Bugia sulla laurea e scontro in auto, mamma Riccardo

La bugia sulla laurea e lo scontro in auto, la mamma di Riccardo: “Mi sento in colpa”

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La bugia sulla laurea e lo scontro in auto, la mamma di Riccardo: “Mi sento in colpa”

Redazione  |
giovedì 01 Dicembre 2022

"Ci sembrava che Riccardo avesse soltanto qualche giornata strana, magari solo le scatole girate. Invece aveva indossato una maschera" ha detto Luisa Cesaron

Gli chiedevamo notizie. Gli dicevamo: muoviti. Gli ricordavamo che se non aveva niente da fare sarebbe dovuto andare a lavorare. Sono cose che tutti i genitori dicono. Ci sembrava la normalità. E invece proviamo ora un grande senso di colpa, perché non siamo riusciti a capire nostro figlio“. Lo afferma, in un’intervista a ‘la Repubblica’, Luisa Cesaron, 54 anni, la mamma di Riccardo, il 26enne di Abano Terme (Padova) morto domenica in un incidente stradale. Tutti sapevano che il ragazzo il giorno dopo si sarebbe dovuto laureare, ma in realtà è risultata una bugia. Con i rilievi dei vigili, osserva il quotidiano, non sono emersi segni di frenata o contatti con altre auto: si propende dunque per il gesto volontario.

“Vorrei lanciare un appello ai giovani: se avete qualche problema, confrontatevi con i genitori – sottolinea la donna – Per qualsiasi cosa, per una piccola bugia, parlatene. Tirate fuori ciò che avete dentro, altrimenti si creano muri invalicabili. Ma vorrei lanciare anche un appello ai genitori”. “Se i figli vi raccontano qualche bugia, non dico di perdonarli subito ma di provare a comprenderli – continua – E di cercare di captare segnali, anche dalle piccole cose. Adesso penso e ripenso a qualche particolare, a cui non davamo peso. Ci sembrava che Riccardo avesse soltanto qualche giornata strana, magari solo le scatole girate. Invece aveva indossato una maschera. E noi non ce ne siamo mai accorti”.

“Ci eravamo accorti che non si dava da fare ma adesso, di fronte a questo baratro, mi chiedo: quanto ha sofferto mio figlio? Lui non voleva deludere noi – conclude la mamma di Riccardo – Se solo ce lo avesse detto, avremmo provato ad aiutarlo. Non l’avremmo punito. Forse avremmo litigato, ma poi saremmo andati avanti dandogli una pacca sulla spalla”.

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