Conte, "I nostri soldati in Libia solo in condizioni di sicurezza" - QdS

Conte, “I nostri soldati in Libia solo in condizioni di sicurezza”

redazione web

Conte, “I nostri soldati in Libia solo in condizioni di sicurezza”

martedì 14 Gennaio 2020

Il premier al Cairo, "in questo momento non ha senso ragionare di dislocamento" di militari italiani nell'area, "bisogna prima ritrovarsi a Berlino e creare le premesse". Poi "l'Italia valuterà la disponibilità". L'opinione del generale Bertolini

“Il fatto che non si sia sottoscritto un accordo per il cessate il fuoco, che la componente di Haftar non l’abbia sottoscritta, non deve distrarci: l’importante è che ci sia un cessate il fuoco sostanziale e si possa indirizzare tutto questo processo a una soluzione politica”.

Lo ha detto il premier Giuseppe Conte a margine del lungo incontro al Cairo con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

“Questo è il momento di lavorare concretamente a una soluzione politica” sulla crisi libica “e posso annunciarvi che è appena arrivato l’invito della cancelliera Merkel: salvo imprevisti, la conferenza” di Berlino “si terrà domenica prossima. Quindi queste ore sono determinanti per gli ultimi preparativi per la conferenza”, ha sottolineato.

“L’Italia, se si tratta di dare ogni forma di contributo alla pacificazione in Libia, è sempre disponibile, ma in questo momento non ha senso ragionare di dislocamento” di militari italiani nell’area, “bisogna prima ritrovarsi a Berlino e creare le premesse”.

“Se ci saranno queste premesse, con tutte le condizioni di garanzie e in un contesto chiaro e certo, l’Italia valuterà la disponibilità – ha detto ancora il presidente del Consiglio ricordando che, in riferimento ad operazioni di peace monitoring, cioè di monitoraggio del cessate il fuoco – l’abbiamo fatto in altri contesti. Lo dico ora astrattamente, non se n’è ancora parlato, l’Italia potrà fare questa valutazione anche per il contesto libico che è per noi assolutamente strategico”.

L’opinione del generale Bertolini

“Di una missione di interposizione si può parlare se c’è un trattato, una tregua, un accordo tra le parti”.

Lo afferma il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze, sull’ipotesi di inviare altri militari italiani in Libia nell’ambito di una missione europea.

Come spiega il generale Bertolini, altra possibilità sarebbe “l’ipotesi di intervento militare in operazioni ‘di pace’ ma non credo che ci sia l’interesse a condurre operazioni del genere: sarebbe troppo dispendioso e oneroso oltreché rischioso”.

Bertolini ricorda anche accanto a uno dei due competitor, al-Serraj, c’è la Turchia “che a suo tempo fu esclusa dall’ingresso nell’Ue e mi pare difficile che la Turchia accetti volentieri una presenza dell’Unione europea, a meno che non si presenti sotto la bandiera della Nato”.

“Un discorso analogo si può fare anche per l’Italia: al-Serraj ha avuto qualche screzio con l’Italia, uno è stato l’incidente diplomatico della sua visita a cui ha rinunciato anche se poi pare tutto sia rientrato, osserva il generale Bertolini – E con Haftar, anche se abbiamo sempre parlato con tutti, abbiamo sempre avuto un rapporto inferiore”. Tuttavia “è da vedere”, secondo l’ex comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze, “se sarebbero contenti di averci sia come europei sia come italiani”.

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