Agricoltori insieme per biogas e metano - QdS

Agricoltori insieme per biogas e metano

Carlo Alberto Tregua

Agricoltori insieme per biogas e metano

martedì 29 Marzo 2022

Affrancarsi delle forniture estere

Della drammatica guerra ucraina vi è un aspetto positivo – se così si può denominare – e cioè che il nostro Paese ha preso finalmente coscienza dell’importanza dell’energia, come materia prima per fare funzionare tutto: il sistema economico e produttivo, le istituzioni, le abitazioni dei cittadini, le scuole e qualunque altro settore. Senza energia si ferma tutto e ancor di più il sistema digitale, che ormai governa la nostra vita giorno e notte: 365 giorni e sei ore l’anno.

Per conseguenza, anche i cittadini hanno preso coscienza della fondamentale importanza dell’energia. Dunque, tutti quelli che in questo mezzo secolo hanno contrastato le fonti alternative privilegiando quelle fossili, oggi tacciono, forse provando vergogna per le loro continue negazioni della necessità di diventare, sotto questo fondamentale profilo, del tutto autosufficienti.
I governi che hanno legiferato procedure inenarrabili, che di fatto hanno bloccato le autorizzazioni per impianti energetici di ogni tipo, ormai sono passati nel dimenticatoio, ma le loro colpe si riverberano ancora oggi e soprattutto nel futuro.

In ogni caso, il passato è passato, bisogna pensare al presente e al futuro. Per cui il governo Draghi sta provvedendo a semplificare le procedure amministrative, fra cui Via (Valutazione di impatto ambientale) e Vas (Valutazione ambientale strategica), e tantissime altre che hanno impedito trivellazioni per trovare petrolio e gas, sia nel territorio che offshore, comunque entro i limiti nazionali.
Hanno impedito alla ricerca di andare avanti per produrre biogas e biometano dai residui dei prodotti agricoli e dagli allevamenti di bestiame, hanno impedito nel Sud, nonostante una legge dello Stato del 2016, la costruzione di stabilimenti per la produzione di energia elettrica e biometano dai rifiuti solidi urbani.

Sono alcuni esempi di governanti incoscienti e ciechi che hanno portato il nostro Paese in una condizione di totale insufficienza energetica, per cui oggi molti piangono sul latte versato.
Tuttavia, non è mai troppo tardi e, secondo il proverbio non tutti i mali vengono per nuocere, si sono aperti gli occhi e si guarda con ansia a come si possa produrre energia da qualunque fonte naturale.
Per esempio, un folto gruppo di agricoltori piemontesi ha costituito un consorzio che ha insediato uno stabilimento industriale per produrre biogas e biometano al fine di alimentare le centrali e quindi diminuire la sudditanza dalle fonti estere, fra cui le tre principali: russa, greco-turca e algerina.
Non bisogna dimenticare anche la sudditanza dal petrolio, che ancora cospicuamente le navi da trasporto convogliano negli stabilimenti nazionali, i quali lo trasformano in prodotti necessari a fare funzionare le centrali termoelettriche.
Però, esse oggi hanno bisogno di abbondanti investimenti per trasformarsi, in modo da utilizzare materia prima non fossile, bensì rinnovabile.
La questione non è di poco conto perché è necessaria un’inversione a U della mentalità, la quale deve perseguire l’autosufficienza, producendo in ogni modo energia nazionale; in secondo luogo, cercando di eliminare la materia fossile per sostituirla con quella rinnovabile.

Tutti sanno che il processo di trasformazione di energia è il più grande inquinatore dell’ambiente, perché rilascia enormi quantità di anidride carbonica, la famigerata CO2, che causa la desertificazione, fa aumentare il livello degli oceani, fa sciogliere i ghiacci e soprattutto fa crescere la temperatura oltre i due gradi tollerabili.

Non abbiamo notizie se agricoltori siciliani abbiano già messo in cantiere stabilimenti per la produzione di biogas e metano utilizzando i residui dei processi agricoli e quelli di allevamento. L’assessorato regionale all’Agricoltura, se ancora non l’ha fatto, dovrebbe essere promotore di questa iniziativa, coordinando tutte le risorse che vi sono in Sicilia e predisponendo progetti da finanziare con i fondi del Pnrr, che sono disponibili, a condizione che vengano inviati alla Commissione Ue progetti finanziabili in quanto redatti secondo i regolamenti europei.

Il quadro delineato è semplice nella sua enunciazione, ma difficile da realizzare; per cui ci vogliono intelligenze, capacità, competenze e senso della realtà per cominciare un percorso diverso dal passato, cioè costruttivo.

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