Agostino Catalano, il ricordo del fratello Salvatore - QdS

Dalle stragi del’92 al covo di Messina Denaro: parla Salvatore Catalano, fratello di Agostino

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Dalle stragi del’92 al covo di Messina Denaro: parla Salvatore Catalano, fratello di Agostino

Roberto Greco  |
mercoledì 25 Gennaio 2023

Il fratello dell'agente di scorta ucciso in via D'Amelio abita a Campobello di Mazara dove è stato arrestato il capo di Cosa nostra. Salvatore Catalano si racconta a QdS.it

A Campobello di Mazara mercoledì 25 gennaio alle ore 18 si terrà una manifestazione pubblica per gridare insieme un forte “NO alla mafia”. Ne parla – su QdS.itSalvatore Catalano, fratello di Agostino, l’agente di polizia morto nella strage di via d’Amelio a Palermo assieme ai suoi colleghi Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina e al dottor Paolo Borsellino.

Agostino Catalano, il ricordo del fratello Salvatore

Chi era Agostino Catalano?
“Agostino era non solo un fratello ma un confidente e un amico. Quando entrò in Polizia, avevo sei anni in meno di lui, con il primo stipendio mi regalò la tuta e le scarpette da calcio. Aveva un cuore enorme, anche con i miei figli, che seguiva come fossero i suoi. Agostino era quel tipo di persona che non si è mai risparmiato, era sempre disponibile con tutti e per tutto”.

Come le è arrivata la notizia della strage di via d’Amelio?
“Avevo 36 anni, quando avvenne la strage di via d’Amelio. In quel periodo lavoravo a Messina, come dipendente delle Ferrovia di Stato. Quella domenica avremmo dovuto incontrarci e andai al villino che mia madre aveva a Cinisi. Non trovai Agostino e mi dissero che sarebbe arrivato più tardi. Poco prima delle 17 mi mossi per rientrare a Campobello con mia moglie e mio figlio Emanuele che notò, lungo la strada, tante persone in divisa. All’improvviso la musica che proveniva dalla radio si trasformò in un’edizione straordinaria che annunciava la strage appena avvenuta. Invertii la marcia e mi diressi verso Palermo. Quando arrivammo, mia madre era già all’ospedale. Le era venuta una crisi e fu ricoverata. Mi dissero che Agostino era nella camera mortuaria. Potei vedere solo alcuni brandelli del suo corpo”.

Dove abitate?
“Mia moglie è originaria di Campobello di Mazara e abitiamo lì dal 1992, perché dopo la strage fui trasferito da Messina a Palermo, per poter essere più vicino alla mia famiglia”.

Campobello di Mazara dopo l’arresto di Messina Denaro

Lunedì scorso, invece, è arrivata alla radio un’altra notizia, quella dell’arresto di Matteo Messina Denaro. Qual è stata la sua reazione?
“Non ci potevo credere. Fino a qualche anno fa avevamo solo notizie dell’arresto di fiancheggiatori, d’indagini che non portavano all’arresto. È stata una notizia inaspettata che mi ha trovato incredulo anche perché io abito a 800 metri dal primo covo ritrovato e a meno di 150 metri dall’ultimo. Io a Campobello ci vivo, vado a fare la spesa, giro per le strade e mai avrei potuto immaginare che proprio Matteo Messina Denaro fosse quasi mio vicino di casa”.

Come sta reagendo Campobello? È un paese omertoso?
“Lunedì sera, assieme a un gruppetto di persone, ci siamo recati davanti al primo covo. Portavamo con noi un cartello su cui era scritto ‘Il riscatto comincia da qui’ ma la stampa presente non è sembrata molto interessata. Probabilmente nelle varie dirette televisive sono state intervistate persone anziane, ancora legate a una vecchia cultura d’indifferenza nei confronti del fenomeno mafioso”.

“Ieri sera (domenica sera, ndr) qui a Campobello c’è stata una riunione per organizzare una manifestazione pubblica per mercoledì 25 coinvolgendo anche gli abitanti di Castelvetrano. Ci siamo dati appuntamento davanti al primo covo rinvenuto, presso il vicolo San Vito, per gridare insieme un forte ‘NO alla mafia’. A quella manifestazione parteciperà la parte sana di queste comunità perché non siamo tutti mafiosi. Esistono una Campobello e una Castelvetrano di persone oneste che rifuggono la mafia”.

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