Batteri resistenti agli antibiotici, situazione seria in ospedali - QdS

Batteri resistenti agli antibiotici, è emergenza negli ospedali. Iacobello: “Serve cultura dell’igiene”

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Batteri resistenti agli antibiotici, è emergenza negli ospedali. Iacobello: “Serve cultura dell’igiene”

Giuseppe Bonaccorsi  |
giovedì 22 Dicembre 2022

"Una guerra simile richiede una rivoluzione culturale rispetto all'efficacia dei programmi di 'infection control' attuali", afferma Iacobello".

Le previsioni per i prossimi anni di alcuni esperti infettivologi sulla diffusione dei batteri resistenti soprattutto negli ospedali sono agghiaccianti. Secondo le stime di questi ricercatori di fama mondiale, nei prossimi anni in Italia e in tutta Europa, senza opportuni correttivi, potrebbero esserci complessivamente oltre 10 milioni di morti per il diffondersi di batteri resistenti agli antibiotici. Previsioni che farebbero apparire la lotta al Covid e la conseguente strage una passeggiata.

Prima che scoppiasse la pandemia anche in Sicilia erano stati avviati alcuni progetti pilota per contenere i casi di diffusione di alcuni batteri resistenti nei nostri ospedali, dove la situazione si aggrava anno dopo anno al punto tale che oggi c’è chi mette in dubbio anche i decessi da Covid, sostenendo che un 40% potrebbero essere stati causati proprio da questi microrganismi.

Uno di questi era stato avviato al Cannizzaro di Catania, nel reparto del direttore del dipartimento di Malattie infettive, Carmelo Iacobello.

Una guerra molto difficile

Abbiamo chiesto al primario a che punto è quel progetto. “Dopo a crisi pandemica abbiamo ripreso in mano il lavoro e stiamo approntando le risposte adeguate. Ma è molto difficile implementare questo piano e lo dico anche guardando a cosa è accaduto in tutte le regioni in cui si è già andati avanti con progetti che, però, non hanno raggiunto il risultati che si attendevano”.

Insomma la battaglia contro i batteri resistenti sarà molto lunga e difficile?

“Una guerra simile richiede una rivoluzione culturale rispetto all’efficacia dei programmi di ‘infection control’ attuali. Il problema è legato soprattutto al fatto che ci vuole personale e soprattutto quello specializzato per garantire di raggiungere risultati soddisfacenti. E un ruolo importante è assegnato proprio ai super infermieri specializzati che noi non abbiamo”.

A gennaio parte la Telemedicina

Qual è la situazione degli ospedali in merito al diffondersi di infezioni da batteri resistenti?

“Molto seria. La mia idea per ottenere un risultato è quella di ridurre i tempi di ospedalizzazione dei pazienti e conoscere lo stato di colonizzazione dei batteri multi resistenti attraverso tamponi. Ci stiamo muovendo in questo senso, ma soprattutto attraverso un progetto di Telemedicina, con una massiva assistenza domiciliare di quei malati che possono essere trattati direttamente a casa loro. A gennaio partirà proprio con un progetto di assistenza domiciliare, attraverso la telemedicina, grazie a squadre di medici esperti che cureranno i malati direttamente a casa. In questo modo    si limiterà al massimo la ospedalizzazione de soggetti riducendo allo stesso tempo il rischio di infezione da batteri resistenti nelle corsie ospedaliere”.

Anche nel corso della lotta al Covid un progetto similare era stato attivato con successo dal primario Covid e dell’Utr del Cannizzaro, Sandro Distefano, e i risultati non erano stati affatto deludenti.

“Inoltre – continua Iacobello - nei soggetti affetti da infezioni da batteri resistenti avvierò con l’ausilio di pompe elastomediche una terapia antibiotica continua, e non intermittente, che non farà altro che bombardare senza interruzione e con concentrazioni elevate di farmaco il batterio per sconfiggerlo. Sul fronte della lotta nei reparti sarà, invece, necessario diffondere una cultura dell’igiene, attraverso il continuo lavaggio delle mani e il cambio dei guanti. Un nodo di non facile soluzione verso cui tutti i sanitari dovrebbero fare mea culpa”.

Uno dei punti cardine nella lotta ai batteri multi resistenti passa attraverso la riduzione dell’uso continuo di antibiotici anche per un mal di gola. Purtroppo la prescrizione sul territorio di questi farmaci continua ad essere massiccia. Cosa si può fare?

“A parte la responsabilità di una parte de medici di famiglia che prescrivono senza freni, devo dire che ormai l’uso degli antibiotici si è diffuso anche negli ospedali in maniera inappropriato. Questo andazzo    legato al timore del medico che una infezione possa avere un decorso più grave va superato. Non c’è alcuna evidenza scientifica che possa dimostrare che usando gli antibiotici in maniera preventiva si possano ottenere deI risultati. E’ una usanza quanto più sbagliata e dannosa”.

Quali sono i pazienti che rischiano di più una infezione da batteri resistenti?

“Ma ovviamente tutti quei cittadini che nel corso degli anni hanno fatto un uso indiscriminato di antibiotici che hanno causato adesso una resistenza agli antibiotici. Questo iperconsumo ci porterà al disastro”.

Bisogna “correggere” i medici di famiglia

A puntare il dito contro l’uso eccessivo degli antibiotici è anche il prof. infettivologo, Bruno Cacopardo, direttore delle Malattie infettive del Garibaldi Nesima di Catania.

“Se si vuole fare una battaglia efficace contro le resistente batteriche bisogna insegnare a una parte dei medici di famiglia a come usare bene gli antibiotici. Li usano malissimo. Noi infettivologi abbiamo già detto più volte che bisogna diffondere nei medici    la necessità a usare con competenza gli antibiotici, altrimenti non ne usciremo….”.

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