Cinema... da casa, arriva Les Misérables di Ladj Ly - QdS

Cinema… da casa, arriva Les Misérables di Ladj Ly

Francesco Torre

Cinema… da casa, arriva Les Misérables di Ladj Ly

venerdì 12 Giugno 2020

Lo script si fonda su fatti concreti e semplici, si sviluppa in un arco temporale di poche ore e riesce a imporre riflessioni profonde sul senso dello Stato e sui temi della responsabilità sociale e individuale

LES MISÉRABLES
Regia di Ladj Ly. Con Damien Bonnard (Stéphane Ruiz), Alexis Manenti (Chris).
Francia 2019, 100’.
Distribuzione: Lucky RedWarner Bros Italia (in esclusiva su Miocinema e Sky)

Se la potenza del romanzo di Victor Hugo stava nel riuscire a superare il dato storico per abbracciare una prospettiva universale, la forza del film di Ladj Ly – che con “I Miserabili” condivide titolo e ambientazione nella periferia parigina di Montfermeil – sembra provenire proprio dal movimento opposto. Nei personaggi, infatti, confluiscono sentimenti di rabbia e violenza di stringente attualità nelle nostre società multietniche, globalizzate e fortemente inique, ma questi si riversano all’interno del quartiere come se non esistessero né un altrove né un domani, e legando retoricamente in modo indissolubile i destini degli uomini a quelli della nazione francese.

Non a caso il film si apre con una bandiera e con la Marsigliese, in un prologo che narra un momento di unità sociale, l’esultanza per un’importante vittoria calcistica. La sequenza è realizzata con taglio documentaristico e rappresenta, insieme con il finale, il momento linguisticamente più innovativo del film.

Quando lo sguardo si posa sul commissariato di polizia del quartiere, però, l’opera abbraccia una dimensione del tutto convenzionale e un’estetica che richiama il racconto di genere televisivo.

Tramite l’escamotage narrativo dell’arrivo di un nuovo poliziotto, la sceneggiatura si preoccupa di fornire informazioni sul degrado delle banlieu, le etnie, le miserie economiche e spirituali, mantenendo una certa freschezza solo nella rappresentazione di adolescenti inquieti.

È invece la presenza di un drone, manovrato da uno dei ragazzi del quartiere, l’espediente visivo di cui si serve il regista per alzare lo sguardo con riprese aeree che descrivono un groviglio seriale di palazzoni e bancarelle, un vero labirinto architettonico e urbanistico.

Lo script si fonda su fatti concreti e semplici, si sviluppa in un arco temporale di poche ore e riesce a imporre riflessioni profonde sul senso dello Stato e sui temi della responsabilità sociale e individuale. Alla fine sceglie di mettere in scena due forme di ribellione, dentro e fuori le regole, ma il finale aperto annulla qualsiasi sospetto di moralismo, mostrando il volto ingenuo e inquietante della violenza e della rabbia giovanile in una sequenza passionale e carica di energia.

Voto: ☺☺☺☻☻

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