Le ambizioni “green” dell’Ue e quelle domande senza risposte - QdS

Le ambizioni “green” dell’Ue e quelle domande senza risposte

Chicco Testa

Le ambizioni “green” dell’Ue e quelle domande senza risposte

martedì 10 Ottobre 2023

L’iperattivismo “Green” della Commissione Europea targata Von Der Layen ha prodotto due nuove misure in campo energetico

L’iperattivismo “Green” della Commissione Europea targata Von Der Layen ha prodotto due nuove misure in campo energetico. La nuova Direttiva sulle fonti rinnovabili (cosiddetta RED3) e la nuova Direttiva sull’efficienza energetica. Due atti fondamentali per dare gambe alla strategia “Fit for 55” (pronti per il 55% di riduzione di gas serra al 2050) che l’Europa si è data nel quadro del Green Deal per rispettare gli impegni di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e far fronte alla crisi energetica derivata dall’invasione russa dell’Ucraina.

Vediamo cosa dicono. Entrambe contengono nuovi “obiettivi” molto sfidanti. Le fonti rinnovabili dovranno coprire almeno il 42,4% (fino al 45%) degli usi finali di energia (non solo gli usi elettrici quindi) entro il 2030, aumentando l’attuale target fissato a “solo” 32% (previsto dalla RED2). Oggi siamo ad un tasso del 21,8%. L’efficienza energetica al tempo stesso dovrà migliorare fino a ridurre al 2030 i consumi energetici finali del 11,7%, rispetto alle previsioni di consumo formulate nel 2020. Si prevede di passare da un aumento del risparmio energetico annuale oggi pari allo 0,8% ad un tasso dell’1,9 nel 2028, con step intermedi.

L’Europa dovrà più che raddoppiare il tasso di efficienza energetica

Mettendo insieme i due obiettivi significa che l’Europa dovrà più che raddoppiare il tasso di efficienza energetica e dovrà raddoppiare la produzione da fonti rinnovabili in 7 anni. Una bella sfida, considerato che la produzione da fonti rinnovabili riguarda per adesso prevalentemente i consumi elettrici. La sfida quindi si basa anche sull’aumento degli usi elettrici (auto, riscaldamento).

Obiettivi anche per i settori tradizionalmente “non elettrici”

Ma la Direttiva definisce anche obiettivi per i settori tradizionalmente “non elettrici”. Nel settore dei trasporti per esempio. la RED III stabilisce una quota di energia rinnovabile nel consumo finale pari ad almeno il 29% entro il 2030; o in alternativa una riduzione dell’intensità delle emissioni di gas a effetto serra del 14,5% entro la stessa data. Ogni Stato membro dovrà fissare un obbligo per i fornitori di combustibili per assicurare che la quota combinata di biocarburanti avanzati e biogas e di combustibili rinnovabili di origine non biologica (RFNBO) nell’energia del comparto sia pari ad almeno l’1% nel 2025 e al 5,5% nel 2030.

Per la prima volta poi la Direttiva definisce un obiettivo rinnovabile vincolante per il settore del riscaldamento e raffrescamento: un aumento annuo di 0,8 punti percentuali della quota verde nei consumi fino al 2026 e di 1,1 punti percentuali dal 2026 al 2030. La Direttiva RED3 fornisce uno strumento utile per lo sviluppo rapido delle fonti rinnovabili: una semplificazione forte delle procedure autorizzative per cui gli Stati membri non possano impiegare più di 12 mesi per la fase di permitting. Vedremo. Si tratta di due direttive, quindi con tempi di applicazione non immediati, ma indicano una strada.

La Direttiva efficienza energetica chiede molto al settore pubblico. Un obiettivo annuo di riduzione dei consumi della pubblica amministrazione dell’1,9% e un obbligo di ristrutturazione edilizia pari al 3 % con particolare attenzione all’edilizia residenziale pubblica e al social housing.

Le due direttive impattano sul settore rifiuti?

In parte si anche se è un tema che andrà approfondito. La Direttiva sulle Fonti rinnovabili indica una strada di sviluppo di biocarburanti e biocombustibili dentro la quale ci potrebbero stare i progetti di riciclo chimico dei rifiuti plastici e sfruttamento delle biomasse. Inoltre si chiede uno sviluppo del teleriscaldamento e teleraffrescamento green e il mondo del waste to energy potrebbe dare un contributo.

Anche la Direttiva sull’efficienza energetica fa riferimento a un possibile uso della termovalorizzazione per migliorare l’efficienza dei processi di teleriscaldamento e teleraffrescamento, anche se in un modo non molto chiaro. Nell’ultimo anno di questo Parlamento Europeo ecco quindi due nuove sfide basate su target ambiziosi e sfidanti. Restano alcuni interrogativi. Quanto costeranno queste misure ai consumatori e alle imprese? Sarà possibile raddoppiare parchi solari, eolici, centrali idroelettriche e impianti a biomassa nell’attuale quadro di difficoltà a localizzare qualsiasi tipo di opera a causa del Nimby? I processi autorizzativi davvero saranno semplificati? Ma soprattutto sarà l’industria europea a beneficiare di questa transizione accelerata oppure stiamo favorendo la manifattura extra UE già più competitiva nelle principali filiere di fornitura della componentistica per fonti rinnovabili ?

Chicco Testa
Presidente AssoAmbiente

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