Assistenzialismo erroneo, distruzione territoriale - QdS

Assistenzialismo erroneo, distruzione territoriale

Assistenzialismo erroneo, distruzione territoriale

mercoledì 24 Maggio 2023

Non ci sono le carte geologiche

Governi e maggioranze che si sono succeduti in questi decenni hanno sempre avuto il dilemma di come investire le limitate risorse finanziarie a disposizione del bilancio statale: se verso gli investimenti o verso la spesa corrente.
Quasi tutti, preoccupati dal consenso elettorale, raccolto giorno per giorno, hanno optato per la seconda soluzione. Cosicché hanno continuato a estendere la spesa corrente e in particolare quella assistenzialistica limitando, per conseguenza, l’altra che avrebbe dovuto essere destinata agli investimenti.

Fra questi, particolare importanza hanno quelli relativi alla riparazione idrogeologica e idraulica del territorio e anche alla riparazione degli argini dei fiumi, al rafforzamento di ponti e viadotti, all’abbattimento di immobili abusivi e via enumerando.
Si obietterà che non tutte queste opere erano a carico del Governo centrale: tante altre avrebbero dovuto essere effettuate dalle Regioni e altre ancora dai Comuni. Insomma, un coacervo di responsabili che avrebbero dovuto fronteggiare quello che si continua a verificare anno dopo anno.

Il Sarno in Campania, il disastro delle Marche, l’ultimo di Ischia e quello di questi giorni dell’Emilia Romagna sono alcuni esempi dell’insipienza e dell’indolenza di una classe dirigente non adeguata, che ha sempre fronteggiato il contingente, il giorno per giorno, ignorando programmi di medio e lungo termine.
Sono proprio gli orbi che hanno danneggiato il nostro Paese, non progettando e realizzando quelle opere che avrebbero dovuto mettere in sicurezza il territorio.

Ancora una volta, si obietterà che esso è fragile, montuoso, con una spina dorsale appenninica che rende difficile ogni infrastruttura e ogni riparazione. Tutto vero, ma proprio per questo Governi, Regioni e Comuni avrebbero dovuto destinare la maggior parte delle risorse per fronteggiare questa situazione in maniera decisiva, al fine di evitare questi disastri annunciati.

Ora, il ministro del Mare e della Protezione civile, Nello Musumeci, ha detto in televisione una cosa saggia e ovvia: aspettiamoci che fenomeni come quello dell’Emilia Romagna si ripetano.
Lo stesso ministro ha lamentato che le Regioni, tutte o quasi, non hanno le carte geologiche del territorio, cioè non hanno fatto la rassegna di tutti i punti deboli suscettibili di essere riparati e messi in sicurezza. Ha imputato la responsabilità precisa di tutto ciò ai presidenti di Regione, forse dimenticando che anche lui lo è stato per cinque anni, come capo della Sicilia.

In ogni caso, ora egli dovrebbe tempestivamente portare al Consiglio dei ministri un disegno di legge per rendere cogente l’obbligo per tutti i presidenti delle Regioni di stendere tali carte geologiche del territorio, penalizzando gli inadempienti con il rubinetto dei finanziamenti: si chiude quando tali presidenti non fanno il loro dovere al riguardo.
Le esondazioni dei fiumi si sono verificate per le bombe d’acqua, è vero, ma anche perché gli argini non erano sufficientemente elevati, perché la Protezione civile non aveva messo tempestivi sbarramenti di sacchi di sabbia, sapendo che tali bombe sarebbero arrivate, perché le politiche ambientali attuali sono insufficienti per evitare tali fenomeni in futuro.

Assistiamo a un chiacchiericcio fastidioso e inutile che serve solo a mascherare le responsabilità di chi dovrebbe anticipare le sciagure quando è possibile (per i terremoti non ancora) e non dopo piangere come i coccodrilli. è un teatrino stomachevole cui ho assistito in questi sessantacinque anni di lavoro, durante i quali ne ho viste di tutti i colori.

È ora di cambiare registro. Ma per farlo occorre che i/le cittadini/e, cioè il Popolo – detentore del potere – abbia la consapevolezza di quanto accade, individui le responsabilità e se ne ricordi vivamente quando andrà a votare – sì, perché votare è un dovere-diritto – scegliendo fra i/le candidati/e quelli/e che ritiene più colti, più consapevoli, più onorevoli e rispettosi delle regole civili, per cui si possa presumere che faranno bene il loro dovere.
Ecco, di questo si tratta e di nient’altro: fare bene il proprio dovere. Ma chi lo fa?

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