Baruch Abbà, il libro di Bruno Poggi alla scoperta dell’ebraismo - QdS

Baruch Abbà, il libro di Bruno Poggi alla scoperta dell’ebraismo

Giuseppe Sciacca

Baruch Abbà, il libro di Bruno Poggi alla scoperta dell’ebraismo

venerdì 04 Dicembre 2020

Fatti e curiosità nel volume che, appropriatamente tradotto, significa “Benvenuto” e in effetti altro non è che un tipico saluto ebraico benaugurale. Viene affrontato il tema dei diversi tipi di ebraismo,

PALERMO – L’interesse sempre più diffuso per l’ebraismo, per lo stile di vita che lo caratterizza, per le tradizioni e per le abitudini anche alimentari, hanno fatto sì che in questi anni sia fiorita una copiosa letteratura, più o meno approfondita, che ha affrontato la non semplice impresa di fornire un primo approccio a una fede che non è solo religione, ma costituisce un modo di scoprire il senso della vita personale di ciascuno e avere allo stesso tempo una visione complessiva del creato.

Il recente libro di Bruno Poggi, intitolato “Baruch Abbà” (edizioni Efesto, 2020), è un’opera rivolta a tutti coloro i quali abbiano interesse per l’ebraismo e in particolare ai non ebrei che vogliano acquisire delle conoscenze per comprendere la più antica tra le religioni monoteiste. Così come conferma il suo titolo, che appropriatamente tradotto significa “Benvenuto” e in effetti altro non è che un tipico saluto ebraico benaugurale.

Una semplice lettura dell’indice fornisce l’idea della varietà dei contenuti trattati con intento di divulgazione, sempre in modo sintetico, chiaro e rigoroso. Vengono così esposti in modo progressivo le origini del popolo d’Israele, l’evoluzione della sua religiosità, per poi passare alla descrizione degli aspetti del quotidiano degli ebrei osservanti. Viene affrontato il tema dei diversi tipi di ebraismo, per concludere con un argomento di grande attualità il rapporto tra ebraismo, sionismo e stato d’Israele.

In circa 240 pagine sono concentrati e svolti compiutamente argomenti che non possono mancare tra le conoscenze di chi si senta per qualsiasi motivo attratto dalla religione di coloro che papa Giovanni Paolo II ha definito “fratelli maggiori” dei cristiani.

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