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In barca a vela controvento, il lungo viaggio della Pubblica amministrazione

redazione

In barca a vela controvento, il lungo viaggio della Pubblica amministrazione

Roberto Greco  |
venerdì 26 Gennaio 2024

Fpa Annual Report: “competente”, per il 24%, “efficiente”, circa il 20%, e “digitale” per almeno il 19% degli utenti. I più soddisfatti i cittadini del Centro (79%) e del Nord-ovest (77%), molto meno quelli del Sud (54%) e del Nord-est (46%)

ROMA – Molto spesso il sistema della PA (la Pubblica Amministrazione, ndr) italiana è messo a confronto con quelli degli altri paesi europei e del c.d. blocco occidentale. Sulla base dei dati dell’osservatorio di “The European House – Ambrosetti”, seppur rispetto agli anni precedenti ci siano stati miglioramenti, i punti deboli su cui si deve ancora lavorare per raggiungere gli altri paesi europei sono diversi e rappresentano la sfida attuale per portare a zero quel gap dell’Italia rispetto al resto dell’Europa, registrato negli ultimi vent’anni, per quanto riguarda la produttività, aspetto influenzato molto dall’ecosistema di riferimento, che pone in relazione formazione, capitale umano, digitalizzazione, attenzione alla sostenibilità ed efficienza della Pubblica Amministrazione.

Lo stato attuale della Pubblica amministrazione

Dello stato di salute della PA si è occupato Fpa, società di servizi e consulenza che dal 1990 organizza “Forum PA”, il più importante evento nazionale dedicato al tema della modernizzazione della PA e che, nei giorni scorsi, ha presentato la nona edizione di Fpa Annual Report, la pubblicazione che analizza i principali fenomeni d’innovazione che hanno interessato la PA negli ultimi 12 mesi e anticipa le prospettive per il 2024. Il primo dato che emerge è che sembra migliorata la percezione degli italiani nei confronti della PA, vista sempre di più come soggetto protagonista nei processi di trasformazione del Paese. Circa il 64% dei cittadini che hanno avuto rapporti con la PA negli ultimi due mesi si ritiene soddisfatto dell’esperienza.

I primi tre aggettivi utilizzati nel valutare la PA sono “competente”, per il 24%, “efficiente”, circa il 20%, e “digitale” per almeno il 19% degli utenti. Sempre dalla lettura dei dati emerge un dato che può suonare retró e che evoca il famoso “posto fisso” di Checco Zalone che ha assillato le notti insonni degli italiani, il lavoro come dipendente a tempo indeterminato presso un ente pubblico accompagnato da una serie di tutele come malattia e straordinari retribuiti, polizze sanitarie, buoni pasto e altri benefit.

Nel 2023, 7 italiani su dieci sono interessati un impiego nella PA, non solo per il “posto sicuro” ma anche per la qualità della proposta professionale. PA che soddisfa le necessità, le esigenze e, perché no, le ambizioni professionali dei cittadini? Il giudizio più positivo arriva dalla fascia 18-34 anni e da chi ha un diploma o una laurea con un dato che supera ampiamente l’80%. I più soddisfatti sono gli abitanti del Centro Italia, 79%, e del Nord ovest, 77%, mentre molto meno i residenti del Sud Italia, 54%, e del Nord est, 46%.

“Il 2023 – ha dichiarato durante la presentazione del rapporto Gianni Dominici, Amministratore delegato di FPA – ha rappresentato una nuova stagione per la centralità assunta dalle persone dentro la PA, percepite come attori di primo piano per il cambiamento del Paese. Ci stiamo lasciando finalmente alle spalle la visione della macchina pubblica come fardello. L’Annual Report descrive una PA più consapevole del ruolo centrale riconquistato, una PA che nel 2023 ha navigato veloce ma controvento. Per migliorare la navigazione, oltre a semplificare le procedure, a ridisegnare i concorsi, a puntare su digitalizzazione e formazione, è necessario anche sostenere il nuovo interesse nei confronti della PA cambiandone la narrazione, facendo emergere persone e progetti virtuosi. Dobbiamo adottare nuovi modelli organizzativi basati sull’ascolto, per valorizzare le energie dei giovani talenti e rispondere a un cambiamento sempre più veloce, come ci dimostra la rivoluzione portata dall’Intelligenza Artificiale”.

Sanità, impoverimento capitale umano

Nella Sanità è forte il processo di impoverimento del capitale umano. Negli ultimi due decenni la quota di medici over 55 è passata dal 20% del 2000 al 56% nel 2019, l’Italia è l’esempio più eclatante in ambito europeo. Inoltre, nel 2019 il 20% di tutti i medici ha più di 64 anni. Mentre il basso numero d’infermieri (6,3 infermieri ogni 1.000 abitanti, dato sotto la media UE-27) si accompagna ad un basso numero di studenti che ogni anno si laureano in questa disciplina: nel 2020 meno di 17 per 100.000 abitanti, a fronte di oltre 40 per 100.000 in Danimarca, Svezia e Germania.

A questo si aggiunge la fuga all’estero dei giovani professionisti sanitari: secondo la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, ogni anno 1.000 medici scelgono di andarsene. In questo quadro difficile, il 2023 restituisce un settore in grande trasformazione, grazie soprattutto agli obiettivi e alle risorse del Pnrr, con cantieri aperti nei diversi ambiti: la territorializzazione degli interventi di assistenza sanitaria (Case della Comunità, Centrali Operative Territoriali, Ospedali di Comunità); l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del settore (il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, la formazione necessaria). L’esito di questi cantieri nei prossimi mesi determinerà o meno il recupero di un settore attualmente in crisi.

Scuola, rimettere al centro le persone

Anche la scuola appare un ambito segnato da problemi di lungo corso e che deve, quindi, sfruttare al meglio le opportunità di cui improvvisamente dispone grazie alle risorse Pnrr. I livelli di dispersione scolastica in Italia sono poi ancora troppo alti, con uno svantaggio molto accentuato nel Mezzogiorno. In Sicilia l’abbandono scolastico si attesta al 21,1%, in Puglia al 17,6%, in Campania al 16,4% e in Calabria al 14%. Considerando anche la dispersione scolastica implicita, a livello nazionale la popolazione studentesca che si trova in condizione di fragilità degli apprendimenti supera il 20%. Inoltre, aumenta il mismatch tra domanda e offerta di lavoro: secondo il Sistema informativo Excelsior 2023 (Unioncamere-Anpal) nel 45% dei casi le aziende non trovano il personale che cercano. A fronte di questa realtà, il 2023 ha visto diverse iniziative – come il Piano di semplificazione per la Scuola e l’avvio della piattaforma Unica, le Linee guida per le discipline Stem e la nomina dei docenti tutor e orientatori – il cui obiettivo di fondo è costruire una scuola basata sulla personalizzazione dell’insegnamento e degli apprendimenti, mettendo al centro le persone.

PA digitale, 37 milioni di identità Spid

Nel 2023 sono proseguiti i grandi progetti-Paese per la PA digitale, anche se quasi tutte le piattaforme nazionali hanno conosciuto tassi d’incremento più bassi del recente passato.

Al 31 dicembre 2023 le identità Spid hanno raggiunto 36,8 milioni, +10% rispetto a inizio anno (era il +22% nel 2022), evidenziando un rallentamento fisiologico, mentre le Carte d’identità elettroniche sono 41,2 milioni, +26% (come nel 2022). Cresce PagoPa, che a dicembre 2023 registra 386,3 milioni di transazioni nel corso dell’anno, per un valore di 83,5 miliardi di euro, +16% rispetto al 2022.

E anche l’appIO, che ha raggiunto 36,5 milioni di download, +13%, più basso del +30% 2022.
La digitalizzazione della PA (M1.C1.1) si conferma tra le componenti più solide del Pnrr, con meno criticità in termini di scadenze rispettate, soprattutto per le misure rivolte al territorio.

Fondi Ue, migliorare capacità di spesa

Nel 2023, oltre ai fondi del Pnrr, sono avvenuti tre fenomeni importanti: è terminata la spesa dei fondi strutturali 2014-2020, sono stati avviati i Programmi nazionali e regionali previsti dall’Accordo di partenariato 2021-2027 firmato da Italia e Commissione Ue, è stato ridefinito dal Governo l’impianto della governance delle politiche di coesione verso una forte integrazione e accentramento tra fondi strutturali e Pnrr.
Come accade all’avvio di ogni nuovo ciclo di coesione, ci si chiede se saremo in grado di spendere le risorse disponibili nei tempi previsti senza accelerazioni dell’ultima ora.
A questo scopo, nell’Accordo di partenariato 2021-2027, l’Italia e la Commissione europea hanno previsto misure e strumenti ad hoc, come i Piani di Rigenerazione Amministrativa (PRigA) e il CapCoe, un nuovo programma nazionale. In questo contesto, il 30 novembre scorso è partita la procedura per più di duemila nuove assunzioni in sette Regioni del Mezzogiorno per migliorare l’attuazione della politica di coesione e la capacità di spesa dei fondi europei e nazionali.

Cambio di passo sulla transizione ecologica

Nel 2023 il tema dello sviluppo sostenibile è tornato nell’agenda politica e nel dibattito pubblico del nostro Paese.
Un segnale concreto è stata l’introduzione del Nuovo Codice degli appalti pubblici in vigore dal 1° luglio di un unico articolo che dà conto l’importanza dei Cam (Criteri Ambientali Minimi) e dei Criteri sociali da contemplare nei bandi e negli avvisi pubblici.
Un cambio di passo importante a fronte dei ritardi che ancora sconta il settore. A confermarlo sono i dati del VI Rapporto dell’Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente-Fondazione Ecosistemi.
In termini di competenze, la formazione del personale è un’abitudine consolidata per il 63% dei capoluoghi, ma ancora un’azione limitata a un residuale 23% nei Comuni italiani.
Anche se il 100% dei Comuni capoluogo afferma di conoscere il Green Public Procurement, l’applicazione dei suoi criteri in alcuni casi è ancora sfidante.

3,2 milioni di dipendenti nella Pa: ci sono 5,5 unità ogni 100 abitanti

Il 2023 è stato l’anno delle grandi riflessioni sull’attrattività della pubblica amministrazione, che nell’ultima rilevazione registra una piccola crescita degli occupati.

Per il 2022 la stima del numero dei dipendenti pubblici è di 3,27 milioni, +0,8% rispetto al 2021, in crescita ma ancora sotto la media dei principali Paesi: in Italia ci sono 5,5 impiegati pubblici ogni 100 abitanti, mentre sono 6,1 in Germania, 7,3 in Spagna, 8,1 in UK, 8,3 in Francia. In Italia si contano 14 dipendenti pubblici ogni 100 occupati, contro i 16,9 in UK, i 17,2 in Spagna, i 19,2 in Francia.

Nel futuro, le stime parlano di oltre 150.000 persone assunte all’anno per i prossimi 5 anni, parallelamente al milione di dipendenti pubblici che andranno in pensione entro il 2033. Ma si affaccia il fenomeno delle rinunce: mediamente due vincitori di concorso su dieci hanno rinunciato al posto, con punte del 50% per quelli a tempo determinato.

A questo si collega il fenomeno dei plurivincitori: nell’ultimo biennio il 42% dei candidati ha partecipato a più concorsi e il 26% è risultato idoneo in almeno due graduatorie. Intanto, la PA diventa sempre più anziana. Nel 2021 l’età media del personale stabile era di 50,7 anni (49,9 anni per gli uomini, 51,4 per le donne). Nel 2001 era di 44,2 anni. L’età media di entrata è passata in vent’anni da 29,3 a 34,3 anni.

Gli impiegati pubblici con meno di trent’anni sono il 4,8%, si riducono al 3,6% solo tra il personale stabile. La PA è in maggioranza formata da donne, il 58,8% del totale, ma solo il 33,8% ricopre posizioni apicali. Inoltre, le donne guadagnano in media circa 10.000 euro in meno degli uomini.

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