Asili nido, la Sicilia resta ancora indietro - QdS

Asili nido, la Sicilia resta ancora indietro

Michele Giuliano

Asili nido, la Sicilia resta ancora indietro

venerdì 16 Giugno 2023

La fotografia dell’Istat: i posti sono aumentati di circa dieci punti percentuali in un decennio, ma non basta. Forte gap Nord-Sud. La Sicilia continua a essere tra le “peggiori” d’Italia

PALERMO – I posti negli asili nido per i bambini siciliani sono sicuramente cresciuti, nel corso degli anni, ma ancora non abbastanza. La Sicilia, secondo i dati dell’Istat relativi agli indicatori di benessere per il 2022, è passata dal 12% di posti disponibili per bimbi da 0 a 2 anni del 2010/12 ad una copertura del 24% del 2020/2022.

È stato un netto balzo in avanti, ma comunque il gap resta sempre con quasi tutte le regioni italiane. Non si tratta di un semplice ritardo, ma ha ripercussioni importanti in termini di inserimento della componente femminile nel mondo del lavoro.

Peggio della Sicilia, infatti, fanno solo l’Abruzzo, la Campania, la Basilicata e la Calabria. Il divario è evidente con le regioni che si trovano in cima alla classifica: in Piemonte si arriva quasi al 40%, e l’Emilia Romagna oltre il 35%. In totale, nell’anno educativo 2020/2021 sono stati attivi sul territorio nazionale 13.542 servizi per la prima infanzia, con oltre 350 mila posti autorizzati.

Per il complesso dei servizi educativi, la percentuale di copertura dei posti rispetto ai residenti tra 0 e 2 anni di età è rimasta stabile al 27,2% del 2020/2021, ancora lontana dal parametro del 33% fissato dall’Ue. E purtroppo, l’abbassamento della media è dovuta principalmente alle regioni del Sud Italia, ad eccezione della Sardegna. Dopo la battuta d’arresto del biennio 2020-2021, a seguito della pandemia, la partecipazione alla formazione nella primissima infanzia è ripartita nel 2022 in quasi tutte le regioni. In media, nel triennio 2020-2022 il 29,5% dei bambini tra 0 e 2 anni ha frequentato i servizi per l’infanzia, crescendo dell’ 1,5% rispetto al triennio 2019-2021.

Alcune regioni raggiungono un’utenza più che doppia rispetto a dieci anni prima (Puglia, Campania, Piemonte, Molise, Abruzzo e Sicilia, come dicevamo); in altre si osserva un incremento particolarmente accentuato nel 2022 (Piemonte, Trentino Alto Adige, Campania, Emilia-Romagna, Molise, Sardegna, Umbria).

Tuttavia, nonostante i progressi continui, l’inclusione più elevata si continua ad osservare nelle regioni del Nord-est (35,2% dei bambini di 0-2 anni iscritti agli asili nido) e del Centro (32,2%). Arrivati all’età di 4-5 anni, la quasi totalità dei bambini sono, comunque, inseriti nei percorsi educativi anche se, nell’anno scolastico 2020/2021, la quota dei bambini che hanno frequentato la scuola dell’infanzia o il primo anno di scuola primaria è leggermente scesa fino al 92,8% bambini (era 95,9% nel 2019/2020), con valori più bassi per il Centro (90,7%) e più alti al Sud (96,6%).

La Sicilia, pertanto, deve lavorare parecchio per raggiungere gli obiettivi fissati dal consiglio europeo riunito a Barcellona nel 2002, in termini di diffusione di servizi per l’infanzia, tra cui gli asili nido. Gli stati membri devono impegnarsi a offrire tali servizi ad almeno il 33% di bambini sotto i 3 anni (target che riguarda la presenza di asili nido e di servizi per la prima infanzia) e ad almeno il 90% dei bambini di età compresa fra i 3 anni e l’età dell’obbligo scolastico (target che in Italia riguarda le scuole per l’infanzia).

Dopo l’emergenza Covid, entrambi gli obiettivi sono stati aggiornati. In primo luogo, con una risoluzione del consiglio dell’Ue del febbraio 2021, l’obiettivo del 90% nella fascia 3-5 anni è stato innalzato al 96%, nell’ambito dei target sull’istruzione da raggiungere entro il 2030.

Entrambi gli obiettivi erano fissati in origine al 2010. Per quanto riguarda quello del 96% nella fascia 3-5 anni, l’Italia si colloca al 94,6%, e si pone sopra la media europea e tra le Nazioni virtuose.

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