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Messina – Truffa Atm: accuse confermate. Domiciliari per cinque dirigenti

Francesco Torre

Messina – Truffa Atm: accuse confermate. Domiciliari per cinque dirigenti

venerdì 02 Dicembre 2011

Ordinanza di custodia cautelare per gli indagati per truffa aggravata ai danni della Regione. La giustizia non si ferma, nel mirino altri 17 tra attuali ed ex dipendenti

MESSINA – “I Carabinieri di Messina hanno dato esecuzione a un’ordinanza cautelare emessa dal Gip del Tribunale, su richiesta della procura della Repubblica, a carico di cinque tra dirigenti e dipendenti dell’Atm che gestisce il trasporto pubblico nel capoluogo peloritano. I predetti, indagati a vario titolo di una serie di ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di truffa in danno di un Ente pubblico, sono stati posti agli arresti domiciliari”. Breve e laconico il comunicato stampa dei Carabinieri di qualche giorno fa, così come perentoria e inflessibile è stata la mano della giustizia per una vicenda i cui sviluppi si attendevano da mesi.
Prima gli avvisi di garanzia: era infatti il marzo del 2010 quando, alla luce di alcuni blitz effettuati nella sede di Via La Farina, il procuratore aggiunto Franco Langher (adesso in pensione, l’inchiesta è stata affidata a Daria Orlando) e il sostituto Stefano Ammendola comminavano 23 avvisi di garanzia per associazione a delinquere e truffa.
“Ho ereditato un’azienda pervasa di illegalità”, affermava a quel tempo l’allora commissario straordinario dell’Atm, Cristofaro La Corte, e ne aveva tutte le ragioni.
La truffa: ciò che la Procura di Messina ipotizzava nel 2010 era che, tra il 2003 ed il 2007, 23 funzionari dell’Atm avessero falsato la documentazione relativa al chilometraggio degli autobus, facendo così lievitare le cifre lampeggianti sul contachilometri. A che pro? Semplice. Per ottenere dalla Regione siciliana un maggior contributo pubblico, definito “Contributo d’esercizio”, quantificato proprio in proporzione al numero dei km percorsi nell’anno solare, e anche un maggior rimborso sull’accisa dei carburanti. Soldi che poi, una volta arrivati nelle casse dell’azienda, venivano spartiti tra i “soci” della truffa tramite l’inserimento in busta paga del cosiddetto “premio corse” da 155 euro al mese, oppure tramite il pagamento di un “quantitativo esagerato di straordinario”, oppure ancora tramite compensi non previsti dalla legge per commissioni interne in coincidenza con la celebrazione di gare d’appalto.
L’ordinanza cautelare: l’impianto accusatorio della Procura ora è stato interamente confermato. A pagarne le conseguenze in prima battuta il direttore generale dell’azienda Claudio Conte, il responsabile Esercizio gommato Salvatore Orlando, il responsabile Ufficio Ced paghe Giuseppe Lampi, i coordinatori di esercizio Francesco Lisa e Bartolo Enea, finiti agli arresti domiciliari.
Altri 17 dipendenti ed ex sono indagati. Una scoppola di dimensioni colossali, con immediate conseguenze. Il commmissario Alligo ha già nominato Ferdinando Garufi, ex direttore amministrativo, nuovo direttore generale. Comune e Regione si costituiranno parte civile. Servirà questo per decretare una volta per tutte il fallimento e ricominciare su nuove basi?
 

 
La risposta. Non c’erano soldi per aggiustare i contachilometri
 
MESSINA – Diteci se è normale che un dirigente (Lampi) nel 2007 sia riuscito a collezionare 1780 ore di straordinario, quasi cinque ore al giorno tutti i giorni compreso Natale, Capodanno e Pasqua. Se è normale che, sempre nel 2007, per gli straordinari siano stati pagati in toto più di 1,2 mln di euro. Se è normale che per l’Atm il percorso dell’81 misurasse 51 km e in realtà ne misura 16.
Se è normale che, con obiettivi non raggiunti, per il “premio corse” siano stati spesi tra il 2003 e il 2007 circa sei mln di euro. e che dal 2008, ovvero dall’avvio dell’inchiesta della Procura, tutte queste “sviste” magicamente non si siano più ripetute.
“I contakilometri erano rotti e non c’erano i soldi per aggiustarli”, si sono sempre giustificati gli accusati. “Fesserie”, risponde ora la Procura, perché da perizie sui bus la riparazione di tutto il parco autobus sarebbe costata meno di 10 mila euro, cifre irrisorie rispetto a quelle che sarebbero state intascate illecitamente da un sistema connivente.

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