Cateno De Luca: "Una Regione da rivoluzionare: bilanci, progetti, cantieri e spesa" - QdS

Cateno De Luca: “Una Regione da rivoluzionare: bilanci, progetti, cantieri e spesa”

Paola Giordano

Cateno De Luca: “Una Regione da rivoluzionare: bilanci, progetti, cantieri e spesa”

martedì 30 Agosto 2022

Forum con Cateno De Luca, candidato alla Presidenza della Regione Siciliana

Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua, il candidato alla Presidenza della Regione Siciliana, Cateno De Luca, risponde alle domande del QdS.

In caso di elezione come presidente della Regione, che cosa farà con la macchina della Pubblica amministrazione?
“La prima azione che deve fare un inquilino che entra in un Palazzo, sia esso municipale o del Governo regionale: capire di cosa quel Palazzo ha bisogno. E io posso dire di saperlo prima di metterci piede”.

Ma attenzione: la Regione non è Messina…
“Per carità. Il problema è uno: la competenza esclusiva per quanto riguarda il funzionamento degli uffici e dei servizi è della Giunta regionale e del presidente, come lo è della Giunta comunale e del sindaco. È il cosiddetto datore di lavoro, cioè il presidente della Regione, che stabilisce quello di cui ha bisogno. Come in qualunque azienda è l’imprenditore che stabilisce come vuole la propria organizzazione, allo stesso modo il presidente della Regione stabilisce quanti Dipartimenti vuole e per conseguenza quanti dirigenti servono e soprattutto dove servono. Questa è un’impostazione molto semplice. È la prima operazione da fare e lo dico sulla base della mia esperienza di amministratore. È anche quello che farò a Palermo: dopo la ricognizione delle risorse umane e del funzionamento della macchina amministrativa stabilirò quanti dirigenti siano necessari e quanti dipendenti servano per organizzare, aspetto molto importante, un’azione di decentramento amministrativo. L’analisi va fatta in termini orizzontali e verticali”.

Può spiegarci meglio?
“In termini orizzontali vuol dire quante risorse servono, dai responsabili della gestione fino ai Dipartimenti. C’è però un altro aspetto, che è quello relativo a cosa voglio decentrare al territorio. Il primo punto del nostro programma è abolire il pizzo legalizzato. Non voglio più un territorio dove ci sono dieci uffici regionali con dieci responsabili che spesso e volentieri stabiliscono o emettono pareri in contrasto. Voglio un solo responsabile periferico e voglio che il parere che viene dato sia, in base alle competenze previste dalle norme, uno e unico. Inoltre, voglio che il ritardo nel rilascio delle autorizzazioni uniche sia motivato, come pure il dissenso, in maniera tale da poter sostituire il responsabile del procedimento in caso di inerzia con le relative responsabilità del caso, anche di natura erariale. Questo è al primo punto della mia azione: si parte dalla revisione orizzontale e contemporaneamente si fa quella verticale. Faccio un esempio pratico: la Commissione di valutazione ambientale. Perché ce ne deve essere una regionale? Io ne voglio fare una per provincia, incardinandola nella Città Metropolitana e mettendo nuovamente in funzione i Liberi Consorzi. Le direttive saranno uniche, ma le Commissioni avranno ciascuna il proprio protocollo e si riuniranno in modo decentrato, cosicché l’utente non debba fare i viaggi della speranza. Anche nel caso delle Commissioni di valutazione ambientale dovrà valere il principio della sostituzione automatica per inerzia ingiustificata. Vi è poi il tema della semplificazione della galassia delle partecipate e di quelle che da trenta, quarant’anni, sono in liquidazione”.

Due questioni che spesso non vengono affrontate: gli obiettivi della Pa, in atto fissati dagli stessi dirigenti e, secondo, i risultati, per i quali gli stessi dirigenti percepiscono dei premi, controllati sempre da loro. Pensa si possano sistemare queste storture?
“Partiamo dal primo problema: gli obiettivi vengono dati dopo che si approva un bilancio. Ma se il bilancio viene approvato a maggio, gli obiettivi al dirigente quando vengono dati? A giugno? Come si può essere fedeli al ciclo della performance quando per cinque-sei mesi si è lavorato senza obiettivi? Questa è la cosa grave. Per questo a Messina approvavo i bilanci a dicembre ed entro fine gennaio ogni ufficio aveva gli obiettivi. Ho tolto otto milioni di euro di indennità di risultato che avevano deliberato prima che arrivassi, mi hanno fatto tre ricorsi e due denunce: li hanno persi tutti. I bilanci si devono approvare entro l’anno perché questo mette in moto un meccanismo, una filiera, che non riguarda solo gli obiettivi ai dirigenti e a tutto il comparto ma anche il flusso di cassa. Oggi abbiamo una Regione che, a causa di questa situazione, funziona quattro mesi su dodici”.

Altro tema è quello del dissesto idrogeologico. Come affrontarlo?
“La risposta è semplice: spendendo i soldi. La Regione finora non ha speso i soldi che ha avuto in dotazione. O al limite li ha spesi molto male”.

I soldi, però, si spendono se ci sono i progetti…
“Ma i progetti come si fanno? Occorre avviare un’operazione con cui, tramite un’evidenza pubblica, si faccia una ricognizione dei progetti veri che ci sono, verificandone le priorità di intervento secondo le reali necessità e non secondo principi di scelta politica. Dopo di che alcune situazioni non possono aspettare i progetti fatti per le vie ordinarie, quindi bisogna attivare procedure d’urgenza, utilizzando le migliori professionalità territoriali con affidamenti anche diretti, se necessari, e garantire una dotazione finanziaria e progetti. Poi si va a rendicontare tutto sul fondo extra-bilancio pensato per tale scopo. Per poter iniziare però bisogna stabilire delle somme. Io ho fatto questo con il Comune di Messina e ho portato un miliardo e 200 milioni di finanziamenti”.

Possiamo sintetizzare così il concetto: progetti, cantieri, spesa.
“Prima dei progetti ci vuole la dotazione finanziaria, perché senza soldi non si canta messa. Ripeto: io l’ho fatto nel mio piccolo a Messina mettendo un milione di euro in bilancio, una sorta di fondo di rotazione”.

Fondo di rotazione che ha pure la Regione…
“Sì ma ci ha messo briciole e meccanismi così complicati per poterli erogare che alla fine i Comuni ci hanno pure rinunciato. Il meccanismo che hanno adottato non ha funzionato, anche per la lentezza nell’approvazione dei bilanci regionali”.

Tornando al voto: onestamente, a quale percentuale pensa di arrivare?
“Arriverò al 41 per cento. Le nostre liste prenderanno tra il 30 e il 33 per cento. Se non ci fosse stato Schifani e ci fosse stato Stancanelli, forse avrebbe vinto con il 38 per cento e io mi sarei fermato al 30-33 per cento. Oggi, dopo il regalo che mi hanno fatto candidando Schifani, lui prenderà almeno 8-10 punti in meno delle sue liste. Io prenderò voti anche dai 5 stelle e dal centrosinistra. Se al 41 per cento gli mettiamo l’Iva chissà dove arriviamo”.

Quindi sarà il prossimo Presidente della Regione?
“Ha ancora dubbi?”.

Differenziata e un solo termovalorizzatore per dare una svolta all’emergenza rifiuti

Tema ambiente, partendo da rifiuti e Consorzi di bonifica. C’è un marasma. Cosa intende fare?
“Il procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, in Commissione nazionale Antimafia ha evidenziato come il sistema di smaltimento e raccolta dei rifiuti sia in parte nelle mani della criminalità organizzata, anche grazie alle scelte o alle omissioni della politica scellerata degli ultimi decenni. Musumeci quando si è insediato è stato nominato commissario per l’Emergenza rifiuti. Abbiamo aperto la legislatura con l’emergenza e l’abbiamo chiusa con l’emergenza. Avevamo una dotazione di 60 milioni di euro che non sono stati spesi. Perché quindi a sei mesi dalla conclusione della legislatura viene fuori la questione dei termovalorizzatori? Per quale motivo se per quattro anni non si è fatto niente? Io ho dovuto portare in Veneto l’umido di Messina”.

A che prezzo?
“Tre volte in più. I miei cittadini, dopo quello che è stato il risultato della raccolta differenziata porta a porta, unica Città metropolitana del Meridione che l’ha fatta in modo integrato, non hanno potuto usufruire di un euro di vantaggio, perché nel frattempo il sistema è diventato un circolo vizioso: più differenziamo, più spendiamo per smaltire l’umido”.

È favorevole ai termovalorizzatori?
“Serve un termovalorizzatore. Uno solo per chiudere il ciclo dei rifiuti, valorizzando la frazione residuale secca non riciclabile”.

Ma produciamo 2 milioni e 200 mila tonnellate di rifiuti l’anno…
“Sì, ma noi siamo su un quantitativo che in questo momento è fermo al 40 per cento medio di raccolta differenziata. Non è che nel termovalorizzatore si può portare la frazione con l’umido, devi portare la frazione secca. Per quello che è realmente il fabbisogno dei siciliani serve un termovalorizzatore. Dobbiamo arrivare per forza a superare il 65 per cento di differenziata, ce lo impone l’Ue. Quindi per smaltire un terzo dei 2 milioni e 200 mila tonnellate un impianto del genere basta”.

Sui Consorzi di bonifica cosa ci dice?
“Questa domanda dovrebbe farla a chi li ha ridotti così nello stato in cui sono oggi.

Ma sono Enti che possono funzionare?
“Per farli funzionare prima di tutto bisogna saldare i debiti che hanno. Puoi far funzionare un’azienda se la stai ereditando piena di debiti e se neanche la banca ti dà più credito? No, è l’abc. Pagati i debiti dei Consorzi, bisogna rilanciarli”.

Quindi i Consorzi di bonifica sono enti utili?
“Assolutamente sì. Il problema dei Consorzi è sanare i debiti che hanno, risistemare gli uffici e farli diventare nuovamente una struttura operativa. In questo momento sono uno stipendificio perché non sono più nelle condizioni di poter svolgere le proprie funzioni”.

Servono procedure snelle per sbloccare i progetti

Fronte energia: c’è un problema di blocco di centinaia di progetti per ragioni di varia natura…
“Sa quanto ha speso il Dipartimento Energia dei fondi extrabilancio finalizzati al potenziamento e alla riqualificazione energetica delle fonti alternative assegnati finora? Il 4 per cento. Ne avessero speso il 50% ci sarebbe stata una riduzione del 15% dei consumi”.

Ritorniamo alla questione del malfunzionamento burocratico…
“Esattamente. E anche alla questione degli input politici. Bisogna spendere i soldi. Non ci vuole la bacchetta magica ma i bandi per acquisire i progetti. Sul Dipartimento Energia non sono usciti bandi in maniera corretta e infatti sono rimasti incagliati e la spesa è ferma al palo. Siamo sempre lì: se il concetto di base è quello di fare un fondo di programmazione e progettazione utile alla spesa lo si deve fare con procedure light”.

Come si sbloccano allora tutti questi progetti già presentati e incagliati alla Regione?
“La maggior parte sono fermi alla Commissione di Valutazione di impatto ambientale. Come ho già detto, questo sistema deve essere riorganizzato con una norma di semplificazione e decentramento. Le cose in atto sono fatte per consentire a chi è nel sistema di continuare a utilizzare la struttura regionale con una visione politico-mafiosa legalizzata. Perché questo consente a tutti, anche a chi è all’opposizione, di essere lì, presenti, di contare. Io sono pronto a scardinare questo sistema”.

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