“In questa legislatura abbiamo approvato all’unanimità due mozioni, di una delle quali io sono il primo firmatario (l’altra è di Innocenzo Leontini), e in queste ponevamo proprio dei quesiti sulla mancata applicazione dello Statuto.
Il federalismo fiscale, questione molto propagandata, mi preoccupa moltissimo, perché ci viene proposta da una parte politica del Paese, che sia essa la Lega o sia altro. Ci viene lanciata la sfida dell’innovazione e dei comportamenti virtuosi delle Regioni. Credo che la sfida sul federalismo fiscale la si debba accettare, ma con la riserva che lo Stato, da parte sua, rispetti i patti a suo tempo stabiliti con la Sicilia e il suo Statuto mai applicato, soprattutto per quanto riguarda l’art. 38. La nostra regione ha un bisogno urgentissimo di riforme importanti. E’ questo il motivo per cui io sono stato tra i primi del mio partito, il Pd, ad accettare l’intesa con il presidente della Regione sulle riforme, ma solo sul campo neutro del Parlamento. Io credo che le riforme siano il passaggio indispensabile, perché la Sicilia possa davvero sfidare alla pari le cosiddette Regioni virtuose e, quindi, non rimanere soffocata dalla legge n 42 del 2009, quella appunto del federalismo fiscale.
Questa sfida, quindi, la dobbiamo vincere con comportamenti virtuosi, ma dobbiamo anche pretendere che lo Stato rispetti i patti del nostro Statuto. Ed è qui che occorre una forza politica straordinaria a livello regionale, per far applicare quelle norme che permettano alla Sicilia di avere la compartecipazione sul gettito delle imprese commerciali e risolvere il problema delle accise sugli oli minerali. Io sono fra quelli che ha sempre dichiarato che non è importante fare il Ponte sullo Stretto, quanto cominciare dalle infrastrutture che mancano nella nostra Isola. Sembra ridicolo parlare di tutto questo ancora dopo 60 anni, eppure è così.
Noi non possiamo accettare che secondo la nuova legge sul federalismo fiscale i trasferimenti e la perequazione si basino non più sui costi storici, ma sui costi standard. O meglio: si deve rilanciare con forza la vertenza sulla mancata applicazione dello Statuto. O si applicano queste norme, che ci consentono in qualche modo di intervenire per colmare il deficit infrastrutturale rispetto alle altre regioni, o non potremo vincere la scommessa del cambiamento e dell’innovazione, altrimenti il peso finanziario della legge sul federalismo fiscale non riusciremo a reggerlo, soffocati come siamo da ben altri problemi come la massa dei precari, i forestali, le Isole minori eccetera.
La prima sfida rimane comunque, quella dell’applicazione dello Statuto, perché lo Stato non ha rispettato i patti con i siciliani fin dal 1946”.
“Il Partito del Sud potrà avere una sua utilità, ma ritengo di dover continuare a militare in un partito nazionale. I parlamentari siciliani devono prendere atto che la vertenza siciliana va avviata soprattutto a livello nazionale e la devono avviare i nostri parlamentari nazionali. Io sono stato formato ed educato sulla visione di un partito nazionale, ma con connotazioni fortemente federaliste, sono “sturziano” per formazione e concepisco addirittura le municipalità.
Io credo che al di là di ciò che potrà nascere legittimamente con una forza politica a caratterizzazione regionalista, non leghista, si potrà fare in modo che la politica diventi forte e a sua volta renda forti le istituzioni parlamentari (nazionali e regionali). Perché sono proprio le forze politiche che hanno responsabilità precise e che devono fare, io per primo, il proprio dovere con maggior forza e determinazione, al di là del partito del Sud”.
“Innanzitutto, laddove è stato possibile, abbiamo aderito alle gare Consip per le pulizie e la manutenzione. Abbiamo operato con rigore anche in merito alla Fondazione Federico II.
Il parco macchine ha subito delle modifiche. Il parco macchine è composto da 16 auto di rappresentanza , tutte a noleggio, riservate ai componenti del consiglio di presidenza (9 compreso il preidente dell’Ars), al segretario generale e al vice segretario. Le altre autovetture sono a disposizione per quei consiglieri parlamentari che ne avessero necessità per motivi di rappresentanza. Vi è anche qualche utilitaria per i servizi vari”.
“Io dico che non risolverebbe il problema. Se questo può essere un segnale, io sono il primo pronto a sostenere un disegno di legge di questo tipo. Io stesso, ho presentato un disegno di legge che riduceva del 10% l’indennità del parlamentare, somma che andrebbe ad alimentare un fondo di solidarietà (ad esempio per le vittime degli infortuni sul lavoro). Comunque, non può bastare il taglio del numero dei deputati per risanare il bilancio, che invece va ristrutturato come va ristrutturata la quantità e la qualità della spesa. Sono anche convinto che per rinnovare si debba introdurre linfa nuova, vale a dire operare nuovi inserimenti di personale”.