimo Ente istituzionale della Sicilia. Mentre eccelle nel non fare: questa è la malattia inguaribile ed inguarita che sta rovinando i siciliani.

Non solo c’è il danno, conseguente al fermo di tutte le attività economiche, ma si aggiunge la beffa della povertà che si estende a macchia d’olio nella popolazione. Sempre più numerosi i siciliani indigenti che non riescono a coniugare il pranzo con la cena, una marea di disoccupati soprattutto giovani, decine di migliaia di Partite Iva che chiudono, artigiani e piccoli imprenditori in continua sofferenza perché il mercato non funziona e le attività economiche sono sempre più in discesa.
La fotografia che descriviamo non sembri catastrofica ma è sicuramente drammatica, anche se non seria, perché tutti gli attori della vicenda agiscono come i protagonisti nella commedia di Feydeau quando uscivano ed entravano dalle stanze, creando equivoci esilaranti.
Ma nel nostro caso, non possiamo né ridere, né sorridere. Ci sarebbe da piangere, ma noi siamo positivi e vogliamo pensare alle soluzioni rispetto ai gravi problemi citati. Soluzioni che abbiamo più volte elencato, che però i responsabili istituzionali non sanno o non sono capaci di mettere in campo per attuarli.
Le classi politica e burocratica siciliane continuano a degradare e non consentono di vedere la luce in fondo al tunnel.
 

Le soluzioni sono: bilancio regionale nel quale si prevedano uscite per investimenti di almeno un terzo, cioè pari a circa 5 miliardi. Ovviamente, le uscite correnti andrebbero contratte non tanto eliminando servizi essenziali ai cittadini, ma l’enorme quantità di sprechi, nonché il trasferimento di personale inutile dal pubblico al privato. Come sarebbe possibile tale trasferimento? La risposta è semplice. Attivando i cantieri per opere pubbliche in modo da costituire riserva per tale personale.
Nel dramma indicato vi è un fattore positivo: i soldi ci sono, miliardi e miliardi disponibili per finanziare appalti, investimenti pubblici e privati, opere di ogni tipo.
Il paradosso fra la disponibilità finanziaria e la mancata spesa fa emergere l’elemento che abbiamo accennato all’inizio: la lentezza dei processi decisionali ed attuativi, sia da parte del ceto politico che di quello burocratico, una lentezza che, paradosso nel paradosso, si è rallentata sempre di più in questi quattro anni della XVI Legislatura.

Alla Regione vi sono centinaia di bravissimi dirigenti e migliaia di bravissimi dipendenti. Basterebbe valorizzarli e affidare loro incarichi di responsabilità. Ma vi sono le tossine di quell’altra parte di dirigenti e dipendenti, abituati a fare i propri conti, a occuparsi delle questioni personali e degli amici che, in combutta con gli esponenti politici, bloccano la capacità e la buona volontà dei loro colleghi.
Quest’ultimi, mettendo a profitto le proprie capacità, saprebbero come far ricominciare a girare la ruota dell’economia che produce la preziosa occupazione.
Ci dispiace dover essere ripetitivi, ma un medico che si occupa di un malato cronico non può che dargli le stesse medicine, pur pensando anche a forme di cura innovative. La metafora è evidente, i richiami al codice etico sono costanti, la disperazione emerge nel certificare la sordità di chi dovrebbe operare nell’interesse di tutti.
La lentezza di politica e burocrazia soffoca la Sicilia ma a forza di soffocare si può morire. E questo va evitato a tutti i costi. Come? Ci pensino i #CittadiniPerBene!

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