Anci, i Sindaci difendono la Appendino condannata - QdS

Anci, i Sindaci difendono la Appendino condannata

redazione web

Anci, i Sindaci difendono la Appendino condannata

giovedì 28 Gennaio 2021

Un anno e sei mesi di reclusione. La sindaco di Torino Chiara Appendino (M5s) è tra i cinque condannati per la tragedia di piazza San Carlo, dove il tre giugno del 2017, durante la proiezione su maxischermo della finalissima di Champions League tra Juventus e Real Madrid, il fuggi fuggi tra la folla in preda al panico costò il ferimento di 1.600 persone e, in seguito, la morte di due donne.

Disastro, lesioni e omicidio colposo i reati contestati.

La sentenza del gup Maria Francesca Abenavoli accomuna la Sindaco pentastellata (alla seconda condanna dopo quella a sei mesi per un pasticcio contabile chiamato “caso Ream”) al suo ex capo di gabinetto, Paolo Giordana, all’allora questore Angelo Sanna, al presidente dell’agenzia Turismo Torino – la partecipata del Comune che si occupò della manifestazione – Maurizio Montagnese, al professionista Enrico Bertoletti.

Un sesto imputato, Daniele Bessone, anche lui di Turismo Torino, ha chiesto e ottenuto di patteggiare la stessa pena.

La tesi della difesa, in base alla quale la Appendino non poteva essere chiamata a rispondere di un “evento assolutamente imprevedibile”, non è stata accettata. E adesso, mentre tutti gli esponenti M5S, a cominciare da Luigi Di Maio e Vito Crimi, ribadiscono stima e vicinanza alla Sindaco di Torino, contro la sentenza si alzano gli scudi dei sindaci, anche del Pd.

“Rispetto profondamente il dolore di chi in quella vicenda ha perso un familiare – ha dichiarati Antonio Decaro, primo cittadino di Bari e presidente Anci – ma non posso non rilevare che la condanna di Appendino ci pone di fronte a un problema enorme: in questo contesto di norme e regolamenti diventerà sempre più difficile fare il mestiere di sindaco. Non possiamo essere ancora capri espiatori”.

“Forse – ha affermato Chiara Appendino – sul difficile ruolo dei sindaci andrebbe aperta una sana discussione”.

Parole condivise dal suo predecessore, Piero Fassino, oggi deputato Pd, e dal sindaco dem di Firenze, Dario Nardella, che via twitter ha rivolto alla collega “un abbraccio”.

A gettare i tifosi nel caos, come sancito da un processo parallelo, fu lo spray al peperoncino utilizzato da una piccola banda di rapinatori, tutti già condannati in appello a dieci anni per omicidio preterintenzionale.

Il cattivo odore, i malesseri e il timore di un attentato fecero il resto.

La Procura però ha sempre sostenuto che vi furono gravissime carenze nell’organizzazione e nella gestione della serata: un evento allestito in fretta, con pochi soldi ma troppa gente ammessa in piazza (erano circa quarantamila), troppi venditori abusivi di bevande alcoliche, troppe transenne a sbarrare le vie di fuga.

Secondo il pm Vincenzo Pacileo ci fu una “responsabilità collettiva” a tutti i livelli, mentre il difensore della Sindaco, l’avvocato Luigi Chiappero, aveva inquadrato la vicenda nella teoria del “Cigno Nero”, una metafora che descrive gli avvenimenti dalle conseguenze di vastissima portata ma raro, inatteso e soprattutto impossibile da prevedere.

“Una condanna per reati colposi di questo tenore – ha commentato a fine udienza Pacileo – sono una sconfitta per la società. Anche se la sentenza ci ha dato ragione non abbiamo motivo di essere contenti”.

A Torino non si è mai spenta l’eco di quella notte di follia. Le sirene delle ambulanze, lo spavento, il sangue, l’invasione dei pronto soccorso.

“Porterò sempre con me – ha detto Appendino – il dolore di quella notte. Quei giorni, e i mesi che sono seguiti, sono stati i più difficili sia del mio mandato da sindaca sia della mia sfera privata, personale. Ma non posso nascondere l’amarezza: sto pagando il gesto folle di una banda di rapinatori. La tesi è che avrei dovuto prevedere quanto sarebbe accaduto e, di conseguenza, annullare la proiezione in piazza. Ma come potevo? Lo avrei anche fatto, ma non avevo gli elementi necessari”.

Per Stefano Buffagni, viceministro al Mise, “questa vicenda rischia di portare qualsiasi amministratore e dirigente pubblico a temere per qualsiasi decisione da prendere. E quindi a non fare”.

E’ per questo che Laura Castelli, viceministro all’Economia, ha invitato a raccogliere l’appello di Appendino e “ad avviare una riflessione sul ruolo e le responsabilità degli amministratori locali”.

La destra l’ha buttata, come sempre, in politica.

“Mi chiedo – ha detto Matteo Salvini – se i problemi giudiziari siano ancora problemi per i grillini e il centrosinistra, o se la fame di poltrone gli fa digerire tutto”.

“I pentastellati – ha aggiunto Maurizio Gasparri, di Forza Italia – sono dei pagliacci ipocriti. Noi siamo sempre stati garantisti. Hanno varato le norme più assurde in materia di giustizia e adesso che è stata condannata Appendino scoprono che ci vorrebbero norme a tutela dell’operato dei sindaci. Il loro neo-garantismo non è credibile: sono interessati soltanto all’impunità per se stessi”.

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