Allagamenti a Trapani, Corrao: "Necessario lo stato di calamità"

Allagamenti nel trapanese, Corrao: “Necessario stato di calamità. Ecco chi sono i responsabili dei disastri”

Antonino Lo Re

Allagamenti nel trapanese, Corrao: “Necessario stato di calamità. Ecco chi sono i responsabili dei disastri”

Vito Manca  |
sabato 12 Novembre 2022

L'europarlamentare Ignazio Corrao (Greens/EFA) vuole andare a fondo sui recenti allagamenti a Trapani e nel trapanese. L'intervista di QdS.it

Parole con la forza di una stilettata. Non è la solita denuncia politica. L’europarlamentare Ignazio Corrao (Greens/EFA) vuole andare a fondo sui recenti allagamenti a Trapani e nel trapanese. E per non fermarsi alle dichiarazioni d’intenti ha scritto e continuerà a scrivere alla Commissione Europea. L’UE ha gli strumenti per indagare sulle responsabilità e le risorse per andare oltre lo schema dell’emergenza e degli interventi tampone dopo i danni causati in questo o quel territorio. Danni annunciati ma sottaciuti. Corrao punta così ad indirizzare l’intervento della UE consegnandole una nuova prospettiva di osservazione che deve andare necessariamente oltre la logica dei cambiamenti climatici. Per capire alcune alluvioni è fondamentale prendere in considerazione un’alleanza devastante nei territori: mafia, politica ed imprenditoria fuori dalle regole.

L’europarlamentare Ignazio Corrao

Come può intervenire concretamente la Commissione Europea per dare una mano ai territori devastati dalle bombe d’acqua e dalla crisi del sistema idrogeologico dei territori?
“Ritengo che la Commissione UE abbia il dovere di intervenire laddove i territori e le comunità siano in difficoltà per l’impatto catastrofico dei cambiamenti climatici. Le alluvioni di Trapani saranno sempre più frequenti se non si interviene tempestivamente. Non è possibile che piogge forti mettano in ginocchio un’intera comunità, con rischi enormi per l’incolumità delle persone. E’ vero che le piogge straordinarie hanno messo in evidenza il grave dissesto strutturale della rete fognaria di Trapani, dovuto all’incapacità e alla responsabilità imperdonabile delle amministrazioni che si sono susseguite. Ma la Commissione non può permettersi di conoscere il problema e ignorarlo”.

Qual è la soluzione?

“Ho chiesto in via urgente alla Commissione UE innanzitutto di fare luce sulle responsabilità del Comune di Trapani, per capire se abbia mai, in tutti questi anni di enormi possibilità economiche date dai fondi UE, presentato progetti di ammodernamento del sistema fognario nell’ambito delle programmazioni UE 2007-2013 e 2014-2020. Avere a disposizione fondi e non chiederli, né usarli è un insulto a tutta la comunità su cui poi ricadono i danni delle alluvioni. Inoltre, ho chiesto di mettere a disposizione ulteriori fondi UE per intervenire sulla capacità del sistema fognario di ridurre il rischio derivante da alluvioni nell’ambito della prossima programmazione 2021-2027. Infine, considerate le difficoltà di molti Comuni, ho chiesto di prevedere risorse destinate a interventi di manutenzione ordinaria, di miglioramento funzionale, di messa in sicurezza nonché di adeguamento tecnologico delle infrastrutture e non soltanto la mera realizzazione delle stesse”.

La Regione ha dichiarato lo stato di crisi. Ci sono le condizioni per dichiarare anche lo stato di calamità naturale?
“Mi infastidisce molto che chi abbia per anni ignorato senza scrupoli il dissesto del sistema fognario non alzando un dito per occuparsene seriamente poi si straccia le vesti per chiedere lo stato di calamità. Ad ogni modo, si tratta di uno strumento fondamentale per richiedere contributi economici per il ristoro dei danni sopportati dalla comunità. In questa occasione sono stati calcolati danni per 10 milioni di euro di interventi di somma urgenza ed indifferibili, più altri 60 milioni per interventi strutturali di riduzione del rischio residuo. Senza dubbio ci sono le condizioni, ma bisognerebbe interrogarsi sulle gravi responsabilità di chi aveva il potere di intervenire sulla prevenzione e non l’ha fatto”.

I cambiamenti climatici stanno facendo la loro parte in negativo ma lei ha anche posto l’attenzione sull’alleanza tra politica, mafia ed imprenditoria. Cosa ha determinato quest’intesa? E’ ancora operativa?
“E’ innegabile che il dissesto idrogeologico nel trapanese sia frutto di un accordo ben preciso, che ha messo insieme mafia, imprenditoria e politica, sin dagli anni Settanta. Per motivi di consenso politico, hanno cementificato interi pezzi di territorio, azzerando boschi, saline e oasi naturali, costruendo in riva al mare o sulle foci dei torrenti. Hanno distrutto e umiliato il paesaggio, la natura e le risorse ambientali, fregandosene delle bonifiche, delle manutenzioni, dei monitoraggi, degli interventi. Ecco cosa hanno fatto. E cosa continua ad accadere ancora oggi in alcune zone”.

C’è la consapevolezza che i cambiamenti climatici non sono in linea con i tempi della politica e delle decisioni? Quali sono i rischi che si possono correre?
“Che i tempi della politica non stiano al passo dei cambiamenti climatici è evidente. E lo vedremo chiaramente alla prossima forte pioggia. Il rischio dell’inazione è di assistere inermi a fenomeni distruttivi sempre più frequenti, che provocheranno tragedie evitabili, morti inaccettabili, danni incalcolabili. Chi ha oggi le redini della decisione politica e non interviene immediatamente, ne dovrà rendere conto davanti alla storia e alla magistratura”. 

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