Cessione e somministrazione di alimenti e bevande: aliquote Iva - QdS

Cessione e somministrazione di alimenti e bevande: aliquote Iva

Salvatore Forastieri

Cessione e somministrazione di alimenti e bevande: aliquote Iva

mercoledì 18 Ottobre 2023

Fisco, come cambia l'applicazione dell'imposta in base alla tipoligia di bevanda

ROMA – Come è noto, il Dpr 26 ottobre 1972 n.633 prevede, all’articolo 16 l’aliquota Iva ordinaria del 22%. Tuttavia nella Tabella A, parte seconda, troviamo beni e servizi ai quali si applica l’aliquota del 4%, nella parte II bis, beni e servizi soggetti al 5%, ed infine, nella parte terza, beni e servizi soggetti al 10%. Al punto 121 della parte terza, c’è la “somministrazione di alimenti e bevande, affettati anche mediante distributori automatici”, prestazione sulla quale, pertanto, si applica l’Iva nella misura ridotta del 10%, a prescindere dal bene che, con la somministrazione, viene ceduto al cliente.

Recentemente, la Corte di Giustizia Europea, nella causa C-146/22 del 5 ottobre 2023, con riferimento alla legislazione polacca ove sono previste due aliquote Iva ridotte: il 5% per le bevande a base di latte commercializzate nei negozi e pronte al consumo, e l’8% per le bevande a base di latte caldo, che sono preparate in un caffè su richiesta di un cliente, ha espresso l’avviso secondo il quale la legislazione unionale non osta ad una normativa nazionale che prevede che prodotti alimentari composti dallo stesso ingrediente principale e rispondenti alla medesima esigenza per un consumatore medio siano assoggettati a due aliquote Iva ridotte diverse, a seconda che siano venduti al dettaglio in un negozio o che siano preparati e forniti caldi a un cliente su sua richiesta per il consumo immediato, a condizione che tali prodotti alimentari non presentino proprietà analoghe nonostante l’ingrediente principale che hanno in comune o che le differenze esistenti tra detti prodotti, anche per quanto riguarda i servizi di supporto che accompagnano le loro forniture, influiscano significativamente sulla decisione del consumatore medio di acquistare l’uno o l’altro di essi.

Nel caso di specie, risulta che la normativa e la prassi dello Stato (Polonia) al quale appartiene il contribuente, portano a distinguere tra le bevande al latte pronte per il consumo che sono commercializzate in negozi, in quanto classificate tra i prodotti alimentari di cui al codice NC 2202, ai quali è applicata un’aliquota Iva ridotta del 5%, e le bevande calde al latte che, al pari della bevanda Classic Hot Chocolate commercializzata dalla ricorrente, sono preparate dal dipendente di un caffè su richiesta di un cliente per un consumo immediato, le quali rientrano nella sezione 56 del PKWiU (“servizi di ristorazione e di vendita di bevande”) e sono assoggettate ad un’aliquota Iva ridotta dell’8%.

Si applicano, quindi, aliquote Iva ridotte differenti alle bevande al latte menzionate in precedenza, a seconda che esse siano oggetto di una vendita al dettaglio, in un negozio, come bevanda pronta per il consumo, o che siano preparate e fornite calde ad un cliente, come cessione di beni, su sua richiesta e per il loro consumo immediato. Tale distinzione deriva dalla loro classificazione, rispettivamente come prodotto alimentare o come componente di servizi di ristorazione e di vendita di bevande.
Quindi, anche in Italia, è da ritenere corretta l’aliquota ridotta del 10% in caso di somministrazione di alimenti a bevande (operazione considerata cessione accompagnata da servizi accessori), a prescindere dall’alimento o dalla bevanda che fa parte della somministrazione al cliente. (sf)

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