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Caso Eni Nigeria, il “video nascosto” e le chat segrete mai depositate

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Caso Eni Nigeria, il “video nascosto” e le chat segrete mai depositate

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giovedì 10 Giugno 2021

I tre imputati sono stati tutti assolti per insufficienza di prove. Ma adesso emerge un video tra Armanna e l'avvocato Amara mai depositato dall'accusa.

La procura di Brescia, che una decina di giorni fa ha indagato il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro per rifiuto di atti d’ufficio ( art.328 cp) in relazione al processo sul caso Eni Shell-Nigeria, ha acquisito in Tribunale un video tra l’ex manager della compagnia petrolifera Vincenzo Armanna e l’avvocato Piero Amara che la pubblica accusa non ha depositato tra gli atti del dibattimento che si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati.

La settima sezione penale nelle motivazioni della sentenza ha ‘denunciato’ il mancato deposito agli atti del procedimento del documento che porta “alla luce l’uso strumentale” che Armanna voleva fare delle proprie dichiarazioni ritenute “false ” e che costituisce una prova a favore degli imputati.

La segnalazione del procedimento a carico dei due pm titolari dell’inchiesta Eni-Shell/Nigeria è arrivata al pg della Cassazione Salvi, al Csm e al Ministero della Giustizia. Nel suo interrogatorio il pm Storari, indagato per rivelazione di segreto d’ufficio per il caso dei verbali di Amara consegnati a Davigo per autotutelarsi, a suo dire, dall’inerzia dei vertici nelle indagini, aveva fatto una ricostruzione ad ampio raggio, parlando dei contrasti sorti attorno alla gestione dell’indagine sulle rivelazioni dell’ex legale esterno di Eni sulla Loggia Ungheria e anche delle divergenze nell’inchiesta sul cosiddetto ‘falso complotto Eni’.

A quanto si è saputo, il pm Storari avrebbe scoperto il versamento di 50mila dollari da Armanna, ‘grande accusatore’ nel caso Eni-Nigeria, al teste Isaak Eke (che nel processo fu indicato come il presunto ‘vero Victor’). Ma quegli atti trasmessi dal pm ai vertici dell’ufficio sarebbero stati ignorati e non depositati dai pm nel processo. Storari, poi, avrebbe rintracciato nelle chat del telefono di Armanna dialoghi in cui quest’ultimo chiedeva la restituzione dei soldi se il teste non si fosse presentato. Chat trasmesse dal pm. Nel processo, comunque, anche queste chat non sarebbero state depositate, mentre Armanna aveva prodotto nel dibattimento su carta conversazioni nelle quali mancavano parti dei dialoghi. Nel frattempo, in Tribunale a Milano si sta valutando se e come muoversi in relazione alla ‘mossa’ dei pm del caso Eni-Nigeria che cercarono di introdurre come teste nel processo Amara, senza dire che avevano inviato a Brescia (fascicolo archiviato) passaggi di un verbale in cui l’avvocato gettava ombre sul presidente del collegio Tremolada parlando di “interferenze da parte della difesa Eni”. Richiesta definita dai giudici nelle motivazioni “irrituale”. Non è escluso che anche questo caso arrivi al Csm.

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