Ars, voto segreto vincono gli Egoisti - QdS

Ars, voto segreto vincono gli Egoisti

Carlo Alberto Tregua

Ars, voto segreto vincono gli Egoisti

martedì 14 Febbraio 2023

Tagliare collegamento con il Senato

Il voto segreto nell’Assemblea regionale aveva lo scopo etico di consentire a ciascun deputato di votare secondo coscienza e non secondo gli ordini della propria segreteria. Scopo nobile, che però col tempo è stato travisato, perché utilizzato con altri scopi ben meno nobili e spesso egoistici.

L’ultimo caso ormai noto e di pubblica opinione, quello del voto segreto della notte del 7 febbraio, che ha approvato l’aumento delle indennità per ciascuno dei settanta deputati. Un comportamento perfettamente legale, ma antisociale e totalmente fuor di luogo, dati i tempi che stiamo attraversando, in cui, nella nostra Isola, la povertà è molto diffusa, anche a causa dell’estesa disoccupazione, oltre che alla malavoglia.

Da parte dell’Assemblea regionale sono state citate due leggi a supporto di questa delibera. La prima (legge regionale n.1 del 2014) prevede l’adeguamento delle indennità; la seconda (legge n.44 del 1965), il collegamento dell’Assemblea regionale al Senato della Repubblica.

Riguardo alla legge relativa all’adeguamento, va sottolineato che esso poteva essere anche ridotto, come peraltro ha fatto il Governo nazionale riducendo tale adeguamento relativo all’inflazione per le pensioni. Se esso avesse mantenuto i parametri di legge, l’ammontare delle pensioni di oltre trecento miliardi sarebbe aumentato del dieci percento, cioè di trenta miliardi.

Ed invece i deputati regionali, all’unanimità, e di ogni parte e partito politico, hanno votato e approvato l’aumento, tranne i gruppi di Cateno De Luca che sono usciti dall’aula, ma non hanno votato contro, come avrebbero dovuto e potuto.
Si dice che Palazzo dei Normanni ospiti il più vecchio parlamento del mondo, inaugurato nel 1130 da Ruggero II e successivamente sede di Federico II.

Proprio la nobiltà di mille anni di vita dovrebbe indurre gli attuali inquilini ad un comportamento sobrio e di rispetto per tutti quei siciliani – oltre la metà – che si trovano in stato di bisogno e necessità. Ma evidentemente, nel clima ovattato delle sale normanne, quanto accade al di fuori di quelle mura importa poco o niente, come se ci si trovasse in una sorta di limbo ove i flauti, le danzatrici coperte di pochi veli e le laute pietanze allietassero gli ospiti.

Conosciamo molti deputati, fra i quali assessori regionali, e fra essi ve ne sono molti qualificati, persone per bene. Ma qui non si discute la singola personalità, che non è in gioco; si discute la Somma Istituzione siciliana, che dovrebbe dare il buon esempio di comportamenti etici di alto profilo, fra cui l’equilibrio, la proporzione e responsabilità, in modo da essere primi per virtù e non per peccato.
È spiacevole scrivere quanto precede, ma il nostro dovere – cui non abbiamo mai e non intendiamo mai venir meno – è quello di scrivere le cose come stanno, anche se quanto vi comunichiamo può attirarci le antipatie (non solo) di coloro che si sentono destinatari di questo nostro scritto, che non è critico, ma che dipinge senza mezzi termini fatti e realtà a prova di smentita.

La presidente Giorgia Meloni ha fatto sapere il suo forte disappunto per questo atto di incoscienza sociale e politica, tanto che il giovane presidente dell’Assemblea, Gaetano Galvagno, ha detto che intende proporre una norma che abroghi quella testé approvata, che ha attirato il disappunto dell’opinione pubblica siciliana. Vedremo se la sua affermazione troverà riscontro immediato e positivo.

In questa diciottesima Legislatura, l’Assemblea ha un ruolo centrale, anche perché è in sintonia con la giunta Schifani e perché quasi tutti gli assessori sono anche deputati.
Da quanto precede, dovrebbe essere quasi automatico che i disegni di legge approvati dalla stessa Giunta siano poi a loro volta approvati dall’Assemblea.

Quali sono gli atti più urgenti della giunta Schifani? In primo luogo la riforma della Pubblica amministrazione, a partire dal rinnovo immediato dei contratti collettivi di lavoro, che, secondo le informazioni che ci hanno fornito i sindacati, risalgono al 2005. Poi, la burocrazia regionale che si deve velocemente digitalizzare e preparare alla transizione ecologica, acquisendo le necessarie competenze di cui in atto non dispone.
Se la locomotiva amministrativa non cammina, tutto il treno della Sicilia resta fermo e con esso lo sviluppo ed il progresso.

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