Palermo - La minaccia del cemento su fondo Luparello - QdS

Palermo – La minaccia del cemento su fondo Luparello

Anna Claudia Dioguardi

Palermo – La minaccia del cemento su fondo Luparello

venerdì 10 Febbraio 2012

Il progetto del centro direzionale della Regione, la tangenziale e i dubbi sulle opere da 2 mld euro. La minaccia del cemento in una zona vincolata dal 1962 a edilizia universitaria

PALERMO – La minaccia del cemento è sempre viva nella città che, secondo il rapporto Isspra 2010, è la più verde d’Italia. Un’area di circa 60 ettari, un polmone verde che si estende tra il territorio di Baida e corso Calatafimi, rischia infatti di essere invasa dai palazzi, uffici, e parcheggi del nuovo centro direzionale della Regione. A settembre 2011 è stato infatti firmato il protocollo d’intesa tra Regione, Provincia e Comune di Palermo e Anas, per la costruzione della nuova tangenziale di Palermo, un ‘opera dal costo previsto di circa due miliardi di euro, per la quale presto potrebbe essere bandita la gara d’appalto, e all’interno della quale si inserisce anche il progetto del centro direzionale.
Nel centro, il cui costo previsto è di meno di un miliardo di euro confluiranno assessorati e uffici della Regione. Proprio tale raggruppamento è stato sottolineato dal presidente della Regione, Raffaele Lombardo, come una svolta positiva per l’Ente. Lombardo ha definito l’intero progetto “un’opera importante per la viabilità a Palermo e per la scelta di raggruppare gli uffici della Regione dove troveranno collocazione i tremila regionali, organico che contiamo di raggiungere da qui ai prossimi anni per via delle fuoriuscite dell’attuale personale, che oggi è di ventimila unità”.
Se tale progetto ha ricevuto il plauso di Provincia e Comune, altrettanto non può dirsi dei cittadini, indignati di fronte alla possibilità, che appare sempre più vicina e certa, di dover rinunciare a un’area verde di tali dimensioni e dal grande valore storico dato che, come ricorda il WWF “conserva reperti archeologici, il Convento dei Frati minori francescani, una chiesa del XII secolo, la grotta Luparello, il vivaio forestale regionale, una sezione operativa del Cra (Istituto sperimentale floricoltura di Sanremo) nonché orti e frutteti privati”. Insieme al WWF tante altre associazioni si sono unite sotto il grido di “Salviamo fondo Luparello”: Italia nostra onlus, il Forum delle associazioni (Anisa, Amici Dei Musei, Associazione Dimore Storiche, Italia Nostra Onlus, Fai, Salvare Palermo) e Legambiente, hanno infatti avviato una raccolta firme, con banchetti allestiti in diversi punti della città, per chiedere alla Regione di rinunciare alla costruzione del centro, e all’amministrazione comunale di avviare una variante al Prg che destini l’area al verde pubblico e hanno avviato una raccolta firme.
Le motivazioni delle associazioni, oltre al valore dell’area, sono sostanzialmente due: la destinazione attuale dell’area, dal 1962 vincolata a edilizia universitaria, tanto che attualmente ospita l’istituto zooprofilattico e il rischio geologico: “La privazione nella Conca di Palermo di ulteriore terreno agricolo che funge da particolare spugna per le acque piovane – spiega il Wwf – rende alto il rischio di inondazioni per il centro di Palermo”.
 


In Consiglio. Spallitta “Scelta illogica e lesiva per la collettività”

PALERMO – Vicina alle associazioni per la difesa del fondo si è sempre schierata Nadia Spalitta, capogruppo di “Un’altra storia” in Consiglio comunale e presidente della commissione urbanistica. La Spallitta definisce la scelta della Regione “illogica e lesiva per la collettività, frutto dell’assenza di una politica di tutela dell’ambiente e della nostra storia”. Oltre al valore storico dell’area il consigliere sottolinea l’impatto ambientale del progetto: “Il progetto regionale – spiega – è un invito all’uso dell’automobile, ed è rivolto ad intensificare il transito veicolare”. La Spallitta motiva tale dichiarazione con la mancanza di sistemi d comunicazione “di massa”, quali tranvie, ferrovie, metropolitana, etc, a servizio dell’area “per cui – conclude – dovrebbe crearsi un nuovo percorso viario e stradale per accedere agli uffici, e questo con consumo del suolo, ma soprattutto incentivando il ricorso all’automobile, con buona pace di ogni sana politica che, invece, dovrebbe dirottare verso il trasporto di massa”.

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