Comuni inattivi nella lotta all’evasione fiscale - QdS

Comuni inattivi nella lotta all’evasione fiscale

Desiree Miranda

Comuni inattivi nella lotta all’evasione fiscale

mercoledì 02 Ottobre 2019

Scarsi i risultati raggiunti dai Municipi che hanno attivato la procedura di compartecipazione con il Fisco. L'esperienza del sindaco di Caltanissetta Gambino: nel 2018 il Comune non ha recuperato nulla

PALERMO – La lotta all’evasione fiscale in Sicilia è difficile, complicata e frutta molto poco.

Sono numerosi i problemi relativi al recupero del credito per le tasse comunali e ancora di più quelli relativi alla compartecipazione dei Comuni al recupero dell’evasione fiscale. Se da una parte, infatti, gli Enti locali operano per conto proprio – con risultati ancora non molto soddisfacenti – per fare pagare tutti i cittadini, dall’altra lo fanno in sostegno all’attività nazionale. Lo Stato, in cambio, ricompensa i Municipi per la compartecipazione. Ma sono soldi che diminuiscono sempre più con gli anni, tanto che per il 2018 ammontano a 11,4 milioni di euro, con un calo del 14,1% rispetto all’anno precedente.

Questi dati emergono dal rapporto del servizio Politiche territoriali della Uil, che ha elaborato i dati in relazione al provvedimento del ministero dell’Interno del 7 agosto 2019. La norma della compartecipazione dei Comuni al contrasto all’evasione fiscale è del 2010 e in questi 19 anni, ha consentito di recuperare 109 milioni di euro, frutto di oltre 110 mila segnalazioni all’Agenzia delle Entrate. L’apice si è toccato nel 2014, con un incasso nazionale di 21,2 milioni di euro, per poi diminuire costantemente a partire dal 2015. Le cifre che se ne possono ricavare attivando servizi per il recupero di quanto evaso, però, non sono basse. Pensiamo al comune di San Giovanni in Persiceto, centro bolognese di circa 30 mila abitanti, che è riuscito a recuperare 1,5 milioni di euro, o a realtà più grandi come Milano che ha recuperato 745 mila euro.

La Sicilia, invece, non si avvicina neanche a questi risultati e i pochi Comuni che hanno avviato attività volte al recupero dell’evasione fiscale, nel 2018, hanno racimolato poche briciole: appena 49.424 euro. Cifra che rappresenta il 58,6 per cento in meno rispetto al 2017, quando si era riusciti a recuperare 119 mila euro. Nessuna città siciliana, di conseguenza, è tra le prime dieci in Italia in questa speciale classifica e le tre città metropolitane siciliane (Palermo, Catania e Messina) sono agli ultimi posti nella classifica dei centri di pari dimensione con cifre che a stento raggiungo i 4 mila euro nel migliore dei casi.

L’Isola peggiora di anno in anno e la differenza non sta tanto nel numero dei Comuni che hanno avviato azioni per il contrasto all’evasione fiscale (se ne contano 21 su 390 nel 2018 e 22 nel 2017), quanto nella capacità stessa di contrasto. La città siciliana che è riuscita racimolare di più, conquistandosi il primato di zona più attiva del 2018, è Agrigento. Le è bastato recuperare 16.207 euro nell’anno passato mentre quello prima aveva recuperato 4.500. Senza contare poi che in provincia solo il capoluogo, su 43 Comuni presenti, ha attivato la procedura per la compartecipazione del contrasto all’evasione fiscale.

Anche Messina e Palermo, sempre stando al report Uil, contano un solo Municipio attivo. I capoluoghi sono riusciti a recuperare, rispettivamente, 1.903 e 4.651 euro. Cifre esigue e peggiorate rispetto all’anno precedente quando erano riuscite a ottenere, rispettivamente, 16 mila e 6.600 euro.

Enna, Ragusa e Siracusa sono le province siciliane con il maggior numero di Comuni attivi: quattro su venti, nel primo caso; quattro su 12 nel secondo; quattro su 21 nel terzo. Enna ne conta uno attivo in meno rispetto al 2017, mentre Ragusa tre in più e Siracusa uno. Il recupero, però, è sempre di poche migliaia di euro. A Siracusa, nonostante i centri attivi siano aumentati l’importo è diminuito passando da 8.641 a 4.637; a Enna sono arrivati 6 mila euro nel 2018, ovvero 10 mila in meno del 2017; Ragusa, con 5.794 euro, ha fatto un balzo in avanti, ma partiva da una cifra talmente bassa, 325 euro, che è bastato poco.

Anche nella provincia di Catania la storia si ripete. I Comuni attivi sono passati da sette a tre e gli introiti dimezzati da 6.464 a 3.781. Trapani è la provincia che ha fatto meglio nel 2017 e si classifica seconda dopo Agrigento nel 2018. Ultima in graduatoria, confermando il trend negativo dell’anno precedente, è Caltanissetta. In questa provincia nessun Comune si è attivato per il recupero dell’evasione fiscale e la cifra segnata è zero.

Insomma, la situazione siciliana è a dir poco drammatica e per il futuro la situazione sembra destinata a peggiorare se si considera che negli ultimi quattro anni è diminuito il premio riconosciuto ai Comuni per la loro compartecipazione al contrasto all’evasione fiscale e contributiva. A questo va aggiunto che condoni o pace fiscale varati negli ultimi anni, rischiano di rendere vana l’azione di contrasto delle Amministrazioni locali. Eppure proprio loro sono quelle che avrebbero più bisogno di queste risorse per ampliare i servizi ai cittadini o abbassare le tasse a livello locale.


Nel 2018 il Comune non ha recuperato nulla. “Sono qui soltanto da maggio e sto cercando di invertire la tendenza”
A Caltanissetta il sindaco Gambino deve partire da zero

PALERMO – “Io sono qui soltanto da maggio e sto cercando di invertire la tendenza, perché i soldi fanno sempre comodo. Ho un pregresso che non è mio”. Sono queste le parole del sindaco di Caltanissetta, Roberto Gambino, quando gli chiediamo una giustificazione per lo zero assoluto della città in tema di recupero dell’evasione fiscale.

Il primo cittadino spiega che le difficoltà più grandi sono legate alle campagne. Qui non sempre è facile muoversi e dunque capire la distribuzione dei numeri civici e, a volte, non si sa neppure chi è il proprietario dunque è difficile individuare la persona alla quale notificare l’atto. “Abbiamo un sacco di problematiche connesse anche con le notifiche – afferma – ma stiamo provvedendo a mandare circa 5 mila notifiche nelle zone di campagna. Dobbiamo però farlo con i messi notificatori e non con la posta. Non è facile raggiungere i luoghi e con il sistema postale non ci arriva”.

L’idea dell’Amministrazione è di arrivare direttamente da chi è colpevole di non pagare il dovuto allo Stato, ma per raggiungere l’obiettivo, oltre a bussare alla loro porta, occorre prima sapere chi sono. Ecco perché la Giunta sta lavorando anche a un accordo sperimentale con l’Agenzia delle Entrate. “Circa un mese fa – racconta Gambino – abbiamo fatto un primo incontro per mettere in relazione i dati di cui disponiamo noi con quelli che hanno loro. Per accertare effettivamente l’evasione dobbiamo partire dalla banca dati dell’ex Catasto e penso che la settimana prossima faremo una convenzione con l’Agenzia delle Entrate di Caltanissetta e la partecipazione della direzione generale dell’Agenzia. Saremo il Comune in cui si sperimenta questo percorso. In questo modo supereremo il problema di conoscere il debito certo, evitando di notificare alla persona sbagliata”.

La tecnica che si vuole mettere in atto è quella del Gis, che fornisce un dato georeferenziato. “Ce la stiamo mettendo tutta – conclude il sindaco di Caltanissetta – ma abbiamo un sistema pieno di falle e non è una situazione facile. Il tempo ci vuole”. Per il Comune, come sottolineato dallo stesso Gambino, l’obiettivo è molto ambizioso: recuperare circa un milione e mezzo di euro soltanto dalle campagne. Non poco.

Completamente diversa è invece la situazione al Comune di Catania dove nel 2018 si contano poco più di tremila euro. Dal Comune spiegano che ci sono due tipi di situazioni legate all’esiguità degli importi ottenuti dal controllo all’evasione fiscale. Da una parte si devono fare i conti con l’esiguità delle forze di polizia municipali in città, dall’altra è un problema di priorità dell’Amministrazione. I vigili urbani sono pochi e anziani – si parla addirittura di un terzo di quelli che servirebbero e la loro età media è di 58 anni, non lontana dalla pensione – e date le poche forze a disposizione la Giunta preferisce spendere le proprie energie per il recupero dell’evasione tributaria, in particolare la Tari.

La decisione è legata al tornaconto economico dal momento in cui, per questo tipo di tributi, il compenso ottenuto va tutto nelle casse comunali. Nel caso dell’evasione fiscale, invece, è lo stato a incassare la quota maggiore e al Comune va solo una percentuale.

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