Il caro bollette rischia di mettere di nuovo al tappeto il Comune di Catania - QdS

Il caro bollette rischia di mettere di nuovo al tappeto il Comune di Catania

Il caro bollette rischia di mettere di nuovo al tappeto il Comune di Catania

martedì 15 Marzo 2022

Ieri in Consiglio comunale il sindaco facente funzioni, il presidente di Sidra e l’assessore regionale all’Energia. Fatuzzo: “Spese passate da 400 mila euro al mese a un milione”

CATANIA – Aumenti a catena che costringeranno le famiglie catanesi e siciliane a grandissimi sacrifici. Oltre quelli portati avanti con fatica nei due anni caratterizzati dalla pandemia. Sono drammatiche le previsioni sugli effetti che l’aumento dei costi energetici a qualunque livello sta determinando: lo affermano i gestori dei servizi nelle città, costretti a fare i conti con bilanci che difficilmente potranno essere equilibrati senza un correttivo.

Che potrebbe tradursi nell’aumento delle bollette, anche per quanto riguarda l’acqua: il bene primario rischia infatti di subire aumenti vertiginosi se non si interviene. Ne è convinto il presidente della Sidra – la partecipata del Comune di Catania che gestisce il servizio idrico – Fabio Fatuzzo che ieri mattina, in sala consiliare, ha illustrato la situazione e le richieste per evitare che i costi vengano pagati dai cittadini. Con lui, insieme agli altri, anche il sindaco facente funzioni e assessore al Bilancio, Roberto Bonaccorsi e l’assessora all’Energia della Regione siciliana, Daniela Baglieri.

“Una tragedia – dice -. L’aumento del costo dell’energia non può essere definito altrimenti, perché impatta sulla vita di tutti i giorni. Aumenti che per noi significano mettere in difficoltà le nostre aziende. Come Sidra siamo passati da spendere 400 mila euro al mese a un milione – continua -. Il che vuol dire che salta tutto: le previsioni di bilancio, la programmazione di manutenzione e si entra in grave difficoltà”.

Da qui la richiesta urgente al Governo di agire sia per impedire nuovi aumenti che per calmierare i prezzi attuali. “Il governo deve assumersi le sue responsabilità e come ha fatto per altri settori, sospenda le accise che gravano sul prezzo dell’energia e sulla risorsa idrica, e conceda un credito d’imposta corrispondente agli aumenti subiti. Se no – sottolinea – non possiamo andare avanti”.

Problemi condivisi da tutti i gestori e acquedotti siciliani, e di tutta la Sicilia. E che potrebbero riversarsi come uno tsunami nella gestione corrente delle casse degli enti. Alcune delle quali già messe a dura prova. Come Catania, ad esempio, dove il Comune è andato in dissesto nel 2018.

“Il nostro piano di risanamento è dentro il nostro bilancio stabilmente riequilibrato – commenta il vicesindaco Bonaccorsi – pensato in un periodo storico in cui non c’erano pandemia né guerra. Questi maggiori oneri potrebbero rendere vani quattro anni di sacrifici. Sicuramente il Governo interverrà perché il problema non è solo di Catania, ma di tutta la nazione. Il ministro ha usato parole forti, di speculazioni: mi auguro che le autorità preposte possano far luce ed evitare che queste truffe poi vengano pagate dai cittadini”.

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