Con Draghi un poker di grandi Presidenti? - QdS

Con Draghi un poker di grandi Presidenti?

Carlo Alberto Tregua

Con Draghi un poker di grandi Presidenti?

giovedì 20 Maggio 2021

Pertini, Ciampi, Mattarella

Ho avuto la fortuna, nella mia lunga carriera, di incontrare nel Palazzo del Quirinale tre grandi Presidenti della Repubblica: Sandro Pertini nel 1983, Carlo Azeglio Ciampi nel 2004 e Sergio Mattarella nel 2019.
Non sono uno storico, ma mi sembra che in questi settant’anni di Repubblica, a parte i primi due Presidenti, Enrico De Nicola e Luigi Einaudi, gli altri non è che abbiano brillato di luce propria.
Al contrario, il vigore che ha messo nella sua azione Sandro Pertini, proprio per questo criticato da molti, la sua lucida analisi e la capacità di indirizzare anche rumorosamente la politica italiana, me lo fanno ricordare come una personalità di prim’ordine.
L’incontro che ho avuto con Carlo Azeglio Ciampi mi ha fatto memorizzare una personalità pacata ma decisa, poche e cordiali parole, ma una ferma determinazione, non solo quando ha presieduto la Repubblica, ma anche quando fu, prima, Presidente del Consiglio, dopo essere stato governatore della Banca d’Italia.

Con Sergio Mattarella vi è una lunga conoscenza, partita dal 1999, quando egli venne a trovarci nella nostra sede di Palermo, allora vice presidente del Consiglio. Da quando è stato eletto, il 31 gennaio 2015, ho avuto la possibilità di incontrarlo ogni anno, il primo giugno, nei Giardini del Quirinale e per ultimo il 2 dicembre del 2019 in occasione del quarantesimo del QdS.
Anche Sergio Mattarella ha dimostrato le qualità di Ciampi, cioè una guida sommessa, con poche esternazioni, ma sicura nella scorsa legislatura e in questa, che si concluderà nel 2023, quando il suo mandato invece scadrà il 31 gennaio 2022.
Conseguenza è che il prossimo 31 luglio cade il termine in cui, ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione, il Presidente della Repubblica potrebbe sciogliere le Camere e comincia quello che in gergo si denomina “semestre bianco”. Ciò accade perché il Presidente potrebbe essere rieletto. Ma circola il sentimento di modificare la Costituzione, per impedire questa eventuale rielezione, peraltro mai verificatasi, salvo nel caso di Giorgio Napolitano, così che tale “semestre bianco” potrebbe essere eliminato.

Tre grandi Presidenti, a nostro modesto avviso, che potrebbero diventare un poker con l’eventuale elezione di Mario Draghi, in febbraio dell’anno prossimo.
Sulla questione si è aperto un grosso dibattito su ciò che convenga al Paese. L’Unione europea, per vie brevi, ha fatto sapere che gradirebbe molto la Presidenza del Consiglio di Draghi fino al completamento della Legislatura, cioè il 2023, perché ritiene che sia il solo capace di realizzare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

L’Unione europea non ha torto perché, con un assembramento di partiti eterogeneo come quello attuale, nessun Presidente del Consiglio se non Mario Draghi, con la sua grande autorevolezza, potrebbe gestire la politica italiana.
Ricordiamo che il PNRR è condizionato da quattro riforme che devono essere fatte entro il prossimo 31 dicembre: Pubblica amministrazione, Fisco, Concorrenza e Giustizia.
Le può fare solo Draghi.

Questo Governo deve fare centinaia di nomine in tutte le partecipate nazionali, tra cui spiccano Ferrovie dello Stato, Cassa depositi e prestiti, Rai, Enac, Leonardo ed altri. Si tratta di scegliere manager competenti e non più boiardi di Stato o ex parlamentari o altri trombati che cercano sempre (elemosinando) una collocazione ed un emolumento.

La più difficile riforma sarà quella della Pubblica amministrazione perché dirigenti e dipendenti pubblici non sono abituati a funzionare con un modello organizzativo su base digitale. Soprattutto, come risulta dai contratti collettivi nazionali di lavoro, non sono presenti i valori di Merito, Responsabilità, Produttività e Controllo, con conseguenti premi e sanzioni.
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ex presidente della Corte costituzionale – cioé che ne capisce assai – ha messo in cantiere delle vere riforme dei processi civile, penale e del Csm. Le dovrà imporre perché scontentano tutti quelli che godono di una rendita di posizione.
Solo Draghi, se rinunzia per ora ad essere eletto Presidente della Repubblica, potrà gestire questa aggrovigliata e difficile matassa.

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