Autonomia, il testo fa discutere: c'è chi pensa al referendum

Autonomia, un testo che fa discutere tutti. E c’è chi pensa al referendum

Daniele D'Alessandro

Autonomia, un testo che fa discutere tutti. E c’è chi pensa al referendum

Antonio Giordano  |
sabato 27 Gennaio 2024

Non si placano le discussioni intorno all'ormai imminente approvazione del ddl sull'autonomia differenziata: c'è chi paventa il referendum abrogativo

Non è stato ancora approvato in via definitiva ma il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata in Sicilia non piace a nessuno. Poche certezze sulle risorse che saranno riconosciute, la questione dell’insularità non pienamente affrontata e la speranza che con il passaggio alla Camera qualcosa possa migliorare. Mentre c’è già chi si attrezza per un referendum abrogativo. Tutto questo emerge da un convegno che si è tenuto a Palermo nella Sala Mattarella dell’Assemblea regionale siciliana. Un incontro organizzato dall’ex assessore all’economia Gaetano Armao, docente di diritto amministrativo e da sempre impegnato ad approfondire il rapporto tra l’autonomia chiesta dalle regioni a statuto ordinario e la Sicilia, a statuto speciale. Ancora tutto da studiare, ad esempio, quanto potranno impattare gli elementi di riequilibrio e coesione che sono contenuti del ddl. “In un primo momento”, ha detto Armao, “il testo nella sua originaria versione non conteneva né una garanzia per la specialità né per l’insularità e quindi i rischi sarebbero stati gravissimi. Con alcuni aggiustamenti il testo è stato migliorato ed è stata introdotta la garanzia della insularità che trova riscontro nella Costituzione. È chiaro – ha sottolineato Armao – che gli elementi di riequilibrio e di coesione di quel disegno di legge andranno tutti sperimentati in concreto”.

Un riequilibro da inventare e attenzione ai Lep

Nell’ultimo giorno utile, ha spiegato Armao, “è stato introdotto un emendamento che prevede che l’assegnazione di nuove funzioni alle regioni potrà avvenire solo nel caso in cui siano già riconosciuti e raggiunti i livelli essenziali delle prestazioni nelle altre regioni. Quindi un elemento di grande riequilibrio da accogliere positivamente».
“L’introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni come passo propedeutico al regionalismo differenziato dà importanti garanzie. Occorre, quindi, un monitoraggio puntuale affinché effettivamente i Lep siano garantiti prima del trasferimento delle funzioni”, ha ribadito Armao. “Il rischio”, ha aggiunto, “è dato dal fatto che si potrebbero trasferire le funzioni con l’attuale assetto di distribuzione delle risorse che vede oggettivamente la spesa pubblica delle regioni fortemente differenziata nel nostro Paese. Per cui, oggi, un cittadino siciliano riceve meno di quanto un cittadino lombardo. Questo non avviene soltanto in termini di trasferimento, ma anche di investimenti infrastrutturali, di servizi”.

Corso: “Testo scritto con i piedi”

Se il giudizio di Armao è più felpato, quello di Guido Corso, professore emerito di Diritto amministrativo all’Università Roma Tre, è tranchant. «Con un’espressione grossolana, questo testo è scritto coi piedi. I correttivi del disegno di legge sarebbero tanti, ma una delle questioni cruciali è la subordinazione del trasferimento delle funzioni ulteriori alle Regioni, alla previa determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni relativi ai diritti civili e sociali (Lep). Probabilmente questo passaggio è stato chiesto da una parte della coalizione governativa per allungare i tempi, perché se effettivamente il trasferimento andrà fatto dopo che sono stati determinati i Lep, non so in quale secolo questo iter potrebbe essere concluso». Ad esprimere preoccupazioni anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla: “Noi siamo a statuto speciale e ancora invochiamo l’applicazione piena e completa di quella carta statutaria. L’autonomia differenziata è un tema complicato e complesso e a mio avviso nelle sue conseguenze e prospettive non è un tema chiaro a nessuno, neanche a chi ne propugna le potenzialità miracolistiche”. Critico anche Franco Piro, esponente del Pd ed ex assessore regionale all’Economia: “È una legge per molti versi anticostituzionale che sottrae il potere di intervento al Parlamento e che ignora gli enti locali”. “Ancora c’è un po’ di strada da percorrere”, dice Giuseppe Verde, docente dell’Università di Palermo, “ confido nei lavori parlamentari che possano migliorare il testo dal punto di vista tecnico”.

Firme per il referendum

“Quella in discussione a Roma”, attaccano il capogruppo dei cinque stelle all’Ars, Antonio De Luca e il referente regionale Nuccio Di Paola, “è una riforma che può avere ricadute negative molto, ma molto importanti e la stanno trattando come se si trattasse di una leggina insignificante. La gente non sa nulla o quasi di cosa li aspetta, per questo va informata preparandola per una successiva raccolta di firme per il referendum abrogativo”.

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