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Come finisce un’istituzione

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Come finisce un’istituzione

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 10 Maggio 2023

"Da ARS a SCARS il passo è brevissimo, e sembra quasi raggiunto", l'Assemblea regionale è antica ma non per questo in buone condizioni: il commento.

L’Assemblea Regionale Siciliana è un’istituzione tra le più antiche. Ma la vetustà non sempre è simbolo di sopravvivenza. In questi primi mesi di Governo l’Ars ha prodotto solo 17 ore di lavoro assembleare. Ora considerando il costo generale, non solo gli stipendi dei parlamentari ma anche le spese di funzionamento dell’istituzione, il Parlamento siciliano costa ai contribuenti circa 18.000 euro l’ora per difetto. Tutto questo per produrre solo poche ore di dibattito e approvazione di leggi? E quali leggi, oltre la Finanziaria abbattuta dal fuoco dello Stato, è stata prodotta? Riforme epocali sulla vita dei cittadini siciliani? È stata sconfitta la povertà, il caro voli, sono stati fatti rilevanti passi avanti nei diritti dei siciliani tutti? Almeno una leggina ordinaria per sistemare un settore in difficoltà?

Nulla. Il nulla assoluto. Un’incontenibile leggerezza dell’essere senza il fare. Un girarsi i pollici, un farsi vedere sul loggiato come fosse un loggione per guardarsi come i turisti le magnificenze del Palazzo. Spero che almeno i deputati abbiano visitato e conoscano a memoria cosa è illustrato nei mosaici della Cappella Palatina. Almeno così in un’altra vita possano fare le guide turistiche.

Quando uno strumento è improduttivo, quando un campo è sterile, viene abbandonato, ed è il rischio che corre questa istituzione. Che ritenuto inutile sia abolito o reso ancora più superfluo, come il famoso CNEL che Renzi voleva abolire. Di fatto un organismo consultivo che nessuno si fila. E che se fa una norma viene sconfessata da Roma, a volte a torto a volte a ragione, come uno studente fuori corso che non ha studiato.

Sulla improduttività dell’ARS c’è sempre un rimpallo. Non c’è mai una maggioranza nonostante la legge elettorale con premio di maggioranza. I deputati non propongono nulla per astenia legislativa, non credono nemmeno loro alla loro funzione, non ne scorgono utilità, si concentrano più su comunicati, per coloro che ne fanno. Altri non fanno manco quelli, fanno le comparse in una scenografia Arabo-Normanna.

Altri si lamentano che il Governo regionale, che governa le risorse, perché senza risorse non si cantano le leggi come le messe, non porta nulla in aula. Certo in questi mesi il Governo è latitante, a parte qualche comunicazione sulla guerra agli irlandesi, l’Irlanda predatoria diventerà la nostra Russia. Questa latitanza, soprattutto su alcune deleghe ha fatto capire che ci sarà un tagliando del Governo dopo le elezioni. Ma più che un impulso all’azione amministrativa l’eventuale rimpasto servirà ai riposizionamenti interni alla maggioranza. Alcuni pesi di governo erano stati stabiliti prima del voto regionale, poi il voto, il prossimo volto per le amministrative stabiliranno altri pesi e contrappesi. Di questo l’avvocato Schifani, da fine giureconsulto, ne dovrà tenere conto, mediando ambizioni e resistenze. Sì, tutto fantastico per gli addetti ai lavori ma ai cittadini “che gli frega”, direbbe Bracardi?

Cosa c’è per il miglioramento dei ragazzi che emigrano, e quando emigrano con i costi dei biglietti non tornano, delle donne che in Sicilia lavorano poco e male, per le imprese che hanno costi di insularità non confrontabili che le rendono non competitive?

Da ARS a SCARS il passo è brevissimo, e sembra quasi raggiunto.

Così è se vi pare.

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