Nell'Isola dati migliori rispetto alla media nazionale. Ecco l'identikit dell'acquirente, dove ha deciso di investire e cosa ha acquistato. Tutti i numeri
Si torna a comprare case: nel 2022 il 17,5% degli acquisti è stato realizzato per investimento, con una crescita percentuale che fa tornare le compravendite di immobili sempre più vicine ai livelli pre-Covid. E questo nonostante la “stangata” data dall’aumento dei tassi d’interesse, la crisi generale e la disoccupazione dilagante. E la Sicilia, nonostante i tanti problemi da sempre al centro della cronaca nazionale, presenta una crescita molto interessante per quanto riguarda il settore immobiliare.
A rivelare i sorprendenti dati e a fare luce su questa “inversione di tendenza” nell’ambito della compravendita di immobili è un recente report dell’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa. Il documento ha analizzato le compravendite a livello nazionale e individuato i principali motivi di acquisto (investimento, abitazione principale, casa vacanze).
Case acquistate per investimento: crescita sorprendente in Sicilia
Secondo il report del Gruppo Tecnocasa, nel 2022 – a livello nazionale – il 17,5% degli acquisti di case è stato realizzato per investimento. Un dato decisamente in crescita rispetto al 2020 e al 2021 e vicino al 18% del periodo pre-pandemico. In Sicilia, la percentuale di acquisti per investimento è ancora più alta e arriva al 27,2%, ben al di sopra della media nazionale. Gli acquisti per abitazione principale e case vacanze, invece, compongono rispettivamente il 65,7% e il 7,2% delle transazioni totali per acquisto di immobili.
Le città che registrano il tasso più alto di acquisti per investimento sono tre: Trapani (36,4%), Palermo (30,4%, che tra le grandi città italiane è seconda solo a Napoli in questa classifica) e Messina (25%).
Complessivamente, il 2022 è stato un anno di crescita per il settore immobiliare nonostante il dramma dell’inflazione in crescita, la guerra e le varie “turbolenze” che hanno stravolto l’assetto economico nazionale e internazionale.
Chi investe sulle case, l’identikit del compratore siciliano
Chi compra case in Sicilia, per investimento o per altre ragioni? E come si compra? Il report del Gruppo Tecnocasa risponde a queste domande con l’analisi delle agenzie territoriali. Ecco “l’identikit” dell’acquirente che investe nelle case:
- Età: la fascia più attiva è quella tra i 45 e i 54 anni (28,7%, dato in linea con quello nazionale).
- Status: le famiglie costituiscono gli acquirenti principali (70,5% degli investitori). Anche in questo caso nessuna sorpresa o differenza sostanziale rispetto al resto d’Italia. Tendenzialmente, però, aumentano anche gli acquisti da parte di single (a livello nazionale sono più del 28%, in Sicilia il 29,5%).
- Tipologia di acquisto: chi compra case per investimento in Sicilia preferisce farlo per acquistare un trilocale (38,1%) o un bilocale (25,5%), meno spesso per un monolocale (4,5%).
- Metodo di pagamento: l’84,5% preferisce l’acquisto di case per investimento in contanti. Solo nel 15,5% si ricorre all’ausilio del mutuo bancario.
La crescita frenata dal rialzo dei tassi dei mutui?
In Sicilia l’84,5% degli acquisti di case per investimento avviene senza mutuo e preferibilmente con pagamento in contanti. Una tendenza non solo isolana, ma nazionale (dove la percentuale delle transazioni per investimento senza ausilio bancario è dell’86% circa). Il report del Gruppo Tecnocasa sottolinea come questo dato non sia una novità, ma una tendenza in notevole crescita.
Il motivo è chiaro: la crescita costante dei tassi d’interesse (l’ultimo, ampiamente discusso e in parte criticato dai mercati internazionali quello deciso dalla Bce pochi giorni fa). “Nell’ultimo anno si assiste ad una ulteriore diminuzione della percentuale di acquisti con mutuo, infatti il progressivo aumento dei tassi di interesse spinge gli investitori a comprare senza l’ausilio degli istituti di credito”, si legge nel documento.
Con l’inflazione alle stelle e l’obiettivo di riportarla entro il 2% al più presto, anche a costo di nuovi incrementi dei tassi, gli esperti concordano sulla potenziale diffusione sempre più capillare di questa tendenza. E quindi potrebbero crescere ancora il numero di acquirenti che preferiscono pagare in contanti evitando “compromessi” con le banche, già in un momento particolarmente complesso della loro storia.