Biodiversità, Mediterraneo sotto attacco, Stretto di Sicilia tra le aree più a rischio - QdS

Biodiversità, Mediterraneo sotto attacco, Stretto di Sicilia tra le aree più a rischio

Rosario Battiato

Biodiversità, Mediterraneo sotto attacco, Stretto di Sicilia tra le aree più a rischio

sabato 30 Maggio 2020

Legambiente: cambiamenti climatici, inquinamento e sovrasfruttamento tra minacce alla natura. L’Isola è coinvolta in una procedura Ue a causa della mancata tutela dell’ecosistema

PALERMO – La biodiversità è costantemente in pericolo. L’emergenza Covid-19 nel corso del 2020, cioè proprio nell’anno che avrebbe dovuto costituire un tassello fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi decennali sulla conservazione della natura, ha accentuato ulteriormente le criticità legate alle attività antropiche che, assieme al mancato rispetto degli equilibri ecologici, minacciano le specie animali e vegetali e la stessa sopravvivenza dell’umanità. Anche l’Italia, che è la nazione con la più grande biodiversità in Europa, dovrà necessariamente fare la sua parte e la Sicilia non potrà essere da meno. Se ne è discusso proprio nel corso della giornata mondiale della biodiversità che, col tema “Le soluzioni sono nella natura”, si è tenuta venerdì scorso.

IL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE
A fare il punto della situazione ci ha pensato Legambiente col rapporto “Biodiversità a rischio”, che traccia un quadro sullo stato di salute del nostro patrimonio naturalistico a partire proprio dal Mediterraneo ed estendendo l’analisi a quelle che sono le principali dinamiche che attentano alla perdita di biodiversità. All’interno dello studio, infatti, si fa riferimento ai cinque principali fattori di perdita della biodiversità: cambiamenti climatici, perdita, degrado e frammentazione degli habitat, inquinamento, sovrasfruttamento e l’uso non sostenibile delle risorse naturali, introduzione di specie aliene invasive.

I CASI SICILIANI
All’interno del rapporto vengono messe in evidenza anche alcune pericolosità che riguardano da vicino la Sicilia. In particolare, facendo riferimento all’ultima relazione dell’Agenzia europea per i controlli sulla pesca che conduce annualmente attività di ispezione con le autorità nazionali, le “aree del Mediterraneo con il più alto tasso di illegalità sono lo Stretto di Sicilia, il mar Ionio e il bacino del levante per la pesca ai gamberi con lo strascico di fondo (Efca, 2020)”.

Inoltre, tra le infrazioni maggiormente riscontrate in tutto il Mediterraneo e in particolare nello Stretto di Sicilia, si rintracciano la “pesca in aree vietate, l’uso di attrezzi da pesca non consentiti, le mancate o erronee registrazioni nel diario di bordo, l’assenza di autorizzazioni alla pesca”. La Sicilia, in questa materia, è anche sotto procedura di infrazione dell’Ue. Si tratta della 2015/2163 (9) fa riferimento alla mancata designazione delle Zone speciali di conservazione (Zsc) e alla mancata adozione delle misure di conservazione – Violazione Direttiva Habitat.

LE PROPOSTE
All’interno del rapporto, Legambiente ha lanciato una road-map post-2020 con dieci proposte sul contributo che l’Italia può dare al Piano strategico per la biodiversità del decennio 2020-2030, cominciando dal rafforzamento della sua legislazione sulla tutela ambientale (in particolare le Direttive Habitat e Uccelli), dando piena attuazione a Natura 2000 e prevedendo il coinvolgimento attivo delle parti interessate, dei settori politici chiave e della società civile.

Andando in dettaglio, l’associazione del Cigno propone di ridurre l’impatto climatico sulla biodiversità; incrementare le aree protette e le zone di tutela integrale; migliorare la conoscenza e il monitoraggio della biodiversità; rafforzare la rete Natura 2000 per garantire una migliore tutela e governance della biodiversità; promuovere una gestione integrata della costa, dando piena attuazione alla Strategia marina e favorendo la crescita della Blu economy, in particolare nelle aree marine protette.

Si propone, inoltre, di migliorare gli ecosistemi agricoli e la tutela dell’agro-biodiversità nelle aree ad alto valore naturale; creare una rete nazionale dei boschi vetusti; contrastare le azioni illecite contro specie faunistiche ed ecosistemi naturali; proteggere gli ecosistemi acquatici e migliorare i servizi ecosistemici dei corpi idrici superficiali; combattere le specie aliene invasive; sostenere l’economia della natura e finanziare la biodiversità e il capitale naturale, prevedendo investimenti nella bioeconomia e agevolazioni per giovani imprese che investono in green jobs.

L’IMPEGNO DELL’UE
Nei giorni scorsi anche la Commissione Ue si è messa in prima linea, adottando due decisioni importanti nell’ambito del “Green Deal” europeo: una nuova e strategia per la tutela della biodiversità e la strategia ‘dal produttore al consumatore’ (‘Farm to fork’)” per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. Per l’esecutivo comunitario, le “due strategie si rafforzano a vicenda e favoriscono i rapporti tra natura, agricoltori, industria e consumatori affinché lavorino insieme per un futuro competitivamente sostenibile”.

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