Depurazione, in Sicilia 75 Comuni senza impianti - QdS

Depurazione, in Sicilia 75 Comuni senza impianti

Rosario Battiato

Depurazione, in Sicilia 75 Comuni senza impianti

venerdì 30 Marzo 2018

Istat: quelli siciliani rappresentano un quarto degli enti italiani senza trattamento delle acque reflue. La Sicilia conferma il peggior dato regionale: risanato meno del 50% del carico 

PALERMO – In Italia più di 9 comuni su 10 (95,7%, pari a 7.705) si avvalgono del servizio di depurazione delle acque reflue urbane. Il dato cala drasticamente se osserviamo le prestazioni registrate in molte zone del Paese, tra cui la Sicilia, dove ci sono 75 comuni senza depurazione (12,9% della popolazione regionale), cioè circa un quarto del totale nazionale dei comuni senza questo servizio (342 per 1,4 milioni di abitanti), dove quindi i reflui non sono collettati in impianti pubblici in esercizio.
 
Tra Sicilia (75), Calabria (57), e Campania (55) si trovano più della metà dei comuni nazionali senza depurazione (187 su 342). Numeri che arrivano dall’ultimo focus sull’acqua dell’Istat, presentato nelle scorse settimane con dati aggiornati al 2015.
Andando ad analizzare il dato in termini di abitanti equivalenti, si scopre che “complessivamente quasi due terzi (62,6%) dei carichi inquinanti di origine civile e industriale (in termini di abitanti equivalenti) è sottoposto a un trattamento di depurazione attraverso servizi idrici pubblici”. In linea di massima in tutte le ripartizioni territoriali più della metà del potenziale generato (Abitanti equivalenti totali urbani – Aetu) è depurato.
 
Facendo riferimento alle varie ripartizioni territoriali, il maggior tasso di depurazione si “registra nel Nord-ovest, dove è trattato il 68,2% di tutto il carico potenzialmente generabile all’interno della propria ripartizione”. Dall’altra parte della classifica si trova, invece, il sistema depurativo delle Isole, che arriva a superare di poco il 50%, mentre il Sud si prende la seconda piazza nazionale con il 65,2%. Fanno peggio il Centro (60,1%) e il Nord-est (61%).
 
Tra le Regioni, come ampiamente prevedibile, si registrano situazioni molto differenti. Le più efficienti sono provincia autonoma di Bolzano, Valle d’Aosta, Liguria, Piemonte e Molise che realizzano le percentuali maggiori, rispettivamente 99,8%, 76,4%, 75,2%, 74,4% e 72,1%. Dall’altra parte della barricata si trova la Sicilia, che registra il peggior dato nazionale in termini di incidenza percentuale sui carichi complessivi generati con il 48,3%. Appena meglio le Marche con il 49,8%.
 
Risultati che non stupiscono, dal momento che la Sicilia è coinvolta in tre procedure di infrazione: la 2009_2034 che è già in sentenza di condanna (causa C-85/13), coinvolti 5 agglomerati isolani, e la 2014/2059, allo stato di “parere motivato”, che riguarda gli agglomerati con più di 2mila abitanti. In quest’ultimo caso ci sono 175 agglomerati isolani su un totale di 758 a livello nazionale. Alla fine di febbraio, inoltre, la Corte Ue ha annunciato di aver avviato una causa per sanzionare l’Italia in riferimento agli inadempimenti nel trattamento e nello scarico delle acque reflue: coinvolti, stando all’aggiornamento del dicembre 2016, una cinquantina di agglomerati isolani. La richiesta è arrivata dalla Commissione Ue che ha chiesto di agire per “persistente inadempimento dell’Italia in materia di trattamento e scarico delle acque reflue urbane e industriali”.
 
L’attenzione è rivolta all’apertura dei cantieri che vede il commissario nazionale Enrico Rolle, dopo la parentesi del commissariamento regionale, in azione per avviare 94 interventi su 51 agglomerati isolani e convincere così Bruxelles che si sta procedendo a passo spedito per recuperare il tempo perso.

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