A dirlo è la nuova versione del piano regionale dei rifiuti, confermando come il passaggio alla valorizzazione energetica non coinciderà con l'uscita di scena della modalità di smaltimento di cui storicamente l'isola si è avvalsa
Quasi nove milioni e mezzo di metri cubi da aggiungere ai circa due attualmente presenti. È la misura che descrive lo spazio avranno le discariche in Sicilia per affrontare il prossimo decennio e oltre, a prescindere dalla costruzione – ormai data per certa dalla politica, meno dagli ambientalisti pronti a fare le barricate – dei due termovalorizzatori, previsti a Palermo e Catania e capaci di ricevere 600mila tonnellate di spazzatura all’anno.
A dirlo è la nuova versione del piano regionale dei rifiuti, confermando come il passaggio alla valorizzazione energetica non coinciderà con l’uscita di scena della modalità di smaltimento di cui storicamente l’isola si è avvalsa. In sintesi: nel futuro i siciliani ne avranno meno bisogno, ma le discariche continueranno a far parte del sistema di gestione dei rifiuti.
Regione Sicilia, nessun nuovo sito, tanti ampliamenti
La disputa sull’utilità o meno dei termovalorizzatori, sui rischi per la salute e l’ambiente, sulla compatibilità della tecnologia con le indicazioni che arrivano dall’Unione Europea ha assorbito buona parte del dibattito pubblico degli ultimi mesi. Tutto fa pensare che da qui in avanti le cose non cambieranno: giovedì scorso, per esempio, è scattato il conto alla rovescia per presentare i rilievi al nuovo piano che, dopo essere stato approvato dalla giunta Schifani, dovrà affrontare la valutazione ambientale strategica.
In un campo particolarmente tecnico come quello del ciclo dei rifiuti, il rischio di ricorrere a eccessive semplificazioni è dietro l’angolo. Specialmente per chi – come la maggior parte dei cittadini – non ha competenze specifiche. Per questo, se agli addetti ai lavori la notizia non susciterà stupore, alla gente comune potrà sembrare strano scoprire che quella delle discariche in Sicilia è una storia tutt’altro in procinto di arrivare alla fine.
“Il piano non prevede la realizzazione di nuove discariche, in quanto l’ampliamento di quelle esistenti (in corso di autorizzazione) garantisce il conferimento dei rifiuti che non possono essere valorizzati (neanche dal punto di vista energetico)”, si legge nello studio d’incidenza ambientale che sarà sottoposto alla valutazione della Cts della Regione. Il documento, a firma dell’agronomo Carlo Nicosia, ha escluso ricadute negative delle azioni previste nel piano su riserve naturali e siti protetti.
Regione Siciliana, perché continueranno a servire le discariche
All’interno delle parentesi – “in corso di autorizzazione” e “neanche dal punto di vista energetico” – ci sono due passaggi importanti per capire un po’ meglio le scelte che la Regione si accinge a fare sul fronte dei rifiuti: il primo riguarda il fatto che l’annuncio dei termovalorizzatori, che risale agli anni in cui Nello Musumeci era governatore, è arrivato parallelamente alla presentazione di diversi progetti che puntavano ad aumentare la capacità di alcune delle discariche esistenti; il secondo, invece, sottolinea come non tutti i rifiuti indifferenziati potranno essere utilizzati all’interno dei termovalorizzatori e dunque andranno smaltiti alla vecchia maniera.
A ciò, infine, si aggiunge l’esigenza di abbancare le ceneri prodotte dalla termovalorizzazione, uno degli aspetti che più preoccupano gli ambientalisti e che invece per i sostenitori degli impianti non rappresentano un pericolo: “Gli scarti dei termovalorizzatori saranno circa il dieci per cento del materiale in ingresso”, si legge nello studio. Conti alla mano, 60mila tonnellate all’anno. “Verranno conferiti nelle esistenti discariche anche gli scarti solidi del processo di termovalorizzazione”, viene specificato nel documento, anche se non viene fatta menzione di quale particolare sito sarà destinato ad accogliere le ceneri.
Regione Sicilia, i numeri attuali e quelli futuri
L’ultima fotografia dello stato dell’arte delle discariche, sia pubbliche che private, risale allo scorso 13 novembre. “Erano operative nove discariche, aventi una capacità residua parti a due milioni 124mila 723 metri cubi, non uniformemente distribuite nel territorio regionale”, certifica l’agronomo Nicosia. Il dato si ricava sommando i 535mila metri cubi della discarica di Siculiana di proprietà della famiglia Catanzaro, ai poco più di 36mila dell’impianto di Soambiente ad Agrigento e dei quasi 14mila metri del sito di proprietà di A&G a Camastra.
In provincia di Caltanissetta, la discarica pubblica di Gela a metà novembre aveva una capacità di 91mila metri cubi, mentre nel Catanese erano più di 226mila quelli a disposizione di Oikos, la società che possiede la discarica tra Motta Sant’Anastasia e Misterbianco riaperta in attesa di capire come si concluderà la querelle giudiziaria sulle autorizzazioni ambientali in mano alla famiglia Proto.
Sul fronte dei privati, a novembre sono stati conteggiati quasi 18mila metri cubi nella discarica di Ama srl, a Castellana Sicula, e quasi 75mila a Priolo Gargallo nel sito della F.M.G. Srl, mentre quelle pubbliche di Bellolampo (Palermo) ed Enna avevano ancora a disposizione rispettivamente 960mila e 170mila metri cubi.
“Gli ampliamenti delle discariche esistenti, in corso di valutazione presso il dipartimento regionale, ammontano a complessivi nove milioni 466mila 132 metri cubi”, si legge nello studio. Anche in questo caso vengono riportati i progetti in dettaglio. L’aumento delle capacità che dovranno servire alla Sicilia da qui al 2035 e oltre è così articolato: 1.818.369 metri cubi per Siculiana (Catanzaro Costruzioni), 291.763 a Camastra (A&G), 500mila a Sciacca (Sogeir Gis), due milioni a Gela (pubblica), 450mila a Serradifalco (Caltanissetta Tmb Srl), 825mila a Enna (pubblica), un milione e mezzo a Palermo (pubblica), 120mila a Castellana Sicula (Ama Srl), oltre 960mila nelle due discariche pubbliche di Trapani (pubblica) e un milione di metri cubi a Pachino (pubblica).
Regione Sicilia, proiezioni e ottimismo
Nello studio di incidenza ambientale viene più volte ricordato che la normativa europea prevede che a partire dal 2035 in discarica non dovrà finire più del dieci per cento dei rifiuti raccolti. Stando ai dati attuali e alle previsioni riguardanti i miglioramenti della raccolta differenziata e della capacità di recuperare materie da mandare a riciclaggio sfruttando nuove piattaforme di selezione, più attrezzate degli attuali Tmb, in Sicilia si tratterebbe di abbancare circa 220mila tonnellate di rifiuti all’anno.
“Successivamente all’entrata in esercizio di tutti gli impianti pianificati, si prevede di raggiungere l’obiettivo previsto dalla nuova normativa alla data prevista, sempre in maniera lineare”, viene riportato nel documento, accompagnando il tutto con una tabella delle riduzioni annuali. Ciò dovrebbe determinare anche una riduzione dei costi, tenendo conto che non sarà più necessario ricorrere alla spedizione dei rifiuti indifferenziati all’estero come invece si sta facendo da un po’ di anni a questa parte.
Tuttavia, è difficile sbilanciarsi sul momento in cui l’isola sarà autosufficiente. Nello studio d’incidenza ambientale, infatti, si ipotizza che già a partire dall’anno in corso la quantità di rifiuti abbancabili in discarica possa essere di 9,2 milioni tonnellate. Praticamente la capacità massima delle discariche una volta completati gli ampliamenti. Prima però bisognerà completare gli iter autorizzativi e poi procedere alla costruzione dei nuovi spazi.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI