Sapere dove si vuole arrivare e cosa si vuole ottenere: questo, in poche parole, significa per un’azienda avere una vision. Essa esplicita il complesso dei valori aziendali (non riconducibili ad una sterile descrizione analitica del prodotto/servizio) mentre la mission dichiara chi l’azienda è, per quale scopo esiste. Vision e mission vanno comunicati con efficacia sia all’interno che all’esterno dell’impresa: all’interno esse si configurano come preziosi strumenti di motivazione e coinvolgimento dei collaboratori a tutti i livelli; all’esterno esse si configurano agli occhi di clienti e fornitori come elementi di promozione dell’azienda stessa poiché ne costituiscono l’identità.
La risposta a tutti questi quesiti è il business plan, detto anche piano o progetto di impresa. Esso non è mai immutabile ma va adattato alle esigenze dell’impresa che sono in continua evoluzione e va stilato in modo chiaro, sintetico ed esaustivo. Non esiste uno schema standard per il business plan ma i suoi ingredienti, per grandi linee, dovranno essere: la sintesi e la descrizione generale del progetto; il profilo professionale dei soci o del team imprenditoriale; il piano del prodotti e dei servizi offerti; il mercato, il contesto competitivo e il marketing; il piano operativo e l’organizzazione; il piano economico finanziario; ed infine il break even, ovvero il calcolo del cosiddetto “punto di pareggio” in cui il volume dei costi coincide con quello dei ricavi (a quel punto l’azienda smette di essere in perdita e inizia a realizzare un profitto).
Le risorse umane di ogni azienda che si rispetti, devono funzionare come una “squadra”. è fondamentale che un imprenditore conosca perfettamente ogni segmento della sua impresa poiché solo così potrà gestire al meglio i suoi collaboratori. Da questo punto di vista, un po’ come l’allenatore con i suoi giocatori, l’imprenditore ha la responsabilità di assegnare i ruoli, stabilire gli schemi di gioco, motivare i giocatori. E in effetti, risorse umane poco coinvolte e motivate sono un danno per l’azienda e rivelano una profonda incapacità dell’imprenditore di circondarsi delle persone più adatte per la missione dell’azienda. Più l’impresa è piccola e più aumentano i rischi se si sbaglia nella scelta dei collaboratori.
La realtà delle risorse umane, poi, non va concepita come immobile e sempre uguale a se stessa, la sua organizzazione può essere continuamente migliorata e razionalizzata in virtù dell’intelligenza e del buon senso: tempo e denaro per formare lo staff non sono mai sprecati perché personale non preparato può creare davvero molti guai mentre, al contrario, collaboratori preparati sono fondamentali nel determinare il successo di un’impresa. Nella valutazione del personale sono fondamentali la verifica costante delle attività svolte ed il controllo dei risultati a scadenze temporali prefissate.
Il manager è colui che possiede le competenze proprie di un responsabile di progetto, deve far funzionare l’impresa e consentirle di raggiungere i suoi obiettivi in virtù del bagaglio professionale che mette al servizio dell’impresa stessa.
L’imprenditore è invece colui che ha avuto o ha fatto propria una idea di impresa, l’ha tradotta in obiettivi e si impegna a procurare le risorse necessarie per conseguirli.
Nelle piccole imprese la figura dell’imprenditore e del manager quasi sempre coincidono. Nelle grandi imprese sono figure con responsabilità nettamente distinte: il direttore generale e i direttori dei singoli settori sono i manager, mentre l’imprenditore è il consiglio di amministrazione e il suo presidente.
Nelle medie imprese, l’imprenditore svolge spesso anche funzioni di manager, ma è affiancato da altri manager che hanno la responsabilità della conduzione dei settori dell’impresa non gestiti direttamente dall’imprenditore, e cioè di coordinare le risorse necessarie per conseguire specifici obiettivi riguardanti ad esempio le vendite, la produzione, ecc.