Coronavirus, Conte al Senato apre alle opposizioni - QdS

Coronavirus, Conte al Senato apre alle opposizioni

redazione web

Coronavirus, Conte al Senato apre alle opposizioni

giovedì 26 Marzo 2020

Per il decreto di aprile intenso confronto. Il Premier torna sui temi toccati ieri nell'informativa alla Camera. Il ruolo dell'Ue e il nodo dei covid-bond. Lo spettro del "governissimo" con Draghi, ma Conte si dice "in sintonia" con lui. Mattarella firma il nuovo dl, in vigore da oggi

“Nel lavoro per il decreto marzo abbiamo incontrato i leader dell’opposizioni e nel testo sono state raccolte alcune delle loro indicazioni, e anche ieri alla Camera ho ricevuto ampie aperture al confronto. Ora c’è un nuovo decreto e possiamo riprodurre questa metodologia di lavoro, anzi darò mandato al ministro D’Inca’ di elaborare un percorso di più intenso confronto”.

Lo ha detto il premier Giuseppe Conte parlando al Senato sull’emergenza coronavirus, aggiungendo che “Il governo è favorevole a un percorso di condivisione con le forze politiche” per le misure di rilancio del Paese.

“Dobbiamo riuscire a trasformare quest’emergenza in momento di opportunità per una crescita equa e sostenibile” ha sottolineato Conte.

I temi toccati dal Presidente del Consiglio al Senato hanno ovviamente ricalcato quelli dell’informativa di ieri alla Camera: un nuovo decreto da almeno 25 miliardi, la necessità che l’Ue agisca subito, il tributo alle vittime e a chi è in prima linea a combattere, la promessa che “uniti, ne usciremo preso”.

“Del senno del poi son piene le fosse”

Ieri Conte non aveva risparmiato frecciata alle critiche in particolare al capo della Lega Nord Matteo Salvini.

“Del senno del poi son piene le fosse”, ha scandito citando i Promessi Sposi e sottolineando: “Ci sarà un tempo per tutto. Ma oggi è il tempo dell’azione, della responsabilità”.

Un tavolo permanente con le opposizioni era stato chiesto dal Pd con Graziano Delrio, anche se il M5s teme il tavolo di crisi si trasformi nell’ombra di un “governissimo”.

Lo spettro di un governo Draghi

Il nome di Mario Draghi, ormai da giorni circola non solo sui media ma anche nei Palazzi.

“Fantapolitica”, tagliano corto alcuni, ma i pentastellati in una nota ufficiale dicono “no” all’ipotesi di un governissimo Draghi e scrivono: “Nel caso in cui tra le fila della maggioranza qualcuno dovesse avere idee in linea con quelle del centrodestra, lo dichiari apertamente”.

Ma il premier, lasciando il Senato, parlando con i giornalisti delle dichiarazioni di Mario Draghi, ha affermato: “Siamo in sintonia, serve uno shock, un’azione straordinaria” di fronte a un’emergenza che “è simmetrica”.

Determinazione e speditezza nell’azione del Governo

In questi due giorni Conte, davanti ad Assemblee ridotte e punteggiate da mascherine chirurgiche, ha rivendicato la “determinazione e la speditezza” dell’azione del governo, difendendo la scelta dell’utilizzo dei dpcm (“per modulare le misure al meglio”), sottolineando che il coinvolgimento delle Regioni “è stato sempre assicurato”.

Conte, la nostra battaglia va da Nord a Sud

“La nostra – ha detto Conte al Senato – è una battaglia che va da Nord a Sud, che non coinvolge solo le regioni del Nord. Pensiamo a Regioni del Centro come le Marche. Abbiamo sperimentato, primi in Europa, un percorso normativo volto a contemperare, da una parte, l’esigenza di tutelare al massimo grado il bene primario della salute dei cittadini e, dall’altra, la necessità di assicurare adeguati presidi democratici”.

“Poiché il nostro ordinamento – ha aggiunto -, non conosce, a differenza di altri ordinamenti giuridici, un’esplicita disciplina per lo stato di emergenza, abbiamo dovuto costruire, basandoci pur sempre sulla legislazione vigente, un metodo di azione e di intervento che mai è stato sperimentato prima. Abbiamo ravvisato nel Dpcm la più idonea, per la sua adattabilità adattarsi all’evoluzione del contagio e alle sue conseguenze; in secondo luogo, perché abbiamo è la via la più uniforme applicazione delle misure”.

https://www.youtube.com/watch?v=RrvX8yxO4k8&feature=youtu.be

Il plauso del premier a medici e infermieri

Ieri alla Camera Conte ha promesso, tra gli applausi dell’Aula, che il contributo di medici e infermieri non sarà mai dimenticato, parlando del rischio più temuto, “la iattura” del contagio di ritorno.

Un rischio possibile, ha detto ieri Conte, ribadendolo oggi al Senato se i Paesi, europei innanzitutto, non ricorreranno alla “soglia massima di precauzione” presa dall’Italia.

Virus senza confini, va dove vuole, come il vento

Questa, ha detto oggi al Senato, “è una prova durissima che proviene da fattori esogeni per i quali non possiamo imputarci nulla: questo virus è un nemico invisibile, non conosce confini è come il vento, soffia dove vuole”.

Questa è una battaglia” che in “Europa si vince tutti insieme altrimenti a perdere saremo tutti. Ribadirò questa posizione fra qualche ora, a una videoconferenza a livello di G20 e poi al vertice del Consiglio europeo”.

Ma il premier ha anche sottolinato “l’orgoglio di appartenere ad una comunità di rara forza e bellezza”.

I provvedimenti economici e il ruolo dell’Ue

Sul piano economico il premier già ieri aveva dato una prima certezza sul decreto aprile: “il provvedimento conterrà l’estensione del golden power a scudo degli asset del Paese”.

Sarà un provvedimento corposo, per imprese e cittadini, su credito e liquidità.

“Con il nuovo intervento normativo che confidiamo di pervenire a uno strumento complessivo altrettanto significativo” rispetto al decreto di marzo, assicura Conte prevedendo “non meno di 25 miliardi” per il provvedimento.

Resta il tema di dove reperirli. Il pressing perché una buona parte delle risorse venga dal fondo Salva-Stati europeo – senza condizionalità – è forte. In caso contrario l’Italia rischia di fare almeno un altro punto di deficit.
“Lavoriamo a strumenti di debito comune dell’eurozona”, ha detto ieri Conte.

E oggi ha aggiunto che “L’Italia è favorevole allo strumento dei Covid-bond”, sottolineando di non apprezzare la terminologia “coronabond”.

“Preferirei chiamarli European Recovery bond”.

Mattarella firma il decreto, in vigore da oggi

Intanto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato ieri a tarda sera il decreto del governo che contiene le nuove misure ristrettive per fronteggiare l’emergenza coronavirus.

Il decreto approvato martedì dal Consiglio dei ministri sulle misure restrittive è stato poi subito pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed è entrato quindi in vigore a partire dalle 00:01 di oggi, 26 marzo.

Tutte le misure del lockdown dalla A alla Zeta

LA DURATA: Il decreto prevede che le misure anti coronavirus possano essere prorogate fino al 31 luglio. Ma attenzione, ha spiegato il premier Giuseppe Conte, questo non vuol dire che si preveda un’emergenza così lunga. Si tratta di un ventaglio temporale lungo che serve a garanzia. Deriva dalla durata dello stato di emergenza, dichiarato in via precauzione per sei mesi, il 31 gennaio.

LE MULTE: Salgono da 400 a 3 mila euro. E’ previsto anche il carcere da a uno a cinque anni per i contagiati che non rispettano la quarantena. Oltre all’aumento delle somme, il capitolo multe prevede che raddoppino per i recidivi e che aumentino di un terzo per chi venga trovato a circolare in auto senza ragione. Una volta superata l’emergenza, i negozi che restano aperti nonostante i divieti potranno essere costretti a chiudere da 5 a 30 giorni.

GLI AMBITI: Il decreto richiama tutti gli ambiti su cui le Autorità possono agire per contenere il coronavirus. Molti dei territori d’azione non suonano come nuovi. C’è la possibilità di limitare la circolazione delle persone, di chiudere strade, parchi, aree gioco, ville e giardini pubblici, c’è il divieto di allontanarsi dal comune, dalla provincia o dalla Regione.

LE PRECAUZIONI SANITARIE: Sono perlopiù quelle note, la quarantena per chi abbia avuto contatti stretti con contagiati, il divieto assoluto di uscire di casa per i positivi, lo stop alle riunioni, agli assembramenti, alle riunioni. C’è la sospensione di qualsiasi evento religioso, sportivo e culturale, con il divieto di celebrare cerimonie religiose, la limitazione dell’ingresso nelle chiese, la chiusura di cinema, teatri, discoteche, sale bingo, palestre, centri sportivi, piscine. Anche le attività sportive all’aperto potranno essere limitate, così come i trasporti pubblici e, come già avvenuto, le scuole e le università.

LE COMPETENZE: Questi gli ambiti di azione. Il decreto intende poi disegnare i confini di chi può disporre questo tipo di limitazioni. Il primo a poterlo fare è ovviamente l’Esecutivo, che ha il compito di gestire il complesso degli interventi. Ci sono però Regioni che hanno esigenze specifiche, come la Lombardia o il Veneto. Sulla definizione di chi può fare cosa si sta giocando la partita più delicata. Anche in giornata c’è stata una riunione in videoconferenza tra il Governo e le Regioni. L’impostazione di base prevede che i governatori possano adottare misure più severe di quelle disposte a livello nazionale, ma solo negli ambiti di loro competenza e, comunque, con un coordinamento del governo.

PARLAMENTO: Resta poi l’aspetto istituzionale. Più volte le opposizioni hanno criticato il fatto che il governo stia andando avanti a suon di decreti senza coinvolgere il Parlamento. ”Con questo decreto legge – ha spiegato il premier Conte – abbiamo regolamentato più puntualmente e in modo più trasparente i rapporti tra l’attività del governo e del Parlamento. Prevediamo che ogni iniziativa venga trasmessa ai presidenti delle Camere e che io vada a riferire ogni 15 giorni”.

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