Aleotti assolti, indagini dal 1980 - QdS

Aleotti assolti, indagini dal 1980

Carlo Alberto Tregua

Aleotti assolti, indagini dal 1980

venerdì 07 Dicembre 2018

Raffronto fra accuse e risultati

L’assoluzione da parte della Corte d’Appello di Firenze di Lucia e Alberto Giovanni Aleotti – proprietari e già presidente e vicepresidente della Menarini, multinazionale farmaceutica con fatturato di miliardi di euro l’anno e diciassettemila dipendenti – è clamorosa perché ha ribaltato la precedente sentenza del Tribunale di Firenze che aveva condannato i due rispettivamente a dieci anni e sei mesi, e sette anni e sei mesi di reclusione.
La Corte ha anche assolto Massimiliana Landini, vedova del cavaleier Alberto Sergio Aleotti, storico patron della Menarini.
I giudici hanno scagionato gli imputati dall’accusa di una presunta truffa contro il Servizio sanitario nazionale, a partire dagli anni ‘80 e fino al 2010, per avere gonfiato i prezzi dei farmaci a spese dei pazienti che pagavano più del dovuto.
Il danno allo Stato si sarebbe aggirato intorno agli 860 milioni, ma cautelativamente la Procura di Firenze aveva ottenuto un sequestro per equivalente pari a 1,2 miliardi, ovviamente poi dissequestrati.
 
La notizia dell’assoluzione è relegata a pagina 29 del Corriere della Sera e in altre pagine secondarie dei quotidiani e, invece, doveva essere riportata con la stessa evidenza e nelle stesse pagine in cui a suo tempo fu pubblicata la notizia dell’accusa e della successiva condanna in primo grado.
Fatti di questo genere fanno aumentare la fiducia nell’Autorità giudiziaria, la quale nelle sue diverse articolazioni, alla fine, approda alla verità.
Dispiace, però, che la grancassa mediatica abbia battuto a forti toni la prima parte del processo mentre oggi, che con la seconda parte si è ribaltata la situazione, abbia messo la sordina.
La differenza fra le due fasi della vicenda appena raccontata dovrebbe indurre le Procure ad una maggiore prudenza, soprattutto sul piano della comunicazione, per evitare che avvengano queste discrasie.
Nei processi, l’impianto accusatorio della Procura basato su indizi, il successivo probabile avallo del Giudice delle indagini preliminari ed il rinvio degli imputati a processo, costituiscono una delle parti più delicate della Giustizia.
 
Ecco, dunque, la necessità di una cautela prima di procedere a formulare accuse da un canto, e prima di rinviare a giudizio, dall’altro.
Forse i Giudici per le indagini preliminari dovrebbero entrare molto nel merito delle proposte delle Procure, formarsi un proprio convincimento ed emettere un’ordinanza autonoma rispetto a quella dell’Accusa, anche come deflazione ai processi.
Infatti, quando questi si risolvono con l’assoluzione degli imputati, di fatto hanno vanificato anni di attività di Requirenti e Polizia giudiziaria che ovviamente hanno assorbito risorse pubbliche.
Non vi è dubbio che gli accusatori debbano formarsi un convincimento rispetto ad una indagine, per poi portarla di fronte al Gip, ma esso deve essere serio, valutato a fondo, in modo da evitare fatti come quello da noi commentato oggi.
Fra i Procuratori vi sono grandi e bravi professionisti, ma, come in tutte le famiglie, altri che lo sono di meno.
 
Né il ministero della Giustizia, né il Csm effettuano statistiche per confrontare quante siano le iniziative portate dalle Procure ai Gip e quante quelle che si sono poi concluse con la condanna degli accusati.
Se le iniziative sono 100 e hanno ottenuto il risultato di 60-70 condanne, le altre conclusesi positivamente per gli accusati e negativamente per le Procure, sono giustificate. Ma se, per converso, i risultati sono rovesciati, cioè 30-40 condanne e 60-70 assoluzioni, qualche cosa non funziona nel sistema accusatorio.
Questo ragionamento ovviamente non si può e non si deve fare per i processi che riguardano la criminalità organizzata, con soggetti che sono delinquenti abituali o collusi e collaterali alla stessa.
Qui commentiamo fatti che riguardano cittadini incensurati che incappano nelle maglie della Giustizia, spesso senza avere alcuna responsabilità per le accuse ricevute.
Ribadiamo la totale fiducia nell’Autorità giudiziaria, mentre aspettiamo prudenza ed equilibrio da parte degli accusatori.

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