Il direttore del QdS ospite di Radio Libertà, il punto sull'autonomia differenziata

Il direttore del QdS ospite di Radio Libertà, il punto sull’autonomia differenziata

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Il direttore del QdS ospite di Radio Libertà, il punto sull’autonomia differenziata

Gianluca Virgillito  |
giovedì 01 Febbraio 2024

"Il Quotidiano di Sicilia non la chiama autonomia differenziata ma meritocratica" ha spiegato il direttore Carlo Alberto Tregua.

Il direttore del Quotidiano di Sicilia, Carlo Alberto Tregua, è intervenuto nella serata di giovedì primo febbraio nella trasmissione “Zoom – Il Drive Time in mezzo ai fatti” su Radio Libertà e condotta da Antonino D’Anna. Tra i temi giorno affrontati nel corso della puntata quello dell’autonomia differenziata, nel focus dal titolo “L’autonomia differenziata vista da Sud: un affare o un dramma?”.

Tregua: “Autonomia meritocratica responsabilizza gli amministratori”

Sud derubato con l’autonomia differenziata? “Il Quotidiano di Sicilia non la chiama autonomia differenziata ma meritocratica – ha spiegato il direttore Carlo Alberto Tregua -. Leggendo direttamente il testo, è importante documentarsi, si capisce sostanzialmente che viene applicato il principio che fu contenuto in una passata riforma sotto un governo di centrosinistra, c’è una sorta di accordo non volontario tra l’allora centrosinistra e l’attuale centrodestra: le regioni, sia quelle ordinarie che quelle a statuto speciale che vogliano gestire direttamente le 23 materie contenute nella proposta possono farlo, perché ritengono di poterlo fare bene. Ecco perché riteniamo questa misura meritocratica, chi è più capace gestisce meglio tutte le materie, attraendo le risorse dello Stato”.

Sull’autonomia differenziata, però, sono piovute diverse critiche e si è generato un clima di preoccupazione sugli effetti a cui potrebbe portare dopo la sua applicazione. “Non vedo il motivo di criticare, questa legge non vuole portare uno stravolgimento del sistema di gestione delle materie ma dice che le regioni hanno una possibilità – spiega Tregua -, quella di gestire direttamente determinati settori relativi al proprio territorio. Obiettivamente le regioni del Sud non sono state gestite bene, la classe dirigente non ha saputo attrarre risorse o non hanno saputo utilizzarle a dovere, abbiamo avuto governi con nove, dieci ministri del Mezzogiorno. L’aggettivo differenziato ha richiamato al gap tra Nord e Sud. Questa misura deve responsabilizzare gli amministratori locali, oltre allo stesso elettorato che sceglie chi dovrà rappresentarli”.

Confronti col passato, previsioni e nuove mete per gli amministratori locali

Durante l’intervista emerge una curiosità del conduttore, sul possibile annullamento dell’attuale confronto tra regione a statuto ordinario e quelle a statuto speciale. “L’importante è la sostanza, parlare di statuto speciale o di statuto ordinario penso sia superfluo: adesso tutte le regioni avranno la possibilità di ottenere una loro autonomia – ha risposto Carlo Alberto Tregua -, meritocratica e non differenziata, si tratta di un superamento rispetto agli equilibri ereditati post guerra, oltre 70 anni fa. Perché contrastare quest’indirizzo? Si tratta, credo, di un modo per avvicinare le istituzioni ai cittadini tra l’altro. La questione della spartizione delle risorse è una questione prettamente politica, lì intervengono altri fattori”.

La necessità di disporre di amministratori preparati. “Non posso fare una previsione da qui a dieci anni – ha ammesso -, questa classe dirigente potrebbe ottenere importanti risultati se migliorerà la loro qualità professionale. Bisogna studiare tanto, anche vedere all’estero ciò che fanno gli altri a livello istituzionale, avere dei modelli è importante. A quel punto anche le regioni meridionali potranno crescere”.

Controlli, premi e sanzioni sulla pubblica amministrazione

“Non è vero che lo Stato non abbia più voce in capitolo sui territori, per esempio per quanto riguarda il tema della sanità. Dovranno essere previsti controlli e sanzioni. Il difetto della nostra pubblica amministrazione è proprio questo, mancano controlli e conseguentemente premi e sanzioni. Alcuni vanno a lavorare soltanto per passare il tempo, e così non va bene” conclude il direttore del QdS.

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