L’Antitrust dica no al monopolio dei cieli di Alitalia-Windjet - QdS

L’Antitrust dica no al monopolio dei cieli di Alitalia-Windjet

Giuliana Gambuzza

L’Antitrust dica no al monopolio dei cieli di Alitalia-Windjet

giovedì 03 Maggio 2012

Sembra un ricatto la messa in mobilità di 504 dipendenti della compagnia siciliana

CATANIA – Non sono solo i consumatori, costretti al risparmio, a rischiare di rimanere a terra. Si sono aggiunti anche 504 dipendenti di Wind Jet, messi in mobilità nei giorni scorsi.
Che cosa, di preciso, significherà questa mobilità è presto per saperlo. I sindacati non sono ancora stati convocati dai vertici della società catanese, ma intanto affilano le armi: li aspetta una trattativa a dir poco serrata.
Non sono molte, infatti, le opzioni che si prevedono per il futuro dei lavoratori, se l’Antitrust darà il via libera all’integrazione di Alitalia e Wind Jet. I più fortunati manterranno il posto di lavoro, passando sotto l’ombrello della compagnia di bandiera. Anche in questo caso, comunque, rimangono due punti interrogativi: la loro (nuova) sede e i criteri che verranno adottati per la selezione del personale che Alitalia acquisirà insieme ai 12 Airbus targati Wind Jet, ai suoi 2,6 milioni di passeggeri e alle competenze maturate nel settore del low cost in nove anni di esperienza.
Per tutti gli altri la cassa integrazione sembra la strada obbligata. Certo, non ci sarebbe stata neanche questa se l’azienda avesse dichiarato fallimento, invece di firmare a fine gennaio una preintesa con Alitalia, diventata vincolante il 31 marzo. Eppure ciò non basta a farci tirare un sospiro di sollievo. Soprattutto se si considerano i potenziali effetti dell’unificazione dei due vettori. Innanzitutto, un aumento del prezzo dei biglietti, come diretta conseguenza della sparizione di un importante rivale come Wind Jet, in particolare sui tragitti per Roma. E poi una riduzione del numero delle tratte, che aggraverebbe ulteriormente la condizione di isolamento che già vive la Sicilia.
Fin qui il punto di vista dei consumatori. Merita attenzione anche quello dei commercianti e degli operatori del turismo: vi immaginate un romano che accetta di pagare un volo per Palermo quanto uno per Londra, come già succede per la tratta da e per Napoli? E un veronese, che dovrebbe spendere ancora di più per lo scalo a Roma?
Né va sottovalutato il pericolo licenziamenti. È probabile che un modo per evitarlo ci sarebbe stato, anche in una fase di crisi come quella che Wind Jet sta attraversando da un po’. Qualche mese fa Lillo Vizzini, presidente di Federconsumatori Sicilia, ci aveva confessato la speranza che una cordata di imprenditori fosse disposta a rilevarla. In fondo, stiamo parlando di una società che ha trasportato quasi 3 milioni di utenti solo nel 2011 e che forse – con qualche sacrificio, certo –  sarebbe potuta tornare in salute.
A farci storcere il naso è anche il fatto che la messa in mobilità del personale arriva in un momento delicatissimo per l’accordo tra le due compagnie, perché a breve l’Antitrust dovrebbe trovarsi a dare parere definitivo sull’operazione. E c’è già chi sospetta che con il recente provvedimento si sia tentato di spostare i termini della questione. Sarà difficile, infatti, considerare degna concorrente di Alitalia un’azienda che fa capire di essere sull’orlo del baratro. Così tanto da dover ricorrere a un licenziamento di massa.

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