Sette condanne e tre assoluzioni: si conclude così il processo di primo grado sul blitz di settembre 2021.
Sette condanne e tre assoluzioni. Si conclude così il processo di primo grado, celebratosi con rito ordinario, scaturito dall’inchiesta Quadrilatero della Procura di Catania.
Il blitz dei carabinieri era scattato a settembre del 2021 e aveva portato all’arresto di 18 persone. Gli investigatori avevano puntato gli occhi sulle piazze di spaccio che nel capoluogo etneo venivano gestite tra le vie Avola, Testai, San Damiano e piazza San Cosma e Damiano, coinvolgendo in alcuni casi anche bambini. Il via vai dei clienti e la consegna delle dosi di stupefacenti erano stati immortalati dalle telecamere nascoste piazzate nel quartiere.
Inchiesta Quadrilatero, spaccio a Catania: si conclude il processo in primo grado
A finire nell’indagine erano state anche alcune estorsioni imposte tramite un metodo che gli inquirenti indicarono come mafioso, in quanto alcuni degli indagati avrebbero sostenuto di essere legati alla mafia.
Nello specifico, l’ipotesi sostenuta dagli investigatori è che il punto di contatto fosse con il gruppo che fa capo al boss ergastolano Maurizio Zuccaro, a sua volta interno alla famiglia Santapaola-Ercolano. Tuttavia, tale aggravante è caduta nel corso del processo.
La quarta sezione del tribunale, presieduta dal giudice Salvatore Palmeri, ha pronunciato la sentenza sull’inchiesta Quadrilatero ieri intorno alle 23.30.
Le estorsioni
Le pene più pesanti nell’ambito del processo in primo grado dell’inchiesta Quadrilatero sono state comminate nei confronti di Roberto Spampinato, di 51 anni, Giuseppe Gentile, di 37, e Salvatore Russo, di 46. Per i tre il tribunale ha disposto le seguenti condanne: sette anni, sei mesi e venti giorni, oltre a 2660 euro di multa, per Spampinato; mentre Russo e Gentile sono stati condannati entrambi alla pena di quattro anni, otto mesi e quattromila euro di multa.
L’accusa per loro era quella di avere ideato un’estorsione nei confronti della titolare di una farmacia al Villaggio Sant’Agata e del fratello della stessa. La pretesa sarebbe stata quella di avere 70mila euro e per riuscirci gli imputati avrebbero fatto riferimento a parentele mafiose. In un caso Spampinato e Gentile, e con loro una terza persona rimasta ignota, avrebbero aggredito la donna, ricordandole i rischi che avrebbe corso se non avesse acconsentito alla pretesa.
Le pressioni avrebbero inoltre riguardato possibili danneggiamenti a un fondo agricolo di proprietà delle vittime, ma anche l’allusione a un passato coinvolgimento da parte di uno degli imputati – nella veste di socio di fatto – nella gestione dello stesso terreno. Ricostruzione quest’ultima che sarebbe stata totalmente inventata dagli imputati.
Per Spampinato la condanna è arrivata anche per un’altra estorsione che ha riguardato il titolare di un esercizio commerciale, costretto a pagare somme di denaro in seguito alle minacce dell’uomo. Spampinato, Gentile e Russo sono stati condannati anche al pagamento di un risarcimento alle vittime, da quantificare e liquidare in sede civile.
Gli altri verdetti
Gli altri imputati dell’inchiesta Quadrilatero per cui è arrivato il giudizio erano accusati a vario di titolo di avere avuto un ruolo nella vendita di cocaina, marijuana e crack nelle piazze di spaccio o, per alcuni, di avere infranto le prescrizioni in materia di rispetto delle misure cautelari e di sorveglianza.
Il tribunale ha condannato Magda Dorina Miu, 36 anni, a un anno e tre mesi, e alla multa di 1800 euro; il 46enne Mamadou Kane a un anno, il 37enne Giuseppe Caputa a un anno e otto mesi e Antonio Testa a un anno e due mesi.
Assolti perché il fatto non sussiste sono stati Concetta Zuccaro, Antonio Gianluca Pennisi e Mariangela Barone.
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Immagine di repertorio
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