Il caso Totò Cuffaro - QdS

Il caso Totò Cuffaro

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Il caso Totò Cuffaro

Giovanni Pizzo  |
lunedì 27 Novembre 2023

Totò Cuffaro è un personaggio piuttosto "anomalo" ma decisivo nella politica siciliana: ecco perché.

Le problematiche che Cuffaro produce nel centrodestra sono quasi quanto i vantaggi. Ma nella vita, si sa, non si può avere botte piena e moglie ubriaca. Vediamo perché.

Le liste nazionali del centrodestra in Sicilia hanno, ad oggi, messo un niet a un apparentamento per le Europee con la DC Nuova di Cuffaro. Certo si vota con il proporzionale, col maggioritario è un’altra storia. Tajani a Taormina, Salvini prima, hanno declinato con un “no, grazie”. In alcuni casi poco garbato, come la frase “Forza Italia non è un autobus”. Si poteva pure dire facciamo da soli ma ringraziamo per l’affettuosa proposta di aiuto, visto che Schifani e il centrodestra alle regionali il quasi 7% di Cuffaro se lo sono preso per vincere. Che se per caso Totò fosse andato con Cateno De Luca non si sa come sarebbe andata a finire.

Ma quale è in sostanza la forza elettorale di Cuffaro? Alle regionali, ultimo riscontro possibile, ha preso poco meno del 7%. Quando era candidato alla presidenza nel 2001, con tutto il traino di successo ed effetto carro del vincitore prese 8,59% con la sua lista, il CdU, poi un altro 2,67 con il Biancofiore. Totale 11%, da candidato presidente. Con molti potenti portatori di voto esperti.

L’altra lista democristiana, il CCD, era piena di sostenitori di Lombardo, D’Alia e soci. Pertanto il risultato di Cuffaro alle regionali, senza il traino del potere e senza portatori di voto esperti e clientelari, è stato un successo. Da allora ogni settimana c’è un annuncio di qualche consigliere comunale che aderisce o sede della DC Nuova che apre. Questo fa innervosire gli altri partiti che, nonostante assessorati e sottogoverni, non hanno la stessa tendenza a crescere.

La differenza è che Totò Cuffaro è bulimico, come nella parabola dice lasciate che i piccoli portatori di consenso vengano a me. E poi lui lavora in tutta l’isola quasi 24h su 24, festivi compresi. Anzi, i festivi sono i giorni più prolifici per incontrare gente libera dal lavoro e malata di politica. Perché per Totò Cuffaro la politica non è solo vocazione, passione, mestiere: è una malattia cronica del sangue, tipo l’anemia mediterranea e ha bisogno di continue trasfusioni di affetto e consenso, binomio cuffariano inscindibile. Come lo fermi uno così?

Ed è questo che fa preoccupare tutti gli alleati, che aprono le segreterie, quando lo fanno, per poche ore a settimana. La maggior parte dei politici siciliani ricevono le persone per dovere, per lui è un piacere, quasi erotico, e la gente lo percepisce e affolla i luoghi dove si trova. Lui non alza mai la voce, parla piano, sussurra, ricorda tutto e tutti, ascolta, e alle persone piace essere ascoltate, riconosciute, vezzeggiate, affettuosamente, quasi redarguite. Si può tranquillamente dire che Cuffaro produca invidia, come i cantanti che hanno i concerti pieni, sold out, mentre gli altri cantano per pochi, prevalentemente adulatori interessati. E l’invidia, la “raggia”, è una bruttissima bestia in Sicilia, capace di fare fallire rapporti e alleanze.

Così è se vi pare.

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