C’è ancora chi pensa con la testa degli altri - QdS

C’è ancora chi pensa con la testa degli altri

Carlo Alberto Tregua

C’è ancora chi pensa con la testa degli altri

venerdì 01 Marzo 2024

La questione è vecchia come il cucco: c’è chi pensa con la propria testa e chi (forse la maggioranza) con quella degli altri.
Perché accade quanto precede? Perché molte persone hanno una debolezza mentale in quanto hanno studiato poco, hanno letto poco, si sono informate poco ed è proprio questo “poco” che non consente loro di valutare fatti ed eventi che passano sotto i loro occhi.

Quando le persone di questa fattispecie diventano maggioranza è chiaro che le istituzioni traballano e non fanno quello che dovrebbero fare.
Perché questo nesso? La risposta è semplice: tali persone votano. Quando lo fanno non usando la propria testa, ma quella degli altri (scusate la ripetizione), in effetti non scelgono, ma sono altri che hanno scelto al loro posto.
Chi è che sceglie al loro posto? Coloro che ne hanno interesse, quell’interesse che intende inviare certi soggetti ai ranghi istituzionali con l’imperativo di eseguire ordini che provengono dai piani alti.

Come si evince da questa catena, tutto si svolge secondo le regole ataviche del Potere, cioè l’attuazione di interessi di pochi che ovviamente sono a svantaggio dell’interesse di molti. Il gioco che indichiamo sembra chiaro, ma in effetti è oscuro ai più, cioè proprio a coloro che pensano con la testa degli altri.

A proposito dell’espressione di voto, coloro che, invece, pensano con la propria testa spesso non vanno a votare perché hanno capito che l’esercizio fondamentale della scelta dei/delle responsabili delle istituzioni è quasi inutile, poiché alla fine chi le gestisce lo fa non tanto nell’interesse generale quanto in quello particolare.

Tutti/e si chiedono perché un/a cittadino/a su due non va a votare, ma è un esercizio retorico in quanto la risposta si trova nelle argomentazioni che abbiamo esposto prima. Fatti che non cambiano di una virgola la situazione.

Cosicché, la sintesi è che siamo in balìa di responsabili delle istituzioni che di fatto sono scelti da una stretta minoranza della popolazione, cioè circa un quarto degli/delle aventi diritto al voto.
La questione che esaminiamo non è di poco conto, perché mina alla radice il concetto di Democrazia che, appunto, vuol dire potere del Popolo. Ma quale potere esercita il Popolo se metà di esso, in effetti, si astiene?

C’è una domanda più importante: come fare per convincere quei/quelle cittadini/e disgustati/e che non vanno a votare ad adempiere a quello che è il proprio dovere?

Occorrerebbe un cambio di rotta e di comportamenti radicale che porti a dimostrare come i/le responsabili delle istituzioni possano effettivamente cambiare e diventare realmente responsabili, adottando nelle loro decisioni e nei loro comportamenti tutti i principi della nostra Costituzione, fra cui la terzietà, l’imparzialità, l’obiettività, la trasparenza, la dignità, la disciplina, l’onore, il bilanciamento fra diritti e doveri e il riconoscimento del merito.

Secondo voi le qualità elencate sono presenti nel comportamento dei vertici a livello centrale e periferico? Non vi forniamo la risposta perché ognuno se la deve dare da solo/a in quanto cittadino/a.

Le risse che il mondo politico ci propina tutti i giorni non sono proprie della dignità di chi deve rappresentare le istituzioni. Non sappiamo perché accadano, ovvero lo sappiamo, ma riteniamo che ognuno di voi lo debba valutare per conto proprio.

Sappiamo solo che tali risse fanno male alle istituzioni e, per esse, a tutti/e i/le cittadini/e.
Non vi è chiarezza o trasparenza nella comunicazione di chi si rivolge al Popolo, perché le argomentazioni non hanno per oggetto fatti concreti, ma solo valutazioni aeriformi e prive di veri contenuti operativi. Un modo facile per rifuggire dalla realtà.

Quanto scriviamo non è teoria, ma concretezza perché quando andiamo a valutare i tassi di sviluppo, di crescita sociale, di modernizzazione del Paese, di riparazione del territorio dal punto di vista idrogeologico, idraulico e altro, ci accorgiamo che tutte queste cose non vengono fatte, mentre vi si blatera sopra senza ritegno.

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