Prodotti finanziari a rischio nessuna scelta d’investimento - QdS

Prodotti finanziari a rischio nessuna scelta d’investimento

Gianlugi Cerami

Prodotti finanziari a rischio nessuna scelta d’investimento

martedì 14 Settembre 2010

Con i costi di gestione rendono meno rispetto ad azioni o obbligazioni

CATANIA – L’Italia è storicamente un paese di risparmiatori. Un tempo era forse più vero di adesso, che una grossa fetta di popolazione fatica ad arrivare alla fine del mese, ma rimane vera la minore  propensione degli Italiani al debito e la maggiore propensione al risparmio rispetto agli altri stati occidentali. Poi gli scossoni della finanza e le bolle speculative hanno parecchio confuso i mercati finanziari e i risparmiatori non ci hanno capito più niente.
In questo sono venuti in soccorso i promotori finanziari, i consulenti, i family banker, ovvero i tanti piazzatori di prodotti finanziari. Impiegati bancari che ricevono dalla loro banca un budget di vendita di prodotti finanziari strutturati da ammannire ai correntisti. Quello che vendono sono prodotti di risparmio gestito confezionati da varie istituzioni finanziarie  attraverso fondi  di investimento o fondi previdenziali-assicurativi. Il fondo raccoglie denaro dalla gente per investirlo in un portafoglio composto in varia maniera da poche  materie prime finanziarie: valute, obbligazioni, azioni; ma qualche volta compra anche titoli e prodotti finanziari strutturati o addirittura tossici.
Perché rifiutare tali prodotti:
Primo: perché tali prodotti sono sottoposti a più livelli di rischio e rendono di meno rispetto alle semplici azioni o obbligazioni, perché hanno un costo di gestione. In pratica potrebbero andar male perché falliscono i titoli sottostanti, o perché fallisce il fondo. Due livelli di rischio contro uno, nell’ipotesi di farsi il proprio fondo da soli.
Secondo: perché il rendimento di questi prodotti si riferisce ad un parametro di confronto (benchmark) liberamente scelto dall’emittente. In pratica quando lo compriamo sembra l’investimento perfetto; spesso poi si sgonfia con tutti i risparmiatori intrappolati dentro.
Terzo: perché il risparmiatore non ha nessuna voce in capitolo sulle scelte di investimento. E neanche visibilità diretta. Eclatanti i casi dei fondi che hanno acquistato all’insaputa dei clienti titoli in forte perdita, e lo hanno fatto per sgravare di questa spazzatura la banca e farne piangere le conseguenze agli ignari risparmiatori.
Rimandiamo al prossimo appuntamento per approfondire l’argomento, ma per adesso ci basti sapere che il nostro consulente bancario opera in conflitto di interessi, poiché è motivato su quanto riesce ad ammannirci e non sul nostro reale guadagno.

Gianluigi Cerami
Collegio dei professionisti di Veroconsumo

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