Rifiuti, cosa c'è dietro la chiusura della discarica di Sicula Trasporti

Rifiuti, cosa c’è dietro la nuova crisi: il caso Sicula Trasporti e il ricorso alla Regione

Rifiuti, cosa c’è dietro la nuova crisi: il caso Sicula Trasporti e il ricorso alla Regione

Simone Olivelli  |
sabato 22 Giugno 2024

La spazzatura di un terzo della Sicilia al momento è destinata a non essere raccolta e scatta una nuova crisi sanitaria: ecco cosa succede dopo la chiusura dell'impianto di Lentini.

“Non è possibile escludere impatti significativi derivanti dall’effetto cumulo”. Sta in questa frase inserita in un parere della commissione tecnica specialistica di fine dicembre, e poi ripreso in un decreto del dipartimento regionale ai Rifiuti emesso a gennaio, il motivo che rischia di dare origine all’ennesima crisi igienico-sanitaria in Sicilia. A inceppare un sistema che di suo va a singhiozzi è stata l’improvvisa chiusura dell’impianto di trattamento meccanico-biologico (Tmb) di proprietà della Sicula Trasporti, la società amministrata dal tribunale di Catania dopo il sequestro del 2020 seguito all’inchiesta Mazzetta Sicula.

Chiudere i cancelli a Sicula Trasporti significa di fatto bloccare il conferimento dei rifiuti indifferenziati in oltre un terzo dei Comuni siciliani. Da molte Srr – i consorzi che territorialmente si occupano della pianificazione del ciclo dei rifiuti – sono già partite lettere indirizzate alle Prefetture per anticipare le conseguenze che potrebbero derivare dal lasciare la spazzatura sulle strade in un momento in cui le temperature iniziano a essere proibitive.

Chiusura discarica Sicula Trasporti, il nodo autorizzazioni

A disporre la chiusura dell’impianto è stato il gip del tribunale di Catania che si occupa del sequestro delle società dei fratelli Leonardi, gli imprenditori attualmente a processo con l’accusa di avere corrotto funzionari pubblici per abbancare rifiuti senza rispettare le tempistiche previste dalla legge in materia di trattamento preliminare.

Il provvedimento deriva dal mancato rilascio da parte della Regione dell’autorizzazione per mandare i rifiuti nei termovalorizzatori e non nelle discariche. In gergo tecnico si tratterebbe di mutare le autorizzazioni già in mano a Sicula dalle operazioni D a quelle indicate con la lettera R. Una modifica che la società ritiene meramente burocratica, in quanto non comporterebbe modifiche agli impianti, ma che invece per la Cts della Regione potrebbe avere effetti sull’ambiente.

Per questo, tra la fine del 2023 e il 2024, è stato deciso che l’iter di modifica dovesse essere sottoposto alla cosiddetta verifica di assoggettabilità alla Via, la valutazione d’impatto ambientale. Qualcosa che Sicula Trasporti era certa di evitare e che invece ha causato un allungamento dei tempi. Un’attesa che si è prolungata di settimana in settimana, fino al momento in cui il giudice ha imposto lo stop alle attività che da marzo 2023 sono andate avanti in regime transitorio.

Il ricorso straordinario

Se la chiusura è arrivata soltanto ieri, la Sicula Trasporti già a maggio ha presentato ricorso straordinario al Presidente della Regione – un iter alternativo al ricorso al Tar – per chiedere l’annullamento del decreto che impone la verifica di assoggettabilità alla Via per le modifiche proposte al Tmb e all’impianto di biostabilizzazione di Lentini.

Nel ricorso – visionato dal Quotidiano di Sicilia – si parla di “errore macroscopico” e “travisamento dei fatti” in merito alle osservazioni fatte dalla Cts guidata da Gaetano Armao.

Cosa accadrà adesso

Senza autorizzazione a procedere con le operazioni di recupero, Sicula Trasporti ha fatto presente di essere costretta a spegnere i macchinari. Sulla carta si potrebbe andare avanti con i processi previsti dalla categoria D, ma la società ha fatto sapere di non riuscire a trovare siti dove portare i rifiuti. “La esponente (Sicula Trasporti) – si legge in una nota inviata alla Regione – non è in grado di rinvenire discariche ove conferire i sovvalli trattati e non ha quindi valide soluzioni alternative a quelle di conferirli presso impianti di recupero energetico”.

In altre parole, la spazzatura di un terzo della Sicilia – compresa quella del Comune di Catania – al momento è destinata a non essere raccolta. In termini di numeri si parla di circa 1300 tonnellate a settimana.

Qualcosa potrebbe però cambiare già a inizio della settimana. “Già lunedì la Regione potrebbe intervenire con un’ordinanza per risolvere nell’immediatezza la situazione, consentendo la riapertura dei cancelli, in attesa del rilascio dell’autorizzazione di modifica dei processi di lavorazione”, commenta una fonte da una delle 18 Srr in cui è diviso il territorio siciliano.

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