Boris Giuliano, Palermo ricorda il Capo della polizia ucciso dalla mafia - QdS

Boris Giuliano, Palermo ricorda il Capo della polizia ucciso dalla mafia

redazione

Boris Giuliano, Palermo ricorda il Capo della polizia ucciso dalla mafia

martedì 21 Luglio 2020

Corone d’alloro alla cerimonia di commemorazione, Franco Gabrielli: “Ricordo doveroso, aveva capito quale doveva essere la strada per attaccare l'organizzazione criminale”. Pietro Grasso: “Il suo nome e la sua storia scolpiti nella memoria di tutti i palermitani”

Corone d’alloro in ricordo di Giorgio Boris Giuliano, il capo della Squadra mobile di Palermo, ucciso dalla mafia in via Francesco Paolo Di Blasi, il 21 luglio del 1979.

Alla cerimonia di commemorazione nel capoluogo hanno preso parte il capo della polizia, il prefetto Franco Gabrielli, i vertici delle forze dell’ordine, oltre ai familiari tra cui il figlio Alessandro Giuliano, oggi questore a Napoli, la moglie Ines Leotta, e le figlie Selima ed Emanuela Giuliano. Al termine della commemorazione, una Santa Messa di suffragio, officiata dal cappellano militare padre Massimiliano Purpura, nella Chiesa della Madonna di Monte Oliveto.

“È un ricordo doveroso – ha detto il capo della polizia, Franco Gabrielli- Boris Giuliano è stato un grande poliziotto, colpito alle spalle perché chi lo voleva uccidere aveva anche timore di una sua reazione. Essere qui a Palermo era un impegno personale che avevo preso con la signora Giuliano. Non è solo il ricordo di un poliziotto ucciso, ma anche di un poliziotto che aveva capito perfettamente quale doveva essere la strada per attaccare l’organizzazione criminale. Noi ovviamente ricordiamo sempre i grandi processi e le grandi sentenze. Ma a me piace ricordare anche chi ha lavorato in un contesto di grande tensione perché nel 1979 non so quanti palermitani, e non solo, parlassero di mafia e di criminalità organizzata. Questi sono stati veri e propri precursori che hanno pagato con la vita, è doveroso ricordarli e riferire a noi, venuti dopo, questi esempi di sacrificio, dedizione e acume investigativo. Ricordare Boris Giuliano non è solo ricordare un collega che è stato ucciso ma è anche un collega che aveva capito prima e meglio di altri chi aveva di fronte e quali erano gli strumenti per sconfiggerli”.

“Noi abbiamo due grandi questioni a cui prestiamo particolare attenzione – ha aggiunto Gabrielli – la possibilità che la crisi economica diventi prateria per la organizzazioni criminali e il tema dell’ordine pubblico. Abbiamo costituito un osservatorio a livello nazionale, presso la direzione centrale della polizia criminale, che ha come oggetto di monitorare, indirizzare e fornire al decisore politico tutte quelle che sono le indicazioni che possono essere utili per le misure che devono essere intraprese per contrastare questa possibilità”.

Sul fronte dell’ordine pubblico, poi, Gabrielli ha sottolineato “sono convinto che queste situazioni provocheranno nel tessuto sociale delle lacerazioni perché molte persone avranno difficoltà a riprendere l’attività” perché “quando il lavoro viene meno aumenta la disperazione e lo stato di sofferenza delle nostre popolazioni”.

“Oggi abbiamo bisogno di mantenere unità la collettività nazionale – ha proseguito – In questo momento di ovvia sofferenza. Tutto quello che è successo lascerà delle conseguenze. Noi per vocazione siamo un po’ il pronto soccorso della società e quando si verificano situazioni di malessere e sofferenza che possono tradursi in manifestazioni di piazza in questo momento dobbiamo dimostrare la professionalità che ci è propria, la capacità di entrare in empatia con la sofferenza e il bisogno della gente. In questo momento, non mi stanco di dirlo a chi ha la responsabilità dell’ordine pubblico, ai prefetti e ai questori, di essere particolarmente attenti a interpretare il disagio della gente. Abbiamo bisogno non di esercizi muscolari. Le nostre forze dell’ordine si facciano ancora una volta interpreti del presidio di legalità”.

Anche Pietro Grasso, senatore Leu, ha voluto ricordare Giuliano a 41 anni dall’uccisione. “Stava pagando il caffè al bar Lux – ha detto – quando fu freddato alle spalle da Leoluca Bagarella, quarantuno anni fa. Il nome e la storia di Boris Giuliano sono scolpiti nella memoria di tutti i palermitani e di chi, come me, lo ha conosciuto. Era un abilissimo investigatore, un uomo stimato da colleghi e cittadini. Le sue intuizioni .portarono a seguire gli affari internazionali di Cosa nostra nel traffico dell’eroina tra la Sicilia e gli Stati Uniti. Il commissario con i baffi che si era specializzato alla scuola dell’Fbi a Quantico resta un punto di riferimento per intere generazioni di donne e uomini della polizia”.

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