Regione: difendiamo i dipendenti fannulloni - QdS

Regione: difendiamo i dipendenti fannulloni

Carlo Alberto Tregua

Regione: difendiamo i dipendenti fannulloni

mercoledì 24 Febbraio 2010

I dirigenti misurino le performance

Nella Regione siciliana esistono tre categorie di dipendenti: una  che fa camminare la macchina seppure in modo asfittico e claudicante; un’altra parte che va a lavorare senza sapere il perché e una terza che se non ci andasse, nessuno se ne accorgerebbe. Ma tutti, compresi i fannulloni, vanno difesi perché la loro responsabilità è secondaria. Primaria è infatti quella dei dirigenti.
In un sistema di efficiente organizzazione, i dirigenti generali devono far funzionare tutti i propri dipendenti in base ad un piano industriale approvato dal Governo e, per delega del presidente, dall’assessore al ramo. Il dirigente generale che cercasse ogni scusa per motivare la sua incapacità di guidare il corpo impiegatizio alle proprie dipendenze sarebbe da revocare senza indugio per incapacità. Anche perché verrebbe meno alla sua missione costituita dal raggiungimento degli obiettivi indicati nel suo contratto.

Il punto nodale dell’inefficienza della Regione è la responsabilità, ovvero la mancanza di responsabilità, di chi ha il dovere (e perciò il potere) di guidare risorse umane verso un obiettivo predeterminato. In quell’ambiente magmatico che è la Regione, non esiste un rapporto sinallagmatico, cioè la proporzione fra compensi e prestazioni. Quando in qualunque pubblica amministrazione europea è invece tassativo tale rapporto, fondato sulla responsabilità.
Va da sé che il dirigente generale deve avere gli strumenti per poter guidare i propri dipendenti verso l’obiettivo prefissato. Perciò la Regione deve togliere dai contratti di lavoro tutte le forme di ostruzione inserite insidiosamente da sindacati conservatori, che mirano a proteggere la corporazione piuttosto che a farla diventare efficiente e funzionale a un disegno strategico di pubblica utilità.
E vi è un altro elemento cui metter mano con urgenza: la semplificazione di norme e procedure, per evitare che dietro formulazioni astruse e incomprensibili si possano nascondere dipendenti disonesti che impediscono a validi dirigenti di fare il proprio lavoro.

 
Battiamo e ribattiamo su questi tasti da decenni e, se prima eravamo pessimisti, oggi, con le leggi Brunetta e i relativi decreti legislativi, nonché con la vistosa diminuzione di risorse disponibili, vediamo la luce in fondo al tunnel. Gli assessori regionali e i dirigenti generali dei dipartimenti dovranno produrre i servizi per i cittadini razionalizzando l’organizzazione e immettendovi dosi di efficienza e di innovazione tali da migliorare la performance.
Ecco la parola magica che cambierà il modo di funzionare dell’apparato burocratico della Regione siciliana. Ogni dirigente generale ha nel proprio contratto gli strumenti per misurare la performance sua e quella dei propri dipendenti. Usiamo volutamente tale definizione perché, anche se ancora poco noto, il dirigente generale viene denominato dalla legge 150 del 2009 “datore di lavoro pubblico”, inserendo finalmente il concetto datoriale rispetto a quello burocratico del pubblico impiego.

Crediamo che fra i dipendenti regionali la grande maggioranza sia formata da persone per bene. Altri hanno deviato dalla retta via perché non guidati adeguatamente.
Si dice che il pesce puzza dalla testa, ed è vero. Ma il cambiamento, dal 1° di gennaio di quest’anno, del disegno istituzionale degli assessorati e dei dipartimenti, dovrebbe portare anche a un cambiamento di mentalità secondo la quale chi più vale viene premiato e chi meno vale viene sanzionato.
Se provocatoriamente scriviano la nostra difesa a favore dei fannulloni vogliamo dire che essi possono essere trasformati in ottimi dipendenti qualora coinvolti ed entusiasmati ad un disegno di funzionamento mirato al raggiungimento di obiettivi concreti.
Primo fra i quali è il servizio ai siciliani che sono i veri loro datori di lavoro, in quanto pagano con le proprie imposte quegli stipendi. Certo il mare magnum di 20.000 dipendenti contro, lo ricordiamo, i 2.000 della Lombardia, impedisce un vero disegno organizzativo. Per questo il governo Lombardo è chiamato a inserirne circa 10.000 nella bad society che la Resais Spa, a suo tempo istituita come ammortizzatore sociale.

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