Dopo il "no" all'Ars, continua il dibattito sulla riforma che ha diviso la maggioranza e scatenato le dure repliche dell'opposizione.
Si è concluso l’incontro tra il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, e l’ex governatore e leader del Mpa, Raffaele Lombardo, per un’analisi dell’attuale situazione politica: al centro del dialogo, naturalmente, il Ddl Province recentemente “affossato” dall’Ars e la possibilità di applicare la legge Delrio per il voto di secondo livello.
L’accordo c’è: Lombardo, infatti, ha ribadito il “pieno sostegno e convincimento” al ripristino dell’elezione diretta nelle ex Province e si è detto favorevole, nell’attesa della riforma a livello nazionale, dell’applicazione della legge Delrio con l’elezione di secondo livello per “mettere fine alla lunghissima stagione dei commissariamenti negli enti”.
Schifani e Lombardo, il punto sul Ddl Province
Schifani e Lombardo hanno concordato – nel corso del confronto – anche sulla creazione di un apposito tavolo di confronto, tra i leader della maggioranza, che si riunisca periodicamente per discutere e condividere l’azione di governo a supporto del presidente della Regione. Affrontato anche il tema della parcellizzazione degli interventi, inseriti in Aula attraverso centinaia di emendamenti dei parlamentari durante le manovre finanziarie, con l’auspicio di una “limitazione degli stessi”.
Ddl Province, la voce della politica siciliana
Il Ddl Province ha letteralmente “spaccato” la maggioranza politica siciliana e al tempo stesso ha “infiammato” le opposizioni (soprattutto M5S e Sud chiama Nord), che parlano di un testo “pieno di contraddizioni” e “scritto in fretta e furia”.
Sulla bocciatura del Ddl Province, Pierpaolo Montalto, segretario regionale di Sinistra Italiana commenta: “Quanto accaduto ci preoccupa, non solo per l’instabilità politica di un Governo regionale asservito a una maggioranza apparente e concentrata solo sull’ardua impresa di regolare i suoi conti interni, ma soprattutto per l’ulteriore furto di democrazia e per l’ennesimo grave gesto di irresponsabilità, perpetrati dalle destre ai danni della Sicilia. Le province sono, infatti, organi indispensabili di governo del territorio, spazzati via dalla propaganda irresponsabile di chi ha cavalcato l’antipolitica per meri fini elettorali”.
“Un errore sempre gravissimo che inganna nel presente e determina disastri nel prossimo futuro. Lo abbiamo visto dal degrado delle strade che collegano i Comuni della nostra area metropolitana, dall’abbandono degli istituti scolastici e dall’assenza di servizi importanti per le persone e il territorio, quanto fosse importante il livello provinciale di amministrazione della cosa pubblica. Riteniamo, inoltre, che con una crisi verticale della partecipazione democratica e con una rappresentanza politica sempre più lontana dalla vita reale, garantire ai cittadini e alle cittadine il diritto di voto per eleggere i consigli provinciali e gli organi esecutivi di governo, sarebbe dovuto essere un atto di minima civiltà democratica, un atto dovuto. Invece, purtroppo, le destre fanno il loro dovere e cancellano la democrazia e un provvedimento – di gran lunga migliorabile ma per noi necessario – solo per difendere privilegi, misurare le forze all’interno del centrodestra e continuare a trattare la politica come il loro affare privato. Ancora una volta scelte e comportamenti sconcertanti”.
Concludendo il discorso sul Ddl Province, dice Montalto, “Sinistra Italiana non può che unirsi alla richiesta di immediate dimissioni del presidente Schifani, brutalmente sfiduciato dalla sua maggioranza, con la consapevolezza che l’opposizione a queste destre va costruita nella società e attraverso una proposta politica di integrale e radicale rottura con le pratiche e il modello sociale proposti da un centrodestra incapace di governare anche quando stravince le elezioni”.
Anche il Movimento 5 Stelle commenta l’affossamento del Ddl Province attraverso il capogruppo all’ARS Antonio De Luca: “Se Schifani avesse messo lo stesso impegno che sta mettendo in questi giorni per rimettere insieme i cocci della sua ormai inesistente maggioranza, probabilmente la Sicilia non sarebbe nelle disastrate condizioni in cui il suo governo e quello del suo predecessore Musumeci l’hanno ridotta. Pensi ai problemi della Sicilia e non a quelli della sua maggioranza. Quella del resto è ormai morta. Mentre Schifani discute coi partiti – continua Antonio De Luca – la Sicilia viene espugnata dalle mille emergenze che la soffocano. Se Schifani deve proprio parlare con qualche leader politico, parli con quelli che contano a Roma e che finora hanno negato tutto alla Sicilia e smetta di essere loro sodale come ad esempio ha fatto perno l’autonomia differenziata che ipotecherà per sempre il futuro della Sicilia”.
Il parere della CGIL
Sul caso Ddl Province si è espressa anche la CGIL, nella persona del segretario generale per la Sicilia Alfio Mannino. “Il governo Schifani e la maggioranza all’Assemblea regionale siciliana tengono in ostaggio la Sicilia di interessi di partito e di coalizione che spesso peraltro hanno sponda fuori dall’Isola”, commenta.
“L’ultimo atto – osserva Mannino – è la bocciatura della legge sulle Province. Almeno si proceda presto con elezioni di secondo livello, chiudendo la stagione dei commissariamenti e dando a questi enti certezze. Prima, ci soni i tempi infiniti per gli accordi sulle poltrone della sanità, conclusi in pieno spirito di lottizzazione e il tentativo fallito di varare una norma salva- ineleggibili con tutto il teatrino politico che ne è seguito”.
Il progetto
Con la riforma delle Province verrebbero cancellati i Liberi consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani composti dai Comuni delle corrispondenti province regionali. Palermo, Catania e Messina, invece, conserveranno l’attuale denominazione di Città Metropolitane.
La bozza prevede l’elezione diretta di presidente, consiglieri e assessori. Tra le novità previste nel Ddl Province ci sono l’introduzione della figura del consigliere supplente, le quote rosa per le candidature e la doppia preferenza di genere come nei Comuni.