Ingv, sperimentata sull'Etna nuova tecnica di osservazione - QdS

Ingv, sperimentata sull’Etna nuova tecnica di osservazione

redazione

Ingv, sperimentata sull’Etna nuova tecnica di osservazione

giovedì 30 Marzo 2017

Messo a punto un sistema con due telecamere ad alta velocità e ad alta risoluzione. “Per la prima volta determinata traiettoria e velocità dei prodotti emessi”

CATANIA – Un sistema di due telecamere ad alta velocità e ad alta risoluzione, sincronizzate per studiare le eruzioni esplosive di vulcani come l’Etna e lo Stromboli: lo ha messo a punto il gruppo di ricerca del Laboratorio “Alte pressioni alte yemperature” di Geofisica e Vulcanologia sperimentali (Hpht) dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
La tecnica, descritta sulla rivista Geophisycs, Geochemistry, Geosystems e sul Journal of Geophycal Research, permette di valutazione in modo più preciso la pericolosità vulcanica. L’Etna è stato il banco di prova della nuova tecnica, insieme allo Stromboli e ai vulcani di Hawaii, Vanuatu e Indonesia, nell’ambito della collaborazione pluriennale dell’ingv con il Servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs), l’Università di Hawaii e quella di Monaco di Baviera.
I dati raccolti hanno permesso di “proporre un nuovo schema generale per classificare l’attività esplosiva a carattere stromboliano”, ha osservato il responsabile del laboratorio Hpht dell’Ingv, Piergiorgio Scarlato.
La recente eruzione esplosiva dell’Etna, ha proseguito, “ha messo nuovamente in evidenza l’importanza di approfondire gli studi su questi fenomeni e di sviluppare tecniche osservative che consentano di raccogliere ogni informazione utile per la ricerca e il monitoraggio in questo ambito”.
L’analisi delle immagini, ha detto ancora Scarlato, “ha permesso per la prima volta di determinare con precisione le traiettorie seguite dai prodotti emessi, la loro velocità e altri parametri aerodinamici fondamentali per modellare i processi eruttivi e l’area di dispersione dei prodotti attorno al cratere di emissione”.
Grazie alla nuova tecnica, ha concluso il ricercatore, ora è “possibile misurare con precisione parametri eruttivi come la velocità di emissione dei prodotti piroclastici, il flusso di massa e le caratteristiche di dispersione dei prodotti nell’area circostante il cratere”.

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