Cinquemila editoriali, ma non sono poi tanti - QdS

Cinquemila editoriali, ma non sono poi tanti

Carlo Alberto Tregua

Cinquemila editoriali, ma non sono poi tanti

mercoledì 21 Giugno 2023

44 anni di intenso lavoro

Scusate, cari/e lettori/trici, se per la seconda volta in un mese vi accenno a una questione che sembra personale, ma che in effetti è di dominio pubblico.
Il 16 maggio scorso abbiamo raggiunto la pubblicazione di numero tremila Forum, nel corso di questi quarantaquattro anni di attività del giornale. Oggi raggiungiamo un secondo traguardo: pubblichiamo l’editoriale numero cinquemila, questo. Essi sono stati raccolti in 42 volumi, presenti nelle librerie.
Abbiamo tentato di spiegare i fatti e gli eventi internazionali, nazionali e locali di questo quasi mezzo secolo, in cui è capitato di tutto e forse di più. Non sappiamo se ci siamo riusciti, perché l’ardua sentenza compete ai posteri, ma anche a chi ha avuto l’amabilità di leggere il Quotidiano di carta e il sito QdS.it.
Non è stato facile né semplice, possiamo dire però che ce l’abbiamo messa tutta.

La nostra stella polare è stata sempre la descrizione della verità, consapevoli che essa non è una e una sola. Infatti, a seconda da quale punto di vista e con quali occhiali si veda, essa appare in un certo modo piuttosto che in un altro. Non è mai facile individuarla, perché si nasconde, perché non è subito chiara e non diventa chiara neanche dopo la ricerca. Inoltre, anche lavorando con la massima attenzione, non sempre si raggiunge.
Non parliamo poi di quelli che tendono a nascondere la verità, anzi che amano dire le bugie ritenendo che, a forza di ripeterle, esse diventino verità per gli/le ignari/e lettori/trici o ascoltatori/trici.
È proprio sulle menzogne che molti hanno costruito le loro fortune, con la conseguenza che l’inganno è diventato di dominio pubblico.

Tutti abbiamo sentito parlare delle fake news, la cui maggioranza è propalata in cattiva fede, cioé con l’intenzione malefica di diffondere notizie false. Altre vengono distribuite sui siti in buona fede, ma l’informazione che recano è comunque falsa.
Qual è la difesa di ciascuno/a di noi di fronte a questo mare magnum di informazioni false? La nostra capacità di capire e di distinguere il vero dal fasullo.
Per potere distinguere fra essi e non essere ingannati/e, occorre che nello zaino immateriale delle esperienze e conoscenze che dovremmo portare sulle nostre spalle, siano immagazzinate informazioni qualificate e soprattutto metodi di riscontro che permettano di fare la distinzione.
Dovremmo essere sempre consapevoli della necessità di caricare in quello zaino informazioni continue, provenienti da libri e letture qualificate; contenuti diversi dalle tante amenità trasmesse nei programmi radio-televisivi e dai corti messaggi pubblicati sui siti.
Non siamo indifendibili; possiamo attuare mezzi di difesa contro le falsità, basta volerlo (e poterlo). Più comprendiamo, più sappiamo e meno siamo vulnerabili rispetto alle tante stupidaggini che vengono trasmesse nel mondo dell’informazione.
Purtroppo non tutti attuano le difese prima indicate, cosicché molti diventano vittime di un mondo mediatico che cerca di soggiogare le persone.

Quarantaquattro anni di attività nei complessivi sessantacinque anni di lavoro, di cui mi onoro. Ne ho viste di belle e di brutte, ne ho date e ne ho prese, facendo preziosa esperienza soprattutto dai fatti negativi, messi a profitto.
La storia però non finisce qua, perché ritengo che ogni essere umano abbia il dovere di onorare il dono prezioso che ha ricevuto alla nascita, fino all’ultimo respiro e comunque finché la salute sorregge.
Sono in disaccordo con chi anela di andare in pensione e di acquisire tranquillità, quella tranquillità che dopo avrà in eterno. Finché si vive, il cervello deve essere mantenuto in piena attività con un fuoco mai spento, sapendo anche che “è la testa che tira il corpo”. Guai a chi tira invece i remi in barca prima dell’ultimo respiro, perché così facendo lo anticipa.
Vi ringrazio, cari/e lettori/trici, per la pazienza che avete avuto nell’arrivare fino a qui e mi auguro di potervi servire, finché mi sarà possibile.

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