Referendum, gli ex M5s all’Ars scaricano la riforma con un “No” - QdS

Referendum, gli ex M5s all’Ars scaricano la riforma con un “No”

redazione

Referendum, gli ex M5s all’Ars scaricano la riforma con un “No”

mercoledì 26 Agosto 2020

I rappresentanti di Attiva Sicilia hanno bocciato il taglio dei parlamentari: “Solo fumo negli occhi degli italiani”. A livello nazionale tensione nel Pd, ma il capogruppo al Senato, Marcucci assicura: “è nell’accordo di Governo”

PALERMO – Attiva Sicilia, che raggruppa all’Ars un nutrito numero di ex rappresentanti del Movimento 5 stelle, si è ufficialmente espresso per il “No” in vista del referendum costituzionale del 20 e 21 settembre che prevede il taglio del numero dei parlamentari.

“In assenza di una riforma completa e organica – hanno affermato gli ex deputati grillini all’Assemblea regionale siciliana, Angela Foti, Matteo Mangiacavallo, Sergio Tancredi, Elena Pagana e Valentina Palmeri – il taglio dei deputati e dei senatori è solo una semplice riduzione numerica incapace di rendere il Parlamento più efficiente. Riteniamo che tagliare il numero dei parlamentari e non i maxi-stipendi significa solo gettare fumo negli occhi degli italiani”.

La vittoria del ‘Sì’ al referendum – hanno aggiunto – significherebbe tagliare democrazia e rappresentanza dei territori ma non interverrebbe su quanto si spende in politica. Per tagliare i costi della politica basta ridurre gli stipendi dei parlamentari e i loro benefit, invece di incidere sui costi legittimi di democrazia, partecipazione e rappresentanza dei territori”.

Intanto, la questione resta un tema scottante all’interno del Governo, con il Movimento 5 stelle che fa della riforma una bandiera della propria azione di Governo e il Pd che sembra intenzionato a votare “Sì”, non senza qualche remora.

“Il taglio lineare dei parlamentari – ha affermato il capogruppo democratico al Senato, Andrea Marcucci – non è un’eresia e neanche una cura. Voterò ‘Sì’ al referendum confermativo perché questo tema è frutto di un accordo sottoscritto per formare il nuovo Governo, un accordo di cui tutti erano consapevoli, ma per il mio ‘Sì’ non ricorrerò alla gran cassa”.

Essere arrivati al referendum – ha continuato – senza aver ancora approvato i correttivi richiesti è indubbiamente un limite fortissimo. Sono certo però che tutti i partiti di maggioranza daranno il loro voto positivo alle modifiche regolamentari, alla legge elettorale e ai nuovi equilibri costituzionali. Apprezzo il dibattito che si è aperto, soprattutto dentro il Pd, e ritengo scontato che il partito contempli anche la libertà di coscienza per il voto”.

Libertà di voto verso cui si è orientata Italia Viva, come sottolineato dal capogruppo dal Senato, Davide Faraone. “Per noi di Italia Viva – ha detto – i nostalgici del maggioritario, i riformisti per dna, gli ideologi del merito e della competenza contro tutto e tutti, l’obiettivo resta quello di superare il bicameralismo: non abbiamo certo cambiato idea rispetto al 2016. Il taglio di per sé non risolve nulla, e dunque lasceremo libertà di voto. Senza congressi e direzioni o drammi”.

“Semplicemente – ha concluso – crediamo sia tanto più utile concentrarsi sul far ripartire un Paese che deve riaprire le scuole dopo sei mesi di stop, come prima cosa. Questa si chiama serietà, il 20 settembre noi pensiamo a come far rientrare in classe i ragazzi, non a come far uscire i politici dai palazzi”.

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